L'intervista/Lacarra (Pd): «Scelta dei nuovi assessori, Pd centrale. Emiliano vuole Palese? Imbarazzi inevitabili»

Marco Lacarra
Marco Lacarra
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 8 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:16

Il passaggio dal vecchio al nuovo anno segna sempre il tempo dei bilanci e delle prospettive. Soprattutto per la politica e per le istituzioni. In Regione, a quasi un anno e mezzo dall'avvio dell'Emiliano bis, la fase è delicata, tra assessori dimissionari, dossier cruciali e inchieste penali. I protagonisti della politica si interrogano allora su scenari, proposte e idee. Le precedenti interviste: Nico Bavaro, Sinistra italiana (4 gennaio - leggi l'intervista); Mauro D'Attis, Forza Italia (6 gennaio - leggi l'intervista)

Un anno e mezzo di Emiliano bis, ma in sostanziale continuità. Sotto tutti gli aspetti, buoni e meno buoni.
«Il bilancio è fortemente condizionato dalla pandemia, ma la Regione ha compiuto uno sforzo importante nel sostegno alle imprese e nel fronteggiare la crisi sanitaria».
Marco Lacarra, deputato e segretario regionale Pd: detto ciò, però, restano comunque errori “sistematici”, non crede?
«Il tema più importante, dominante è il rapporto col civismo. Il Pd soffre di essere l’unica forza politica organizzata in Regione. Questo determina l’incapacità, o la mancata possibilità, di altre forze di fare sintesi su una linea politica. Proprio per questo ho accolto con piacere l’iniziativa del presidente di mettere insieme il civismo in un movimento: finora è mancata un’interlocuzione strutturata con questi mondi, che spesso sui territori fanno scelte molto diverse. La vicenda Taranto è l’apoteosi di questo vulnus».
Ma è la cifra del civismo di Emiliano: raccogliere tutti sotto un unico elemento di tenuta, cioè la sua leadership. Il Pd finirà per essere la “bad company” del governatore?
«Cominciamo col mettere ordine nel Pd. E partiamo da cosa è stato fatto: abbiamo vinto le elezioni, siamo stati il collante imprescindibile della coalizione, abbiamo la maggioranza relativa in Consiglio, ma non riusciamo a celebrare il congresso».
Ecco, è arrivato al nodo congresso: la accusano di non essere esente da colpe.
«Gli organismi del Pd hanno bisogno di vivere: mettiamo allora in atto le regole democratiche, siamo l’unico partito con dirigenti eletti, ora diamo a loro forza, autorevolezza, legittimazione piena. Facciamo il congresso e chiudiamo il dibattito sugli organismi di un partito che è vitale e non allo sbando».
Si ricandida alla segreteria?
«Ho ricevuto endorsement importanti, e anche la base ha espresso la volontà di votarmi. Ora dobbiamo capire quali sono i tempi, verranno scanditi dal commissario per il congresso. Se quella larga maggioranza continuerà a sostenermi, mi porrò l’idea di ricandidarmi».
Ormai però c’è chi ritiene lei “divisivo” nel Pd. C’è un’area del dissenso non indifferente. Non sarebbe meglio una candidatura “terza”, di unità, ma diversa?
«Se questa area del dissenso, che vedo molto frastagliata e che è emersa solo dopo la mia candidatura di ottobre, è in grado di esprimere un nome alternativo, lo faccia: sarà un congresso con due candidati. Ma al momento la mia candidatura non c’è, dopodiché se più di qualcuno riterrà che io possa essere il punto di equilibrio di un rilancio del Pd, io sarò disponibile. Ma rispetto a ottobre, ammetto di avere un po’ meno entusiasmo».
Il rilancio del Pd passa anche dalla capacità di riacquistare ruolo e forza nel rapporto con Emiliano.
«Il Pd deve avere col governatore un rapporto positivo e costruttivo. Se, per garbo istituzionale e ispirazione caratteriale, non sono mai stato incline a fare attacchi violenti col fine di aggregare consensi su me stesso, è perché penso al bene del partito: quando qualcosa non va, si alza il telefono e si parla col presidente. Di sicuro ora bisogna rafforzare il rapporto tra partito e gruppo consiliare e tra partito e delegazione di assessori, anche per affrontare in modo coeso e talvolta critico alcune scelte. È in giunta che si prendono decisioni che spesso determinano criticità. Questo rapporto più forte può contribuire a eliminare incomprensioni».
Bavaro (Sinistra italiana) chiede ora un confronto di maggioranza con Emiliano su metodo e priorità di governo: condivide?
«Sì. Aspettavo il congresso per convocare poi il tavolo di centrosinistra e riprendere quel percorso. Per fortuna la politica almeno ha dimostrato di essere estranea alle vicende che riguardano l’etica e che hanno toccato alcune figure della Regione».
La vicenda Lerario è una ferita evidente. Ma il centrosinistra non sembra interrogarsi più di tanto.
«Ne ho parlato con Emiliano, ho colto la sofferenza anche umana di chi si è sentito tradito dopo aver fatto affidamento su una persona in un ruolo delicatissimo. Le responsabilità sono personali, quelle politiche subentrano solo quando manca una chiara valutazione dei fatti».
C’è stato poco controllo sull’operato di Lerario?
«L’affidamento della gestione di alcune procedure si basa molto spesso sulla fiducia, è impossibile governare e controllare tutti i processi».
In Regione ci sono due assessorati in ballo, Sanità e Cultura e Turismo: cosa vi aspettate? Condivisione delle scelte e un altro posto in giunta?
«Proprio alla luce del ruolo trainante, il Pd ha la necessità di essere ben rappresentato in giunta. Faremo le nostre valutazioni, anche dopo la definitiva composizione del Consiglio, e chiederemo che il Pd sia considerato per le nuove deleghe: è il gruppo più importante sotto l’aspetto numerico e qualitativo».
Giochiamo a carte scoperte: puntate al Turismo.
«Non facciamo mai richieste specifiche, l’importante è che il Pd sia rispettato».
Palese assessore alla Sanità: qual è la vostra posizione?
«Sui nomi non abbiamo mai espresso valutazioni. A me interessa il ruolo del Pd. E quando il presidente vorrà parlare di deleghe e scelte, allora lo faremo e valuteremo».
Palese è un tecnico?
«Non lo so, di sicuro è stato un deputato di Forza Italia che si è occupato soprattutto di Bilancio: non si può definire un tecnico. Ha una storia politica molto nota e ben definita».
Dunque, sarebbe l’ennesimo esempio: pezzi di centrodestra inglobati da Emiliano.
«Premesso che di Palese ho letto solo sui giornali, è chiaro che sarebbe una scelta forte che metterebbe in imbarazzo il Pd».
Anche altri casi vi avrebbero dovuto mettere in imbarazzo...
«Sì, a volte ci sono scelte che possono metterci in difficoltà, ma quelle scelte sono anche le ragioni per le quali il centrodestra non riesce più a riorganizzarsi. Bisogna essere coerenti, non possiamo scegliere in base alle singole situazioni se ci sta bene o meno prendere pezzi di centrodestra. I paletti, e sono d’accordo che ci vogliono, valgono dappertutto».
Finora non avete fissato paletti chiari.
«Solo parzialmente.

Ma, per esempio, a Nardò abbiamo fatto scelte precise. Qualche piccolo accordo locale può sfuggire al controllo, ora dobbiamo resettare e rendere quei paletti più chiari».

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