Ristoranti e alberghi Crolla di 707 milioni il fatturato pugliese

Ristoranti e alberghi Crolla di 707 milioni il fatturato pugliese
di Rita DE BERNART
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Sabato 4 Aprile 2020, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 16:35
Il lockdown disposto per il contenimento della pandemia di Covid 19 potrebbe costare in Puglia per il 2020 un crollo del fatturato pari a meno 707 milioni di euro per ristorazione e ricettività. Le stime vengono da uno studio dell'Osservatorio sui bilanci delle Srl, pubblicato dal Consiglio e dalla fondazione nazionale dei commercialisti, che tiene conto del blocco delle attività nei mesi di marzo e aprile e della graduale ripresa nei mesi successivi.

Nel dettaglio si parla di imprese che si occupano di alloggio per cui si prevede una perdita di 288.611 milioni di euro e di ristorazione che potrebbero registrare un ammanco di meno 418.570 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Il settore turistico, con i principali comparti rappresentati appunto da strutture ricettive e ristoranti, è stato completamente travolto dal terremoto del Covid 19 che ha paralizzato le attività; ed è anche quello che si ipotizza ripartirà per ultimo rispetto agli altri sistemi produttivi considerato che le restrizioni precauzionali riguardanti il distanziamento sociale e la mobilità nazionale ed internazionale dureranno presumibilmente anche dopo l'appiattimento della curva dei contagi e la fine della quarantena.
Secondo la ricerca in Italia il fatturato del comparto calerà di -16,7miliardi di euro pari al -44,1% dei ricavi del 2019. In particolare, il segmento della ricettività alberghiera è colpito da una perdita di 7,7 miliardi di euro, pari a -54%, mentre il settore della ristorazione da una contrazione di 8,3 miliardi di euro pari a -37%. A livello regionale la più colpita è la Lombardia con un calo di 3,5 miliardi di euro, seguita dal Lazio con -2,7 miliardi di euro e dal Veneto con -1,6 miliardi di euro. L'impatto è specificato nel report- è dovuto sia al calo della domanda che ha colpito il settore ancora prima che scattasse l'emergenza in Italia, sia al blocco delle attività imposto per decreto, al fine di fronteggiare l'emergenza sanitaria.
Ben prima dello scoppio della pandemia e delle graduali misure restrittive iniziate con una limitazione dei viaggi, e della capienza e degli orari e culminate poi con il decreto dell'otto marzo con il blocco totale delle attività di ristorazione e i divieti di spostamento, la paura diffusa del contagio guardando la Cina ha rallentato l'andamento di molte attività. In tanti hanno preferito evitare luoghi affollati e locali pubblici. Una crisi improvvisa per un settore in crescita che nel 2018 in Italia, aveva registrato un aumento degli addetti e dei ricavi rispettivamente del +5,9% e del +5,7% rispetto al 2017 e con una tendenza positiva nell'ultimo periodo. La stima dei danni potenziali causati dal Covid 19 è stata condotta su un campione di società Srl che hanno presentato almeno un bilancio nell'ultimo triennio disponibile ovvero 2016-2018. In totale 72.748 società (53.145 operanti nel settore della ristorazione e 19.063 operanti nel settore ricettivo) alle quali è imputabile un volume complessivo di ricavi pari a 37,8 miliardi di euro nel 2019. Numeri allarmanti a cui si aggiungono quelli relativi a circa 328 mila imprese di altra natura, tra cui circa 160 mila ditte individuali e 90 mila società di persone oltre a quasi 3 mila cooperative. Per giungere ai risultati presentati sono state condotte analisi separate sull'impatto della crisi provocata dall'epidemia da coronavirus per le Srl del comparto alloggio e per quelle del comparto ristorazione.
Nelle ipotesi e nella tesi si è tenuto conto di fattori specifici; la forte stagionalità dell'attività produttiva per la ricettività con l'utilizzo dei dati Istat sui flussi turistici 2019 stagionalizzati per trimestre; il blocco delle attività nei mesi di marzo e aprile e la graduale ripresa dell'attività nei mesi successivi. Le ipotesi impiegate hanno previsto inoltre cali di attività sin dal mese di gennaio 2020. Mentre , in particolare per il settore della ristorazione, si è tenuto conto anche della potenziale attività in continuità anche nei mesi di lockdown (ad esempio per cibi da asporto o per particolari servizi di catering e mense), e, in ogni caso, per entrambi di una non completa ripresa dell'attività produttiva fino a dicembre 2020.
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