Quindici docenti universitari presentano ricorso al Tar per i fondi "scippati" al Sud

Quindici docenti universitari presentano ricorso al Tar per i fondi "scippati" al Sud
di Paola ANCORA
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Mercoledì 27 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:21

Il bando del ministero dell’Università per i progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale viola la legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) perché non prevede lo stanziamento del 40% delle risorse disponibili a favore del Mezzogiorno. Con questa motivazione quindici docenti delle università di Bari, di Napoli - la Federico II e la Vanvitelli - e de L’Aquila hanno impugnato quel bando davanti al Tar Lazio, chiedendone prima la sospensione e poi l’annullamento. Parliamo di un tesoretto da 742 milioni di euro complessivi destinato a “Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale” (Prin), ovvero quelli che più incisivamente di altri sono destinati a impattare sullo sviluppo del territorio e degli stessi atenei. 

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Il bando


Pubblicato all’inizio di febbraio, il bando Prin 2022 è cambiato tre volte in una settimana: prima è stata eliminata la “linea Sud” inizialmente prevista e coerente con le premesse dello stesso bando là dove precisano che i Prin sono finalizzati «a realizzare gli obiettivi del Pnrr»; poi dal piatto del Mezzogiorno sono “scomparsi” 78 milioni di euro, anch’essi inizialmente destinati agli atenei meridionali e poi svincolati. 
Dopo la protesta, serpeggiata fra i corridoi universitari e finita sui giornali, alcuni docenti - capofila di altrettanti progetti Prin - hanno deciso quindi di trasferire la battaglia in tribunale.

Si tratta dei professori Sandro Staiano, Giuliano Laccetti, Adriana Brancaccio, Luciano Brancaccio, Fabio Murena, Enrica Morlicchio, Gennaro Ferraiuolo, Francesca Galgano, Maria D’Arienzo, Francesca Marone per le Università partenopee; Gianfranco Viesti, Valeria Cirillo, Angelo Salento e Michele Carducci per le Università di Bari e del Salento; Pasquale Lelio Iapadre per l’ateneo abruzzese, tutti rappresentati dall’avvocato Andrea Abbamonte. In 14 pagine di ricorso smontano l’architettura del bando ministeriale e chiedono conto della mancata, preventiva ripartizione delle risorse, ribadendo come il Prin 2022 - a loro avviso - calpesti i principi della legge 108 del 2021 sul Pnrr con la quale il Parlamento ha stabilito che tutti gli investimenti ricadenti nell’ambito del Piano di ripresa debbano prevedere una riserva del 40% per le regioni meridionali. 

I progetti di ricerca


La battaglia legale riguarda, peraltro, solo una parte dei 1.800 milioni di euro che il Pnrr assegna ai Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale, con l’obiettivo ultimo di finanziare 5.350 progetti entro il 2025. Ma lo scopo dei docenti è quello di chiarire cosa sia accaduto, perché il bando sia stato modificato tre volte e, soprattutto, di restituire alle università del Mezzogiorno ciò che, ritengono, spetti loro. Tema, quest’ultimo, sollevato un mese fa anche da alcuni rettori i cui nomi, per il momento, non sono in calce al ricorso. 
«Il sistema dei bandi del Pnrr con riferimento al Mezzogiorno è un sistema fallimentare e non soltanto per i Prin - commenta Sandro Staiano, ordinario di Diritto costituzionale e direttore del Dipartimento di Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli -. L’avviso prescriveva il rispetto della quota del 40% dei finanziamenti e non avrebbe dovuto essere modificato. Dal ministero replicano sostenendo di doversi attenere al principio della libertà di scienza e che nei prossimi bandi reintrodurranno la suddivisione delle risorse: mi pare siano in imbarazzo. Se volessero correggere il tiro compensando la mancata attribuzione, noi saremmo ben lieti di ascoltare le soluzioni che vorranno prospettarci». Per Gianfranco Viesti, ordinario di Economia applicata all’Università “Aldo Moro” di Bari, «è importante che tutte le misure afferenti al Pnrr rispettino l’indirizzo di riequilibrio territoriale, come previsto da una legge dello Stato. Un atto regolamentare di un ministero non può in alcun modo sfuggire a questa regola. Va premiato il merito, certo, ma anche tenendo conto delle differenti condizioni strutturali dei territori: al Sud ci sono meno ricercatori under 40, ai quali è invece dedicata una linea privilegiata di finanziamento. Per i Prin vanno adottati gli stessi criteri che si utilizzano per gli asili o altri servizi essenziali, tenendo sempre a mente il riequilibro fra territori». Tenendo a mente il Sud.

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