Ricoveri, fuga dalla sanità pugliese: 211 milioni di euro per pagare i viaggi della speranza. Il dossier

In Puglia ogni anno la mobilità sanitaria costa 211 milioni di euro
In Puglia ogni anno la mobilità sanitaria costa 211 milioni di euro
di Oronzo MARTUCCI
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Giovedì 25 Novembre 2021, 05:00

La Puglia è tra le regioni del Mezzogiorno con un saldo negativo tra i più elevati per la mobilità sanitaria, cioè la differenza tra costi dei ricoveri di pugliesi in strutture sanitarie fuori regione e le entrate collegate al ricovero in Puglia di cittadini provenienti da altre regioni. Non è una notizia nuova, ma sapere che nonostante tutti gli interventi collegati al rafforzamento dei servizi sanitari compiuti negli ultimi anni il saldo della mobilità sanitaria provochi un esborso di 211 milioni di euro, dà l’idea delle criticità esistenti e in qualche modo della scarsa fiducia che i pugliesi hanno verso le strutture ospedaliere e sanitarie del territorio.

Va però sottolineato che il punteggio relativo alla Puglia per quanto riguarda i “Livelli essenziali di assistenza” (Lea) è cresciuto significativamente negli ultimi anni.

La ricerca

Nella ricerca dal titolo “Viaggi della speranza, storie di genitori che si trasferiscono a Roma per salvare la vita dei figli”, che è anche il Primo Rapporto sull’emigrazione sanitaria in Italia realizzato da Iref (Istituto di Ricerche Educative e Formative) curato da Cristiano Caltabiano, vi è un capitolo dedicato alla Puglia. Alla realizzazione del rapporto hanno collaborato il brindisino Gianluca Budano. Luca Proietti (Università di Trento), David Recchia (Dipartimento studi e ricerche delle Acli), Ludovica Rubini (dottoranda in Scienze Sociali Applicate presso “La Sapienza” di Roma). Nel capitolo relativo alla Puglia si sottolinea che “è tra le regioni con i saldi negativi più elevati.

La Puglia mostra delle peculiarità e si presta a essere un caso d’approfondimento anche alla luce dei risultati della ricerca sul campo oggetto dei capitoli che seguono”.

“In conformità con la tendenza nazionale, il numero di pazienti pugliesi dimessi è diminuito notevolmente in termini assoluti negli anni, passando dai 960.000 ricoveri del 2000 ai 505.000 del 2018, un calo di quasi 50 punti percentuali. Il numero di ricoveri si mantiene stabile fino al 2010, anno di picco, a cui segue un’evidente diminuzione delle dimissioni (si osservi che la Puglia è soggetta a piano di rientro a partire dal 2010). La tendenza relativa alla mobilità sanitaria per la regione Puglia segue invece un diverso orientamento da quello nazionale che mostra un trend di costante decrescita. In termini assoluti, nel 2018 si ha un numero simile al 2000 di dimissioni di residenti pugliesi in altre regioni italiane: 57.900 contro 55.900 casi, sostanzialmente stabile. La prima conseguenza di questa situazione è il costo economico della mobilità passiva che nel 2018 ha pesato su conti sanitari della Regione per 211 milioni di euro. Peggio della Puglia hanno fatto solo Calabria, Campania, Basilicata e Abruzzo.

Dalla ricerca emerge poi che, “data la diminuzione di dimissioni totali, la quota di pazienti pugliesi in mobilità sia aumentata notevolmente da inizio secolo, passando dal 6% al 11,1%: circa una dimissione su dieci di residenti pugliesi avviene in una regione che non è la Puglia; nel 2000 ciò riguardava una dimissione su venti”.

Un appeal limitato

Qual è l’appeal sanitario della Puglia per i cittadini residenti fuori regione? Molto limitato, sempre stando ai dati elaborati del rapporto sulla mobilità sanitaria in Italia. “Per quanto riguarda la mobilità attiva, ovvero le dimissioni di pazienti non residenti nelle strutture della regione, se la quota si è mantenuta costante in questi decenni, si riporta tuttavia una diminuzione in termini assoluti da 39.800 a 21.900 dimissioni per questo periodo. Tra le principali regioni che si rivolgono al Servizio sanitario pugliese troviamo, stabilmente dal 2000, Campania, Basilicata e Calabria. Nei confronti di queste regioni limitrofe la Puglia mostra saldi positivi nelle dimissioni ospedaliere. Si tratta di un dato che identifica una centralità del sistema sanitario pugliese nell’area del Mezzogiorno”.

La situazione relativa alla mobilità sanitaria nelle province pugliesi presenta peculiarità. “Stando ai dati dell’Agenzia Regionale Strategica per la Salute e il Sociale Puglia in provincia di Foggia sembra esserci mobilità prevalentemente di prossimità, specialmente verso il Molise (12% del totale della mobilità passiva di questa provincia); simile discorso vale per le province di Bari e di Taranto e la Basilicata che riceve circa il 13% dei pazienti pugliesi che emigrano da queste province. Il dato a livello provinciale è essenziale per comprendere il fenomeno della mobilità sanitaria, entro il quale vanno distinte mobilità di corto raggio e di prossimità, meno gravose e non necessariamente sintomatiche di una difficoltà del Sistema sanitario, e mobilità di lungo raggio, per le quali è più appropriato riflettere sulle conseguenze sociali dello spostamento”, sottolinea ancora Caltabiano.

A tal proposito “una quota consistente dei pazienti di Bari (29%), Barletta-Andria-Trani (26%), Brindisi (28%), e Lecce (27%), ha scelto di farsi curare in Lombardia. Per Foggia (15%) e Taranto (24%) questa quota è inferiore. Consistente anche la mobilità verso altre regioni del Nord: Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Liguria e Toscana. Verso queste regioni si muovono il 30% dei residenti in provincia di Foggia, il 29% in provincia di Bari, il 31% nella provincia Barletta-Andria-Trani, il 41% nella provincia di Brindisi, il 42 % di Lecce e il 33% per Taranto”.

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