Ridefinizione dei corridoi europei: un'occasione per Taranto con nuove risorse e infrastrutture

Ridefinizione dei corridoi europei: un'occasione per Taranto con nuove risorse e infrastrutture
Ridefinizione dei corridoi europei: un'occasione per Taranto con nuove risorse e infrastrutture
di Alessio PIGNATELLI
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Mercoledì 15 Settembre 2021, 05:00

L’oggetto dell’incontro odierno - non certo il primo, il confronto è in corso da tempo - ha un tema ostico: la revisione della mappa Ten-T. Tradotto: si dovranno stabilire i nuovi corridoi europei in Italia e quindi quali territori e infrastrutture potranno godere di una serie di agevolazioni. Finanziamenti, priorità nei bandi, risorse per i trasporti tanto per fare degli esempi. I tecnici del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità e la delegazione della Commissione europea si siederanno al tavolo per analizzare le proposte italiane. Che, inevitabilmente, rischiano di scontentare una parte della Puglia, Brindisi e Lecce in primis. Entrambe, infatti, potrebbero essere tagliate fuori da un corridoio adriatico che invece includerà Bari e Taranto.

Occasione ghiotta

Entro novembre, si dovrà stabilire quali territori far rientrare nelle reti che costituiscono un insieme di infrastrutture lineari (ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti). Per semplificare ulteriormente: rientrare in questi corridoi equivale ad accedere molto più facilmente a finanziamenti europei. E quindi nuove opere e infrastrutture. Insomma, l’occasione è ghiotta. Prima di capire come e perché la Puglia è direttamente interessata, occorre fare una premessa. Come anche spiegato nel Def 2021 (documento economia e finanza, “allegato infrastrutture”) la politica europea delle infrastrutture di trasporto è incentrata su una pianificazione di lungo periodo per il perseguimento di uno spazio europeo unico dei trasporti. Ma una novità ha scombussolato il quadro del Vecchio Continente: a seguito dei mutamenti connessi all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, Consiglio e Parlamento europei hanno convenuto che la revisione degli orientamenti Ten-T fosse anticipata al 2021 anziché nel 2023. Ed ecco spiegato questo grande fermento che dovrà determinare dei cambiamenti nella mappa che comporta l’ingresso nel gotha delle infrastrutture europee.

Ma quali sono le proposte dell’Italia a Bruxelles? E qui è ancora il Def che dà una traccia precisa. Si propone “l’inclusione del tratto mancante della dorsale Adriatica (tratta Ancona-Foggia), stradale e ferroviaria, nella rete di rango Core, con l’obiettivo di lungo termine di prolungare il Corridoio Baltico-Adriatico lungo l’asse adriatico fino al nodo di Bari, su cui i volumi di traffico passeggeri e merci sono in continua crescita, consentendo, così, di completare la rete centrale Ten-T con un vero e proprio anello mancante, sia ferroviario che stradale, per rafforzare la competitività dell’Europa e in particolare della Regione Adriatico Ionica, anche in ottica di rafforzamento dei collegamenti marittimi orizzontali con l’area balcanica”.

Una nuova carta per Taranto

Sostanzialmente, sarebbe allungata a sud di Ancona la dorsale adriatica con la linea Ancona-Foggia che aggancerebbe la Bari-Taranto completando l’intero percorso. Una soluzione auspicata da anni dal presidente dell’Authority del Mar Ionio, Sergio Prete che spiega: «I porti sono incardinati nei corridoi europei.

Le cosiddette reti Ten-T sono di due tipi: quella principale, la core e poi quella comprehensive. All’interno delle reti core ci sono i porti core ritenuti più strategici. I porti core italiani sono 14, poi c’è Civitavecchia che sicuramente rientrerà dopo la revisione. Taranto è già tra i porti core, la novità è il riconoscimento della dorsale adriatica che prima era estranea ai corridoi europei. Da Ancona in su, era tutto escluso. Adesso la novità principale è che il corridoio ferroviario adriatico arriverà fino a Bari con il prolungamento fino a Taranto. Taranto rientrerà quindi in due corridoi».

Il porto jonico, infatti, è già il nodo finale del terminal ferroviario/stradale del corridoio Scandinavo-Mediterraneo. Ma questo adriatico è considerato un ingresso più logico e coerente che consentirà di intercettare i finanziamenti e la funzione intermodale sarà valorizzata molto di più. Rovescio della medaglia: non si citano Brindisi e Lecce nelle interlocuzioni governo-commissione. Per quanto riguarda i porti, si propone Civitavecchia come scalo “core”. E, a proposito di esclusioni, ce n’è un’altra che ha fatto storcere la bocca in materia aeroportuale. Nel Def 2020 si proponevano cinque scali da integrare nella rete centrale: Firenze, Bari, Catania, Lamezia Terme e Pisa. Nel documento del 2021, ne è sopravvissuta solo una: si chiede “l’inclusione dell’aeroporto di Catania nella rete di rango Core”.

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