Ricerca, la scommessa della Puglia. Uricchio: «Investire in giovani e territorio»

Ricerca, la scommessa della Puglia. Uricchio: «Investire in giovani e territorio»
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 16 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:58

L’Università fuori dalle aule. La ricerca di oggi, fortemente condizionata dal futuro, non può non tener presente i riflessi socio-economici dei propri prodotti nel tessuto cittadino. In questo risulta fondamentale l’approccio alla terza missione, cioè «le attività che si rivolgono ai territori e vedono le Istituzioni come centro per lo sviluppo sociale, economico e culturale del Paese», per usare le parole del presidente di Anvur, Antonio Uricchio. Le “pagelle” dell’agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca hanno aperto uno squarcio per quelli che sono stati i risultati dei vari atenei, tra il 2014 e il 2019. E se tutti i rettori o i delegati delle università pugliesi - come hanno raccontato ieri su queste colonne - hanno ricordato come una prima inversione di trend per il futuro vi sia già stata, è vero anche che uno dei punti carenti per alcuni atenei è stata proprio l’attenzione alla terza missione.
Unisalento, che era agli ultimi posti nella classifica Anvur relativamente a questo dato, ha già cercato la svolta in questa direzione, con una serie di iniziative mirate, volute dall’attuale governo, quello del rettore Fabio Pollice. L’università al centro di un sistema economico-produttivo e soprattutto sociale. In questo settore Foggia per qualità è al quarto posto nazionale, e Bari, con ben 12 casi di studio proposti, era tra le prime 30. Più in basso il Politecnico - che però aveva avuto prestazioni altissime tra i neoassunti - e l’ateneo di Lecce, per qualità all’ultimo posto.
Il vqr di Anvur ha dato la sensazione di un sistema che ha retto bene, ma che deve comunque crescere in determinati ambiti. Ed è suonato quasi come una sveglia un po’ per tutti, per quanto non sia un sistema valutativo di ranking, come ha precisato il presidente nazionale Antonio Uricchio, in passato già rettore dell’Università di Bari. L’aspetto maggiormente positivo, però, è un altro: «Viene percepito forte il compito del dover avere relazioni con le istituzioni e con le aziende. Molte università hanno puntato, tra i casi di studio, sulla produzione di beni pubblici, con una serie di valutazioni di impatto sociale. È un dato confortante perché dimostra che le università non sono avulse rispetto ai territori che rappresentano, anzi la ricerca valorizza prodotti anche all’esterno». 

Pagelle Anvur sulla ricerca, i rettori: «Ora diminuire il gap con il Nord»

Il divario tra Nord e Sud

Altro punto da smontare: il divario tra Nord e Sud, che dalle graduatorie appare piuttosto evidente. Ma Uricchio frena: «Vi sono delle differenze storiche, è innegabile, ma anche all’interno della stessa area. Però il sistema universitario è molto più omogeneo rispetto a tanti altri comparti socio-economici. Le differenze ci sono ma sono attenuate. In questi anni sono state intraprese diverse azioni per rafforzare le ragioni più deboli. Il compito di Anvur è anche quello di raffigurare l’immagine dell’Italia da questo punto di vista, ma siamo esenti da iniziative legate poi a questo. Però, ad esempio, il Pnrr ha riservato un’attenzione rilevante alle aree più deboli. Questo può essere un modo per ridurre il gap».
Le conclusioni, per il presidente dell’Anvur, sono ottimistiche: «Il sistema è abbastanza omogeneo.

Anche gli spostamenti dal punto di vista valutativo non sono particolarmente rilevanti. Tra il migliore e il peggiore, pur non essendo il nostro un sistema di ranking, non vi sono differenze eclatanti. Il sistema credo abbia retto bene. Qualitativamente è stato buono anche il reclutamento nel periodo preso in esame e questo è un dato fondamentale. Reclutare con qualità vuol dire mettere le basi per continuare a far crescere questo sistema anche in futuro».

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