La Regione Puglia promuove l'inclusione sociale dei detenuti

La Regione Puglia promuove l'inclusione sociale dei detenuti
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Mercoledì 22 Ottobre 2014, 17:29
BARI - La Puglia promuove l'inclusione sociale dei carcerati mediante l'impiego in attività di manutenzione e di bonifica delle aree interessate dalle opere di competenza dell'Acquedotto pugliese. A tal fine oggi a Bari è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra Regione, Acquedotto Pugliese e Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria, rappresentati rispettivamente dal governatore, Nichi Vendola, dal direttore generale Nicola Di Donna e dal provveditore Giuseppe Martone.



All'incontro hanno partecipato anche l'assessore regionale ai Lavori pubblici, Giovanni Giannini, e il Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Pietro Rossi. Il protocollo - è stato sottolineato - sviluppa forme di collaborazione per la promozione del lavoro di pubblica utilità ed a titolo gratuito relativo alla pulizia ed alla piccola manutenzione delle aree verdi e di altri siti di competenza dell'Acquedotto, al fine del reinserimento sociale e della diminuzione della recidiva. «È un accordo - ha spiegato Vendola - che offre un'esperienza lavorativa vera. Non sono lavori forzati nè lavoretti come se il carcere fosse un asilo nido. Qui si tratta di formazione e avviamento a lavoro vero. Un modo con il quale il detenuto che infrangendo le regole ha tolto qualcosa alla società, può restituirlo. È insomma una tipica esperienza di giustizia riparativa».



«Credo - ha aggiunto Vendola - valga sempre il principio secondo il quale per capire come sta una società bisogna vedere come stanno le sue galere: siamo sulle 50 mila unità, ossia sopra di alcune migliaia di unità rispetto alle 42-40mila che dovrebbero essere il livello, ma non dobbiamo dimenticare che la situazione era di 70 mila. In Puglia - secondo Vendola - abbiamo fatto tanta di strada e ci sono piccole esperienze tutte molto belle: tessile ed agricoltura fatta dai detenuti all'interno e da oggi lavoro all'esterno».
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