L'intervista/Turco (M5s): «Emiliano, ci vuole più condivisione e maggior riconoscimento del nostro peso in giunta»

L'intervista/Turco (M5s): «Emiliano, ci vuole più condivisione e maggior riconoscimento del nostro peso in giunta»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 15 Gennaio 2022, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:45

Il passaggio dal vecchio al nuovo anno segna sempre il tempo dei bilanci e delle prospettive. Soprattutto per la politica e per le istituzioni. In Regione, a quasi un anno e mezzo dall'avvio dell'Emiliano bis, la fase è delicata, tra assessori dimissionari, dossier cruciali e inchieste penali. I protagonisti della politica si interrogano allora su scenari, proposte e idee. Le precedenti interviste: Nico Bavaro, Sinistra italiana (4 gennaio - leggi l'intervista); Mauro D'Attis, Forza Italia (6 gennaio - leggi l'intervista); Marco Lacarra, Pd (8 gennaio - leggi l'intervista); Marcello Gemmato, FdI (12 gennaio - leggi l'intervista).
 

Ormai, in Regione e non solo, l’alleanza con il centrosinistra di Michele Emiliano è organica.
«Per noi questa è una prima esperienza di governo regionale. Abbiamo avuto il riconoscimento dell’assessorato al Welfare, ed è chiaro che ci sono state alcune “prese di servizio” nelle responsabilità di governo».
Mario Turco, vicepresidente nazionale del M5s: ma il giudizio di questa esperienza qual è?
«È complessivamente positivo, nonostante la pandemia. Ora speriamo che questo giudizio si traduca anche in altri risultati tangibili. Per quanto ci riguarda, con questa esperienza abbiamo la possibilità di portare risultati sui territori».
Ma ritenete di essere nelle condizioni di incidere? O il carisma spesso accentratore di Emiliano vi schiaccia?
«Noi abbiamo già da tempo chiesto maggiore condivisione e trasparenza dei processi decisionali. Abbiamo avviato delle interlocuzioni con il presidente e ci auguriamo che ci siano riconoscimenti al M5s, che in questo momento difficile sta dimostrando responsabilità e competenze».
In sostanza: vi aspettate un assessorato in più. Ma nel complesso, su cosa auspicate un diverso passo da Emiliano?
«Gli avvicendamenti tra assessori possono essere un punto di debolezza, perché obbligano a rimodulare nella maggioranza alcune responsabilità. Ci vuole maggiore stabilità. Ora ci auguriamo che si consolidi la squadra di governo, con figure competenti. Va completata la giunta, con la massima urgenza. E con condivisione e trasparenza».
Dicevamo, puntate a un altro assessorato.
«Il riconoscimento può avvenire in diversi modi, con l’assessorato o col rafforzamento di alcune deleghe. Il M5s è in attesa comunque di un riscontro, è una richiesta forte che abbiamo fatto al governatore. Ci sono state già delle interlocuzioni, siamo in dirittura d’arrivo. Anche perché bisogna pur considerare il nostro peso politico: bisogna riequilibrare in giunta la presenza del M5s e del territorio tarantino, anche per il buon risultato alle Provinciali».
Che valutazione dà dell’operato di Lopalco e della rottura con Emiliano?
«L’alto profilo scientifico di Lopalco non è in discussione, ma è chiaro che in alcuni ambiti questo non basta per saper fare sintesi politica. Spero che il nuovo assessore sia di alto profilo non solo professionale, ma anche politico. L’emergenza richiede soluzioni concrete e immediate».
Cosa pensa della nomina alla Sanità di Palese? Al Pd creerebbe qualche imbarazzo. E a voi?
«In virtù del suo passato politico, ci crea imbarazzo e sarebbe una “anomalia”. La motivazione della scelta sembra tecnica. Comunque è opportuno una condivisione preliminare con la maggioranza».
Emiliano tende sempre ad allargare e includere.
«Allargare troppo la maggioranza vuol dire annacquare l’attività di governo. Questo approccio che guarda al centrodestra imbarazza e non è auspicabile, anche per una questione di principio: non è ciò che hanno chiesto i pugliesi a Emiliano. L’asse deve restare nel centrosinistra, con le forze che hanno sostenuto il governo Conte II. Anche sui territori, pur mantenendo la nostra identità: vogliamo assumerci la responsabilità di alleanze che possano garantire governi stabili, non alleanze pollaio che sfociano in ingovernabilità e ricatti».
È necessaria una verifica di maggioranza in Regione?
«Lo abbiamo chiesto in modo riservato. I tempi sono maturi per fare il punto e per attivare gli obiettivi di medio periodo. E bisognerebbe convocare questo incontro in prossimità delle imminenti nomine».
Antonella Laricchia è all’opposizione, ma resta nel gruppo M5s: come si sana l’anomalia?
«Il gruppo è formato dai quattro consiglieri di maggioranza. E Laricchia non ne fa parte».
Formalmente sì.
«Siamo in una fase di ristrutturazione del M5s, ma Laricchia non partecipa a decisioni e non ha alcun ruolo nel movimento. La sua posizione è un’anomalia che sarà attenzionata presto dal comitato di garanzia».
La vocazione “civica” di Emiliano vi mette in difficoltà? Svuota il vostro bacino?
«La prospettiva è diversa: noi puntiamo sulla partecipazione attiva dei cittadini nelle scelte, nei progetti, nelle decisioni. La nostra inclusione non è finalizzata solo a formare una lista per lanciare i candidati nelle istituzioni: il nostro progetto è più ampio e profondo».
Il movimento è però in calo da tempo, come pensate di recuperare terreno?
«Il calo c’era anche prima del 2018, gli alti e bassi ci sono sempre. Noi pensiamo a governare e a risolvere i problemi dei cittadini, più che al consenso. Quando verrà il momento delle competizioni elettorali, dialogheremo con i cittadini per far capire quali risultati abbiamo raggiunto».
La vicenda Lerario è un terremoto. Sul piano della “questione morale” avete accantonato il piglio da duri e puri?
«Per noi legalità ed etica pubblica restano sempre valori fondamentali da difendere: la vicenda ci crea imbarazzo, abbiamo preso le distanze e ci sono ombre che vanno spazzate quanto prima via».
Ci sono stati pochi controlli in Regione?
«I controlli vanno rafforzati, e occorre una verifica della gestione della Protezione civile: non solo delegando ai magistrati, ma inducendo gli organi interni della Regione a una valutazione seria e critica dell’operato».
Il M5s intanto è rimasto fuori dalla partita del delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica.
«La scelta del centrosinistra è ricaduta su due figure di piena fiducia. Ora conta l’obiettivo: i voti devono convergere su un presidente di alto profilo morale e rappresentativo degli italiani».
Il M5s ha tante idee e confuse sul Quirinale: come ne uscirete?
«È il gioco della politica e delle trattative... Ma noi ragioniamo al nostro interno nella massima trasparenza, con assemblee tra i gruppi parlamentari per trovare una sintesi. Con l’ultimo incontro abbiamo definito il metodo e i criteri: dialogheremo con tutte le forze politiche. E abbiamo tracciato un identikit, dando ampio mandato al presidente Conte».
Un identikit che taglia fuori Berlusconi e Draghi.
«Berlusconi per noi non sarà mai votabile.

Quanto a Draghi, non è in discussione l’alto profilo. Qualunque decisione sarà presa occorre garantire stabilità e continuità all’azione di governo per le urgenze del Paese, come l’emergenza sanitaria, la realizzazione del Pnrr, le misure di ristoro a imprese e cittadini e un argine al caro bollette».

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