Rincari in bolletta, cresce la rivolta. «Gli aumenti pesano anche sulle imprese già a rischio chiusura per la crisi»

Rincari in bolletta, cresce la rivolta. «Gli aumenti pesano anche sulle imprese già a rischio chiusura per la crisi»
di Maria Claudia MINERVA
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Venerdì 17 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11:40

La stangata d’autunno annuncia con l’aumento del costo dell’energia del 40% si abbatterà, ancor prima che sui consumatori, sulle imprese pugliesi della distribuzione commerciale, della ristorazione, dell’agricoltura e del turismo. A lanciare l’allarme è Confcommercio Puglia, alla luce della preannunciata crescita del costo dell’energia per le imprese a partire dal prossimo ottobre. «Una prospettiva che ci vede fortemente preoccupati - afferma il direttore Giuseppe Chiarelli -. Il rischio è quello di un vero e proprio salasso per le imprese. Bisogna intervenire ad ogni livello per non azzoppare la ripresa». 
L’aumento del costo dell’energia, se non ci fossero interventi correttivi, costerebbe molto caro al settore terziario pugliese: un ristoratore, giusto per fare un esempio, potrebbe vedere la bolletta elettrica salire vertiginosamente, così pure un albergo. «Il tema dell’energia è a tutti gli effetti, fondamentale - sottolinea Chiarelli - perché rientra tra i costi incomprimibili che incidono in maniera determinante sull’attività dell’impresa, con ricadute anche per il consumatore finale. Rilanciamo quindi l’appello della nostra Confederazione per intervenire sugli oneri di sistema che gravano sulla bolletta delle imprese, perché sappiamo tutti che la bolletta non è fatta solo di energia, che sul totale può incidere del 50%, ma di altre tasse, a cominciare dall’Iva. È chiaro che l’aumento si riverberi sui costi delle imprese commerciali, perché l’impatto fungerà da moltiplicatore, nel senso che ogni fase produttiva avrà il proprio incremento di prezzi, all’ingrosso come al dettaglio. Auspichiamo - conclude Chiarelli - una riduzione delle imposte sull’elettricità. Non dimentichiamo che già l’aumento del costo delle materie prime ha portato l’inflazione a crescere del 2%. Migliaia di imprese si stanno rialzando a fatica da una crisi senza precedenti, non possiamo permetterci nessun passo indietro».

Il carrello della spesa

All’accelerazione tendenziale dell’inflazione, che si deve prevalentemente a quella dei prezzi dei beni energetici, contribuiscono anche i prezzi degli alimentari lavorati (che accelerano da +0,2% a +0,8%), quelli degli alimentari non lavorati (che invertono la tendenza da -0,2% a +0,8%), determinando così il ritorno alla crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa, per la prima volta da febbraio scorso: i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona segnano un +0,8% dalla variazione tendenziale nulla di luglio e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano da +2% a +2,5%, dice l’Istat, che sottolinea come nel secondo trimestre del 2021 il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato del 2,7% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% nei confronti del secondo trimestre del 2020.

I rischi per le imprese

«Quando si verificano questi aumenti è normale che non tutto va a finire sul consumatore finale, perché la crescita dei prezzi, in questo caso quella d’energia, viene avvertita anche dai commercianti - afferma il coordinatore cittadino di Confesercenti Lecce, Roberto Petrelli -.

Non solo. Dobbiamo anche tener presente che un commerciante, che sta già facendo i salti mortali per mantenere la sua attività, ora che sta ricominciando a lavorare un po’, non può permettersi il lusso di caricare tutto l’aumento sui prodotti, per cui una parte rimane sul suo groppone, aggravando inevitabilmente la sua situazione economica, anche se si dice che il Pil sta aumentano e che le vendita stanno crescendo. Bisogna sempre tener conto che siamo in estate, un periodo in cui la gente esce e spende, però ora che arriva l’autunno, gli aumenti e il fermo delle vendite, come di solito accade, comporterà gravi conseguenze. Le piccole imprese che finora hanno resistito, tentando di riprendersi, sebbene non si potrà più raggiungere il volume d’affare pre-Covid, a meno che non riusciamo ad uscirne definitivamente, ora si vedranno di nuovo nello sconforto e tra spese aumentate e personale da mantenere qualcuno, alla fine, potrebbe anche decidere di chiudere. Purtroppo, il commercio vive di marginalità, se non c’è non si può andare avanti».

I correttivi del governo


Il governo intanto è alla ricerca di un rimedio. Per contenere l’aumento si sta anche ipotizzando un intervento da 3 miliardi, che servirebbe però a ridurre solo in parte - intorno alla metà - il rincaro previsto per l’elettricità. 

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