Con Emiliano, con Renzi o neutrali e mediatori: la mappa dei (ri)posizionamenti nel Pd pugliese

Michele Emiliano e Matteo Renzi
Michele Emiliano e Matteo Renzi
di Francesco G. GIOFFREDI
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Mercoledì 8 Febbraio 2017, 13:28 - Ultimo aggiornamento: 13:54

Con circospezione, cautela, tanta cautela. Adelante, sì, ma cum juicio. Anche perché lo scenario è nebuloso, le relazioni labili, i numeri ondivaghi e le ambizioni tante. Non solo degli aspiranti leader, ma anche di chi cerca un posto al sole, uno strapuntino, una rielezione o soltanto una traccia, una prospettiva politica. Tra consiglieri regionali, parlamentari e dirigenti locali del Pd pugliese è un fermento continuo, quotidiano, ma parecchio disordinato e silenziosamente tumultuoso: insomma, il riflesso del caos nel Pd nazionale qui è poderoso, forse più che altrove.
Il motivo è facilmente intuibile, ed è duplice: Michele Emiliano e Massimo D’Alema. Il primo ha lanciato la scalata al Pd renziano e in Puglia - da governatore regionale - vanta truppe e potere contrattuale; il secondo agita lo spettro della scissione anti-renziana a sinistra, e da sempre ha legami, radici e aficionados pugliesi. La domanda allora è quasi elementare: dopo la sbornia renziana, c’è la corsa al (ri)posizionamento tra i maggiorenti del Pd pugliese? In parte sì, in parte no, anche perché la tempistica delle elezioni politiche e del congresso dem è un rebus quasi irrisolvibile, e numero e potenza di fuoco dei possibili leader restano in parte ignoti, al punto da paralizzare un po’ tutti. Coperti, allineati e in fase di studio. Cum juicio. È comunque possibile individuare almeno tre macro-categorie nel Pd pugliese: gli emilianiani, i renziani (o comunque coloro i quali, lealisti, sostengono l’attuale segretario e mai faranno squadra col governatore), e i neutrali.

Gli emilianiani. La polpa è soprattutto in Regione, tra Consiglio e Giunta: fedelissimi del governatore sono gli assessori Giovanni Giannini e Loredana Capone, da sempre. In Consiglio c’è poi il terzetto dalemiano, e che in Puglia - in nome del comune nemico politico Matteo Renzi - non disdegna affatto l’intesa con il più agguerrito competitor del segretario nazionale: si tratta di Mario Loizzo (che è anche presidente del Consiglio regionale), Ernesto Abaterusso e Pino Romano. Sponsor del governatore è inoltre il capogruppo Michele Mazzarano. Il pressing è però anche su qualche renziano in ottimi rapporti con Emiliano: da Marco Lacarra a Fabiano Amati, passando per l’assessore Raffaele Piemontese. Nomi che però sarebbe più corretto annoverare al momento tra i neutrali “osservatori”. E i parlamentari? I principali sponsor di Emiliano sono Francesco Boccia e Dario Ginefra: lettiano il primo, già bersaniano e poi vicino al ministro Maurizio Martina il secondo. Entrambi hanno elaborato e diffuso il documento che sarà l’embrione della mozione congressuale emilianiana. In rotta d’avvicinamento anche Gero Grassi (area Fioroni). Tra i segretari provinciali menzione (con stesso schema di Abaterusso e co.) per Salvatore Piconese.

I renziani e i “lealisti”. Tra i deputati, di renziano tout court in realtà c’è soltanto Ivan Scalfarotto: il foggiano è a bordo del vascello del fu rottamatore già dagli inizi. Tra area Martina, “turchi” (il punto di riferimento è Andrea Orlando), franceschiniani e battitori liberi però chi ha votato lealmente seguendo la linea renziana di governo e referendaria di certo non manca: innanzitutto la viceministro Teresa Bellanova, ma poi anche Michele Bordo, Salvatore Capone, Franco Cassano, Alberto Losacco, Elisa Mariano, Federico Massa, Colomba Mongiello, Michele Pelillo, Ludovico Vico, Salvatore Tomaselli. Qualcuno di loro (soprattutto gli alfieri dei “turchi”) potrebbe magari non sostenere Renzi al congresso qualora dovesse fare il gran passo della candidatura il ministro Orlando, ma di certo non sarà sponsor di Emiliano. E Antonio Decaro? Stretto tra incudine (la fedeltà a Renzi) e martello (lo storico legame col governatore), il sindaco di Bari e presidente nazionale Anci lavorerà per il segretario, ma senza bordate terra-aria verso Emiliano. Renziano è il consigliere regionale Donato Pentassuglia, così come i colleghi Ruggero Mennea e Paolo Campo. E fieramente “no Emiliano” è ormai l’eurodeputata Elena Gentile.

I neutrali. Decaro allora potrebbe essere classificato tra “coloro che son sospesi”? Non è il caso. Chi prova a mediare, pacificare, fare il pompiere è Marco Lacarra: anche il segretario regionale è schiacciato dallo stesso dilemma, renziano ma in storiche relazioni con Emiliano. Negli ultimi giorni s’è smarcato dagli attacchi frontali al governatore, e ancora prima aveva spiegato che «fino a quando non ci sarà un congresso non sono tenuto a schierarmi, solo quando si parlerà di programmi farò le mie scelte». Detto di Amati e Piemontese, in Consiglio regionale vuol restare per ora ai margini del ring Sergio Blasi (al referendum ha però votato “sì”). Salomonico Nicola Latorre, senatore: storico dalemiano, poi sostenitore di Renzi, del quale - ricorda - «ho sempre sottolineato gli errori», ora bolla la scissione come «un disastro», e qualora si concretizzasse sarebbe pronto «a premere il tasto “stop” e a scendere dal Pd». Ma c’è tempo, per tutti. Cum juicio.
 

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