Ripresa post-Covid ma l'industria pugliese vacilla: in Regione 49 tavoli di crisi aperti

Ripresa post-Covid ma l'industria pugliese vacilla: in Regione 49 tavoli di crisi aperti
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 8 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:23

La ripresa è intensa e il supporto che il Pnrr potrebbe garantire lascia sperare anche il Sud a caccia di competenze ad hoc. Ma, intanto, in Puglia l’industria vacilla, facendo temere un effetto inverso che l’inflazione cavalcante sta già accomodando. Al netto di nuovi eventuali contraccolpi epidemici, le premesse economiche generali per il 2022 sono promettenti, ma la crescita non è omogenea. Svimez rileva che il Nord sta recuperando la distanza dal Sud leggermente ridotta dalla pandemia. Ma, forte anche del rimbalzo innescato dagli incentivi per le costruzioni, pure il Mezzogiorno respira all’alba della sua attesa consacrazione, ovvero la spesa dei fondi del Pnrr - 20 miliardi di euro in arrivo -, sul quale ancora oggi vige l’interrogativo più grande nel Paese, dovuto alla scarsa dotazione tecnica delle amministrazioni meridionali che dovranno investire le risorse: gap che imminenti assunzioni puntano a colmare. Ancorché il “nuovo”, è, tuttavia, l’esistente a far riflettere, ovvero la performance degli asset che attualmente trainano l’economia pugliese. Assorbendo il 16% degli occupati, l’industria è tra questi, ma oggi è talmente in sofferenza da indurre a chiedersi: che all’atto di investimento delle ingenti risorse del Pnrr si rischi il controproducente effetto del disinvestimento che in molte aree del territorio sta già avendo corso, con gravi conseguenze sociali? 

Acciao e aerospazio: "l'orizzonte" lontano di Taranto


Acciaio e aerospazio segnano un orizzonte, oggi, davvero poco visibile per Taranto. In nome della riorganizzazione aziendale, Leonardo ha annunciato il ritorno della cassa integrazione dal 3 gennaio per 3.443 dipendenti tra Puglia e Campania (1.049 a Grottaglie e 790 a Foggia) scatenando la protesta romana dell’altro ieri: «Ma abbiamo in corso un’interlocuzione con l’azienda e confido che gli esiti della stessa potrebbero favorevolmente incidere sulla trattativa con i sindacati sulla cassa. L’oggetto è la gestione delle ore di “vuoto lavoro” attraverso varie misure e strumenti, alternativi alla cassa integrazione, tra cui la mobilità infragruppo dei lavoratori». Parole del presidente della Task force regionale, Leo Caroli, che, sul suo tavolo conta 49 vertenze aperte non solo nell’industria. Interpellato, cita subito il confronto di lunedì a Roma con Acciaierie d’Italia (ex Ilva), dov’è in ballo il futuro di 8.100 operai, di cui 2mila in cassa ordinaria: «Attendiamo la presentazione del piano industriale: sarà quello della decarbonizzazione e dell’idrogeno? Stavolta - dice - siamo più fiduciosi perché l’azienda ha nel governo il suo socio. E auspichiamo soluzioni anche per i 1500 operai in Cigs in capo all’amministrazione straordinaria ex Ilva».

Più di 120 sono, invece, gli addetti della Tessitura Albini di Mottola in cigs, per i quali - riferisce il manager - ci sono 3 manifestazioni d’interesse.

Nel Barese sotto pressione l’automotive con Bosch

Nel Barese, sotto pressione è l’automotive con Bosch e 1600 dipendenti in attesa di un piano industriale che garantisca stabilità. Ribolle, però, anche il settore del mobile con Natuzzi (2.192 dipendenti e 600 esuberi per il 90% in Puglia): «Il governo dovrà reperire fonti di finanziamento entro il 31 per alimentare il nuovo Contratto di sviluppo da oltre 30 milioni di euro, al quale, tramite accordo di programma, la Regione contribuirà con 10 milioni: nei prossimi giorni saremo al Mise per il verdetto», aggiunge Caroli. C’è da salvaguardare anche il posto dei 92 addetti di Brsi (informatica). Il 13 novembre l’azienda ha comunicato ai dipendenti di Bitritto la necessità di un loro trasferimento nella sede legale di Catania. Baritech (ex Osram) attende, invece, che il governo batta un colpo o che i potenziali acquirenti facciano un passo avanti, giacchè il 22 dicembre i 156 addetti - che hanno partecipato alla riconversione (dalla produzione di lampadine a quella di meltblown per le mascherine) - completeranno l’esecuzione della commessa della Protezione civile (unico committente). Ci sarebbe la manifestazione d’interesse di una multinazionale turca dell’automotive: «Ma - conferma Caroli - si sono fatte avanti anche due aziende pugliesi: una dell’automotive e l’altra del settore dell’igiene e sanitari, che utilizza il meltblown». Nuovi incontri ad horas. Come per Alcar Industrie: la bergamasca Aim srl (100% Ovv spa) - che a luglio rilevò l’azienda salentina all’asta - il 17 novembre ha dichiarato 202 addetti in esubero sui complessivi 383, disponibile ad assumerne solo 191 (127 a Lecce e 64 a Vaie, nel Torinese). Il primo confronto del 2 al Mise (senza la presenza del ministero) si è interrotto presto perché l’azienda non ha inteso condividere percorsi di salvaguardia dei lavoratori dichiarati in esubero. Ragion per cui i sindacati chiedono l’intervento di Governo e Regione, nonché la proroga del termine di 30 giorni entro cui siglare l’accordo sindacale funzionale alla definizione dell’acquisizione. E la Task force si dice pronta ad attivarsi mentre, sul fronte brindisino degli 81 dipendenti di Dcm (aeronautica), ammette d’essere in difficoltà: «Trattative interrotte dopo l’avvio di un contenzioso da parte di un corposo gruppo di lavoratori e anche il piano che stavamo elaborando al tavolo con l’azienda è saltato. Ci auguriamo - l’appello di Caroli - che azienda e lavoratori vogliano fare un passo indietro».
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