Dal pane alle bollette: quanto è aumentato il costo della vita? Ecco lo studio

Dal pane alle bollette: quanto è aumentato il costo della vita? Ecco lo studio
di Pierangelo TEMPESTA
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:07

Prezzi mai così alti da quarant’anni a questa parte. A certificarlo è l’Istat, che nel rendere noti le stime preliminari del mese di ottobre e di dati del mese di settembre, afferma che è necessario risalire al mese di giugno del 1983 per trovare una aumento dei prezzi del carrello della spesa su base annua superiore a quello di ottobre 2022. Un crescendo che riguarda non solo le forniture energetiche, ma anche beni di consumo e qualsiasi tipo di servizio, essenziale o meno. Sostanziale, per la Puglia come per tutta l’Italia, l’aumento dei costi energetici, ma anche quelli riguardanti i prodotti alimentari e il carburante. Gli indici Istat presi in esame riguardano, in particolare, i prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Ci si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente, operaio o impiegato. 
Dodici gli indicatori presi in esame. La situazione più grave, come è facile intuire, è quella riguardante i costi sostenuti per le abitazioni e le forniture di acqua, elettricità, gas e altri combustibili: in Puglia si registra una variazione su base annua del 34,7 per cento, in lieve aumento rispetto al mese di agosto. C’è poi il capitolo riguardante i generi alimentari di largo consumo (pane, carne, formaggi, pasta, insaccati, prodotti surgelati) e le bevande analcoliche, dove l’Istat certifica una variazione di 11,2 punti percentuali, in aumento di ben due punti rispetto al mese di agosto. 

Le altre voci di spesa

Stabili, ma sempre alti, i costi legati ai trasporti, primo fra tutti quello per il carburante: qui la variazione è dell’8,4 per cento, quasi in linea (anzi, lievemente inferiore) rispetto ad agosto. Si registra una variazione del 7,4 per cento, poi, per i servizi ricettivi e di ristorazione: anche questo è un indice in aumento rispetto alla rilevazione precedente, per cui trascorrere una sera a cena fuori, in pizzeria o al ristorante, è sempre più costoso per le finanze familiari. In aumento anche il dato relativo agli articoli e ai servizi per la casa: la variazione rilevata è del 4 per cento, un punto in più rispetto ad agosto. 
È peggiorato, ma di poco, anche il dato riguardante abbigliamento e calzature (la variazione è di 2,3 punti percentuali), mentre si registra un lieve miglioramento nel settore delle bevande alcoliche e dei tabacchi, dove la variazione è dell’1,5 per cento, di poco inferiore a quella di agosto. È dell’1,2 per cento, poi, la variazione dei prezzi nel settore della cultura, dello spettacolo e dell’intrattenimento in genere, mentre non si rilevano particolari variazioni per quanto riguarda le spese per la salute e i costi dei servizi sanitari.

I dati Istat, infine, fanno emergere alcune situazioni con variazioni in negativo: si tratta dei settori dell’istruzione, dove lo scarto è del -1,2 per cento (dato in linea con i quattro mesi precedenti) e della comunicazione, che fa registrare un indice negativo del -0,3 per cento. Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di ottobre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 3,5 per cento su base mensile e dell’11,9 per cento su base annua (dal +8,9 per cento del mese precedente). 

La forte accelerazione dell’inflazione su base tendenziale - spiega l’Istituto Nazionale di Statistica - si deve soprattutto ai prezzi dei beni energetici, la cui crescita passa da +44,5 per cento di settembre a +73,2 per cento, e in misura minore ai prezzi dei beni alimentari (da +11,4 per cento a +13,1 per cento). Rallentano invece i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,7 per cento di settembre a +5,1 per cento di ottobre). «Sono per lo più i beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre 2022, con i prezzi dei beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) che continuano anch’essi ad accelerare, in un quadro di tensioni inflazionistiche che attraversano quasi tutti i comparti merceologici; frenano solo i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona». È necessario, come si diceva, risalire a giugno 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +13 per cento) per trovare una crescita dei prezzi su base annua superiore a quella del mese appena trascorso. Al mese di marzo del 1984, invece, risale l’ultimo incremento del Nic paragonabile a quello di ottobre 2022: anche allora, l’indicatore aveva toccato quota 11,9 per cento.

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