Resto al Sud, tetto di età sino a 45 anni

Resto al Sud, tetto di età sino a 45 anni
di Nicola QUARANTA
4 Minuti di Lettura
Martedì 30 Ottobre 2018, 21:03
Tra le misure varate dal precedente governo ed inserite nel Pacchetto Sud, era, insieme alle Zes, la novità di maggiore rilievo in ottica Mezzogiorno. Tanto valida, che il governo gialloverde ha ritenuto non solo di confermarla ma anche di apliarla. Resto al Sud, la misura a favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno sarà infatti estesa ai giovani fino a 45 anni invece di fino a 35 anni come previsto dal decreto legge del 20 giugno 2017 che prevedeva appunto degli strumenti in modo da promuovere la costituzione di nuove imprese nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, da parte di giovani imprenditori.
L'Obiettivo resta immutato: frenare la fuga di diplomati e laureati dal Sud, offrendo loro l'opportunità di avviare una piccola impresa al sole del Mezzogiorno e restare nella propria terra a lavorare. Un sogno che nelle previsioni potrebbero coltivare centomila giovani, aspiranti imprenditori. Dalla bozza del documento di Bilancio, emerge inoltre che sono finanziate le attività imprenditoriali relative a produzione di beni nei settori dell'artigianato e dell'industria, ovvero relativi alla fornitura di servizi. Sono escluse dal finanziamento le attività del commercio ad eccezione della vendita dei beni prodotti nell'attività di impresa. Rientrano nel finanziamento anche le attività libero professionali che nella vecchia bozza non erano incluse. Il governo Lega-M5s, orientato dunque a potenziare ulteriormente sul piano della dotazione finanziaria, già al momento piuttosto cospicua perché parliamo di oltre un miliardo e 200 milioni disponibili, e ad elevare il tetto di età. Il tutto per un importo che varia da un minimo di 50mila euro (se il richiedente è uno solo) fino ad un massimo di 200mila euro.
La volontà, dunque, è quella di sostenere sempre di più una misura che ha risvegliato la volontà dei giovani meridionali di mettersi in proprio, inseguendo un'idea vincente, e che grazie al lavoro istruttorio di Invitalia (l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa che gestisce le domande) ha ridotto al minimo i tempi di attesa per l'accettazione della proposta e dunque per l'erogazione dei finanziamenti pressoché interamente a fondo perduto.
Non a caso, del resto, è stato proprio il Mezzogiorno a trainare la crescita del tessuto imprenditoriale del Paese nel trimestre estivo. Tra luglio e settembre scorso, i terminali delle Camere di commercio hanno registrato l'iscrizione di 64.211 nuove imprese (5.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2017) e 51.758 chiusure di imprese esistenti (2mila in più rispetto all'anno precedente). Va ricordato che l'obiettivo dell'incentivo secondo i calcoli del precedente governo era di creare centomila nuovi posti di lavoro.
Anche in Puglia l'interesse è crescente. Sulla base del numero attuale di progetti Resto al Sud ammessi alle agevolazioni dal Gargano al Salento (80), delle domande in compilazione sulla piattaforma dedicata (circa 720 relative a iniziative pugliesi), è ragionevole ritenere che i numeri di Resto al Sud, a due anni dall'apertura dello sportello, saranno anche superiori a quelli registrati da Pin, ha fatto presente nei giorni scorsi Invitalia, sottolineando peraltro come Resto al Sud non sia in competizione con le misure della Regione.
Resto al sud è un incentivo a sportello, vale a dire che le domande vengono esaminate senza graduatorie in base all'ordine cronologico di arrivo. Sono finanziabili gli interventi per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili (massimo 30% del programma di spesa), gli impianti, le attrezzature, i macchinari nuovi, i programmi informatici, i servizi Tlc (tecnologie per l'informazione e la telecomunicazione) e altre spese utili all'avvio dell'attività (materie prime, materiali di consumo, utenze e canoni di locazione, canoni di leasing, garanzie assicurative nel limite del 20% massimo del programma di spesa).
Il finanziamento copre il 100% delle spese ammissibili e consiste in contributo a fondo perduto pari al 35% dell'investimento complessivo e un finanziamento bancario pari al 65% dell'investimento complessivo, garantito dal Fondo di Garanzia per le Piccole e medie imprese. Gli interessi del finanziamento sono interamente coperti da un contributo in conto interessi.
Sin qui le certezze rispetto al potenziamento della misura. Altri passi, rispetto alle politiche per il Mezzogiorno, dovrebbero maturare in Parlamento, là dove saranno esaminate e votate diverse mozioni trasversali depositate per rendere il documento di Bilancio più inciso sul fronte della crescita e dello sviluppo del Sud. A partire dalla clausola del 34% sulla spesa ordinaria in conto capitale al Sud: norma introdotta nella scorsa legislatura ma di fatto non ancora entrata in vigore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA