Ricoverati per altre malattie ma positivi al Covid: negli ospedali asintomatico un paziente su tre

Ricoverati per altre malattie ma positivi al Covid: negli ospedali asintomatico un paziente su tre
di Paola COLACI
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:59

Meno contagi tra i pugliesi, più posti letto occupati negli ospedali. Ma nei reparti ora cresce il numero dei “pazienti-centauro”: uno su tre è ricoverato per altre patologie ma risulta positivo al Covid. L’appello di medici ed esperti: «Assistenza da riprogrammare». Ed è nuova allerta per il sistema sanitario. 

Terapie intensive occupate al 10%: Puglia verso la zona gialla

Intanto sul fronte dei contagi nelle ultime 24 ore il Covid sembra aver concesso una “tregua”. Dopo il picco dei 7.287 casi rilevati lo scorso martedì, nella giornata di ieri il bollettino epidemiologico regionale ha fatto registrare poco meno della metà di nuovi positivi: 3.993 contagi a fronte di 86.037 test processati. Dimezzato, dunque, anche l’indice di positività che si è attestato al 4,64%. Martedì lo stesso indice era salito a 8,35%. Ma il superamento delle soglie limite di occupazione nei reparti di area medica e nelle terapie intensive di fatto continua a spingere la regione verso la zona gialla. Cambio di fascia che dovrebbe concretizzarsi già dal prossimo lunedì.

Del resto dallo scorso 8 gennaio la percentuale di occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid nei reparti di area non critica ha superato la soglia limite del 15%. Dato che ieri si attestato al 17%. Secondo quanto rilevato dal monitoraggio di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), inoltre, anche le percentuali di occupazione dei posti letto in terapia intensiva hanno raggiunto la soglia critica del 10%. La decisione di ufficializzare o meno il passaggio di fascia per la regione, in ogni caso, spetta al ministro della Salute Roberto Speranza a mezzo ordinanza. 

Ricoveri in ospedale per altre malattie ma un paziente su tre è positivo asintomatico

Nelle strutture sanitarie, intanto, i riflettori sono puntati sui “pazienti centauro”. Si tratta di soggetti ricoverati per curare patologie differenti dal Covid ma che in fase di pre-ricovero o degenza sono poi risultati positivi al tampone. In media uno su tre. E 50 sul totale di 150 tra i ricoverati al Policlinico di Bari. A “scovarli” il monitoraggio della Fiaso (Federazione delle aziende sanitarie ospedaliere) condotto su 6 ospedali-sentinella in tutta Italia. 
L’indagine non lascia spazio a dubbi: su base nazionale il 34% dei pazienti positivi ricoverati non è malato Covid ma richiede assistenza sanitaria per altre patologie. Spesso si tratta di traumi, infarti, emorragie, scompensi e tumori. Al momento del tampone pre-ricovero o durante la degenza, tuttavia, uno su tre risulta positivo al Sars-Cov-2 e deve essere trasferito nelle aree Covid. A essere oggetto di analisi 550 ricoverati negli ospedali di Brescia, Genova, Bologna, Roma, Avellino e Bari. La rilevazione è stata effettuata il 5 gennaio: dei 550 pazienti monitorati, 363 (il 66%) risultavano ospedalizzati con diagnosi da infezione polmonare. Mentre 187 (il 34%) non manifestavano segni clinici, radiografici e laboratoristici di interessamento polmonare. In altre parole, erano stati ricoverati non per il virus ma con il virus. Nella maggior parte dei casi si è trattato di pazienti arrivati in ospedale o al pronto soccorso per altri problemi e che, al momento del ricovero che prevede il tampone, sono stati trovati portatori dell’infezione ma senza sintomi di malattia.

L'allerta dei sanitari: «Va riprogrammata l'assistenza»

Casi isolati o coincidenze? Tutt’altro, secondo il presidente di Fiaso Giovanni Migliore. Anzi. «Ci aspettiamo di dover far fronte a un numero sempre più ampio, vista l’ampia circolazione e l’elevata contagiosità del virus, dei ricoveri per patologie non Covid in pazienti che, però, hanno l’infezione – ha chiarito nelle scorse ore Migliore - Va riprogrammata l’idea dell’assistenza creando non solo reparti Covid e no Covid, ma è necessario realizzare nuove strutture polispecialistiche nelle quali sia garantita l’assistenza specialistica cardiologica, neurologica, ortopedica in pazienti che possono presentare l’infezione da Sars-Cov-2». 
Stessa necessità rimarcata nei giorni scorsi dall’ex assessore regionale alla Sanità, Pier Luigi Lopalco: «Già prima dell’estate avevo provato a suggerire un cambio di strategia per una vera convivenza con il virus nei nostri ospedali». L’idea dell’allora assessore regionale era quella di preparare, «aree ad hoc dedicate ai contagiati da Sars-Cov2 anche nei reparti non-Covid, perché i portatori saranno sempre più numerosi e supereranno di gran lunga i malati». E sul punto concorda anche Silvio Tafuri, ordinario di Igiene dell’Università di Bari e coordinatore della control room Covid del Policlinico il quale ha partecipato allo studio. «Il paradigma assistenziale ora va ripensato: è indispensabile garantire un approccio multidisciplinare. Nei reparti è necessaria non solo la disponibilità di un infettivologo o di un internista ma anche del cardiologo, del diabetologo e del chirurgo». 
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