Renzi, tregua con Emiliano
«Non sono qui per litigare»

Renzi, tregua con Emiliano «Non sono qui per litigare»
di Vincenzo DAMIANI
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Sabato 17 Febbraio 2018, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 12:34
Da Bari, dove il Pd viene dato ai minimi storici, Matteo Renzi lancia “l’operazione primo posto” e punzecchia gli ex alleati: “Chi vota D’Alema e il suo partito aiuta Salvini e la Lega Nord”. Applaudito non solo dai suoi fedelissimi, il sindaco Antonio Decaro e il segretario regionale Marco Lacarra, ma anche dal suo “nemico” Michele Emiliano, seduto in prima fila, il candidato premier del Partito democratico ieri mattina ha cercato di dare una sferzata alla campagna elettorale del suo partito. In Puglia il Pd sembra essere in difficoltà, sarà per questo che Renzi ha scelto «di metterci la faccia» a poco più di due settimane dal voto. Il suo più che un comizio all’interno dell’Officina degli esordi è uno show, con tanto di brevi video mostrati per attaccare con ironia i diretti avversari. Ne ha per tutti: dal Movimento5Stelle che «non è in grado di controllare nemmeno i propri scontrini, figuriamoci governare un Paese»; a Salvini che «gioca sulle paure». Passando, ovviamente, per Berlusconi: «L’altro giorno – dice con ironia - ha convinto anche me, ero davanti alla tv ad ascoltare mentre diceva che l’accordo di Dublino è scellerato. Un accordo vergognoso secondo Berlusconi, mi sono detto: “ha ragione”. Poi, però, ho fatto mente locale e mi sono ricordato che l’accordo di Dublino non l’ho mica firmato io, al governo c’era Berlusconi, nessuno se lo ricorda. Mentre sembra che il problema dell’immigrazione sia nato per colpa del Pd».
Ad Emiliano, invece, il segretario nazionale del Pd ha teso la mano, approfittando di un diverbio tra i fotografi presenti per accaparrarsi i posti migliori per gli scatti: «Eravate abituati a vedere Renzi ed Emiliano che litigano, ora io e Michele vediamo voi giornalisti litigare per trovare uno spazio in sala. Veder litigare voi e non noi era per cambiare un po’, per fare un po’ per uno, come si dice a Firenze». Battuta accolta con il sorriso dal governatore pugliese, che più volte ha applaudito Renzi durante il discorso durato circa mezz’ora. Diversi i temi toccati, dall’immigrazione alla sicurezza, sino al lavoro ma non sfiora nemmeno i casi pugliesi: Ilva, Tap, giusto per citare i due più di attualità. «Mancano 15 giorni – lancia l’appello ai candidati presenti - metteteci il cuore. Oggi da Bari parte l’operazione primo posto ma questa partita non dipende da me, ma da noi. L’alternativa è di gente che non sa controllare gli scontrini e come fa a controllare il proprio Paese? L’alternativa è di gente che urla contro gli immigrati, contro i robot, contro gli altri ma poi alla fine dimostra con chiarezza che ha una visione di Paese chiuso. Se ce la mettiamo tutta, il Pd al primo posto darà una mano ai nostri figli, darà una mano all’Italia». Sottolinea più volte che il Partito democratico, secondo gli ultimi sondaggi disponibili, potrebbe essere il primo partito in Italia e se la gioca con il M5S.
 
Poi rispolvera il “voto utile” contro Liberi e Uguali: «Chi vota il partito di D’Alema sta aiutando Salvini, non D’Alema. Dai sondaggi emerge con forza che il 5 marzo il primo partito sarà il Pd o il Movimento 5 Stelle e purtroppo il voto non può essere revocato come un bonifico. Occorre quindi fare attenzione».
Proprio sul M5S e lo scandalo rimborsi ricorda: «Per anni ci hanno detto che siamo noi disonesti. Lo dicono a me che non ho mai preso un avviso di garanzia in vita mia».
Spaziando dall’Europa all’immigrazione, il segretario del Pd si è soffermato anche su lavoro e scuola: «Sono riuscito a far arrabbiare tutti gli insegnanti del Sud Italia nonostante il mio governo abbia investito 10miliardi e assunto 132 mila insegnanti di ruolo in più. Alcuni sono fuori regione, è vero - ha osservato - ma potremmo richiamarli allargando le possibilità di tempo pieno nel Mezzogiorno».
Poi l’invito ai candidati ad «avere uno sguardo sorridente, ad essere allegri, a fronte di chi evoca solo paure». La replica di D’Alema e Michele Laforgia, capolista a Bari per Leu, non si è fatta attendere: «Quando la sinistra – risponde D’Alema - assume le idee della destra non prende i voti dei moderati, ma prepara il terreno affinché la destra vinca. Il centrosinistra ha imitato la destra umiliando gli insegnanti, togliendo le tasse ai ricchi e distruggendo i diritti dei lavoratori. Questi erano gli obiettivi di Berlusconi. Renzi può dire oggi di averli realizzati». «Renzi – aggiunge Laforgia - è venuto a Bari per insultare l’intelligenza degli elettori. Non può venire qui e dire che chi vota per me vota per Salvini. È Renzi che ha fatto crescere la Lega, triplicandone i consensi negli ultimi cinque anni. Ora mi offende perché sa che i suoi elettori lo stanno abbandonando: un tentativo di estorsione ai danni della libertà di voto. Aspetto le sue scuse e quelle di Decaro, Lacarra ed Emiliano».
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