La salute si decide a tavola: vince la dieta mediterranea

La salute si decide a tavola: vince la dieta mediterranea
di Leda CESARI
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Domenica 21 Novembre 2021, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:04

Frutta, verdure, pesce, legumi, cereali, integrali, possibilmente arricchiti dalle proprietà benefiche dell'olio d'oliva, sono i principali alleati nella prevenzione di una serie di malattie - da quelle metaboliche a quelle oncologiche - ma anche nel rendere l'organismo più resistente perfino al Covid-19. Questo perché il microbiota - l'insieme di microorganismi che popolano il nostro intestino con presenze superiori ai centomila miliardi di esemplari - è estremamente sensibile a ciò che mangiamo. E si avvantaggia molto, nelle sue performance funzionali, dei cibi compresi nell'ormai celebratissima dieta mediterranea, ricca di fibre e povera di grassi animali.

L'importanza del microbiota


Una prevalente presenza di Lactobacilli, Bifidobacteri, Eubatteri, Prevotella, ma anche Faecalibacterium prausnitzii e Roseburia, batteri questi ultimi strettamente associati alla prevenzione dell'obesità e al miglioramento dei livelli di colesterolo e trigliceridi, un abbassamento dei livelli di Clostridi, capaci di provocare infiammazione nell'organismo, e una maggiore disponibilità di acidi grassi polinsaturi: questi i benefici di un microbiota amico della nostra salute, come attesta la letteratura scientifica più recente anche sul tema Sars-CoV-2.

Nel Covid-19, infatti, è stata sostanzialmente confermata l'esistenza di squilibri significativi nella composizione del microbiota prelevato da pazienti infettati dal virus, con un importante incremento di microrganismi patogeni e contemporaneo depauperamento di batteri benefici: livello di squilibrio risultato, tra l'altro, direttamente proporzionale alla severità della malattia da Covid-19, a sottolineare l'importanza del microbiota intestinale sulla modulazione funzionale del sistema immunitario.


E se oggi non è ancora sufficientemente chiaro il nesso temporale tra disbiosi e Covid - chi dei due venga prima dell'altro - è però acclarata l'importanza dei batteri intestinali nella regolazione di diversi processi metabolici dell'uomo. «La dieta mediterranea si conferma la chiave della nostra salute», spiega l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata, che ieri ha partecipato a Firenze alla Leopolda come speaker sull'argomento Dieta mediterranea e agricoltura trasformativa per far ripartire il Paese, insieme a Nicola Caputo, assessore alle politiche agricole della Regione Campania, e Germana Di Falco, esperta presso il Dipartimento Politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.


Quarantatré i tavoli tecnici programmati per quest'undicesima edizione del pensatoio ideato nel 2010 da Matteo Renzi, tra cui appunto quello sul futuro dell'agricoltura, collegato non solo al tema dell'alimentazione come mezzo per prevenire tante e diverse malattie, ma anche alla medicina di precisione, strumento sempre più presente nell'attualità scientifica. «La necessità è quella di ribadire con la forza delle evidenze come una precisione applicata oramai alla medicina non possa non coinvolgere anche l'agricoltura - prosegue Minelli - nel momento in cui gli obiettivi di quest'ultima diventano, com'è giusto che sia, la conoscenza della tipologia e dei contenuti degli alimenti per una dieta composita e integrata.

Questo implica attenzione alle diverse esigenze da zona a zona di uno stesso territorio come acquisizione tecnologica che si fa forza della ricerca».


Uno degli obiettivi di questa ricerca, che verrà presentata anche a Dubai ai primi di dicembre e che già negli anni passati era stata avviata proprio da Minelli e dal suo gruppo, sarà la creazione di prodotti agroalimentari tipici delle regioni mediterranee a basso contenuto di nichel e altri metalli - oltre che di probiotici e prebiotici di nuova generazione - con produzione legata a nuove metodologie di produzione e trasformazione, «al fine di renderli tollerabili e dunque consumabili da numeri sempre più crescenti di pazienti affetti da malattie infiammatorie da alimenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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