Giunta regionale, la mossa di Emiliano: «Donne per la metà». Due esterne. Nomi, parte il pressing

Giunta regionale, la mossa di Emiliano: «Donne per la metà». Due esterne. Nomi, parte il pressing
di Francesco G.GIOFFREDI
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 19:42 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 12:50

Com'è nel suo stile, Michele Emiliano spariglia tutto. Corazzato dal fiume di consensi arrivati dalle urne, il governatore pugliese manda in fibrillazione le forze di maggioranza a nuova geometria (solo tre liste: Pd, civica Con e i Popolari centristi): annuncia una giunta rigorosamente paritaria, cinque uomini e cinque donne, e medita dove e come pescare i due assessori esterni (sui dieci totali), sondando tutti i bacini, dai tecnici ai consiglieri non eletti, dal civismo alla sinistra estromessa dopo lustri dall'Assise. L'imperativo è lo stesso che l'ha traghettato al bis: includere, allargare. E magari spiazzare.

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Sarà una squadra di assessori rinnovata: in massimo tre-quattro verranno confermati. Innanzitutto perché non c'è la materia prima: cinque assessori non rieletti, uno nemmeno candidato. Una mezza rivoluzione. Chi punta ancora alla delega sono Loredana Capone (Turismo e Cultura, Pd, eletta a Lecce), Sebastiano Leo (Lavoro e Formazione, Popolari, Lecce), Gianni Stea (Ambiente, Popolari, Bari) e Raffaele Piemontese (Bilancio, Pd, Foggia). L'assessora salentina dovrebbe rientrare nel quintetto rosa in giunta. Altre due potrebbero essere precettate dai banchi del Pd, che ha eletto ben 16 consiglieri e tra queste ci sono cinque donne: oltre a Capone anche le baresi Anita Maurodinoia (uscente) e Lucia Parchitelli, la foggiana Teresa Cicolella e Debora Ciliento (eletta nella Bat). Maurodinoia e Ciliento appaiono in vantaggio.

Le altre due assessore saranno cooptate dall'esterno. E qui si naviga a vista, perché le idee sono chiare probabilmente solo nella testa di Emiliano, che proverà a incrociare più criteri: quello territoriale, dato che stavolta non vuol lasciare fuori dall'uscio della giunta nessuna provincia (come accaduto con Brindisi, per cinque anni, durante la scorsa consiliatura); e il parametro politico, dato che cominciano ad affiorare già i malcelati malumori delle forze politiche non rappresentate in Consiglio nonostante la donazione di sangue (cioè di voti) alla coalizione emilianiana. Soprattutto la sinistra vendoliana, in particolare dopo il cruciale appello al voto del già critico Nichi, potrebbe trovare spazio nella squadra di governo. Magari con una delega programmaticamente sensibile come l'Ambiente.

«Questo 50-50 - ha detto ieri Emiliano - noi lo dobbiamo a tutte quelle donne che hanno lottato per avere la doppia preferenza di genere. Voi sapete che di fronte ad uno stallo da parte del Consiglio regionale siamo riusciti a convincere il presidente del Consiglio e il ministro Boccia ad applicare i poteri sostitutivi per introdurre nella legge elettorale pugliese la doppia preferenza. E gli effetti credo che si vedranno. Abbiamo molte più donne elette dell'altra volta e certamente ci sono molte donne nella parte che io rappresento. Non sappiamo ancora chi sarà in giunta e chi no, ma certamente sarà una giunta in cui la parità di genere verrà rispettata in maniera stretta».

I nodi da sciogliere però non finiscono qui. Perché, com'è intuibile in un Consiglio nel quale gli uomini continuano comunque a recitare la parte del leone (42 su 50, 22 su 27 nella maggioranza), almeno un nome eccellente rischia di rimanere all'asciutto. Assegnato ormai ufficialmente l'assessorato alla Sanità all'epidemiologo Pierluigi Lopalco (lista Con), restano così quattro caselle con almeno cinque pretendenti in lizza: i già citati ex assessori Leo, Piemontese e Stea, e poi il consigliere di lungo corso Donato Pentassuglia (Pd, Taranto) che sembra essere in vantaggio per l'Agricoltura, e il neo-eletto Alessandro Delli Noci, recordman di preferenze nel Salento (lista Con) dato in quota Sviluppo economico e persino in odor di vicepresidenza. Un bel rompicapo. Pur tenendo presente che in ballo c'è anche la preziosa postazione della presidenza del Consiglio.

Intanto, il centrosinistra di Puglia si specchia nel nuovo Consiglio e si scopre decisamente diverso. Non solo nei volti (dieci uscenti su 17), ma anche negli assetti: l'asse portante è Pd-civismo, la sinistra si dissolve nel nulla. Perlopiù per errori di natura strategica: si è frammentata in almeno due liste, cioè Senso civico e Puglia solidale e verde. Il paradosso è tangibile: Vendola fondamentale per dare la spinta a Emiliano, ma vendoliani fuori dal Consiglio. Senza perciò la possibilità di correggere il tiro, o almeno provarci, del governatore. Il quale potrebbe comunque chiedere alla sinistra, e a una parte delle liste senza eletti, un contributo. Primo germoglio del progetto che si fa strada da tempo nei progetti di Emiliano: gli stati generali del civismo, o comunque di quasi tutte le liste extra-Pd, da accogliere in un unico contenitore politico per dare rappresentanza a quel «vasto blocco sociale che ha scelto la coalizione» e a cui ha accennato lo stesso governatore. In tutto ciò il Pd rivendica ruolo e primato: ha eletto ben 16 consiglieri, è il primo partito pugliese (13,9%) e vuol marcare stretto Emiliano. Anche in ottica post 2025.

«Il Pd - ricorda il segretario regionale Marco Lacarra - ha in realtà addirittura superato le aspettative: mi riferisco al risultato straordinario ottenuto in termini di seggi a Bari, Lecce e Foggia, che dimostra non solo che la Puglia non si lega, ma che evidentemente era stato paventato un rischio di sconfitta che non è mai stato reale».

Il Pd non s'accontenterà di briciole. Non saranno da meno i Popolari di Massimo Cassano: terza lista, hanno occupato lo spazio centrista. Chiederanno una o due poltrone in giunta. E il mosaico si complica.

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