L'intervista/Gemmato (Fratelli d'Italia): «Regione, solo da noi niente sconti. Sanità? Subito un assessore politico e competente»

L'intervista/Gemmato (Fratelli d'Italia): «Regione, solo da noi niente sconti. Sanità? Subito un assessore politico e competente»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Mercoledì 12 Gennaio 2022, 12:55 - Ultimo aggiornamento: 12:59

Il passaggio dal vecchio al nuovo anno segna sempre il tempo dei bilanci e delle prospettive. Soprattutto per la politica e per le istituzioni. In Regione, a quasi un anno e mezzo dall'avvio dell'Emiliano bis, la fase è delicata, tra assessori dimissionari, dossier cruciali e inchieste penali. I protagonisti della politica si interrogano allora su scenari, proposte e idee. Le precedenti interviste: Nico Bavaro, Sinistra italiana (4 gennaio - leggi l'intervista); Mauro D'Attis, Forza Italia (6 gennaio - leggi l'intervista); Marco Lacarra, Pd (8 gennaio - leggi l'intervista).


Quasi superfluo chiederle un giudizio su questo anno e mezzo di amministrazione regionale: la vostra posizione è nota.
«Ma non è un giudizio a priori».
Marcello Gemmato, deputato e segretario regionale FdI: cosa intende?
«È una valutazione nel merito. Emiliano non segue una linea programmatica o un’idea di Puglia, ma guarda solo alla gestione del potere e all’acquisizione di pezzi di elettorato. E lo fa in modo anche scomposto, prendendo parti di centrodestra a suon di poltrone e per generare consenso. L’ultimo tentativo è con Rocco Palese, che è stato parlamentare di Forza Italia, assessore regionale al Bilancio con Fitto ed è colui che ha immaginato il Piano di riordino sanitario poi per anni attaccato dal centrosinistra. E cosa fa Emiliano? Immagina di affidargli proprio la Sanità, cioè l’assessorato che gestisce l’83% del bilancio consolidato della Regione. E poi, altro elemento, ci sono le singole questioni: penso innanzitutto alla gestione dell’emergenza Covid, deficitaria e affaristica».
Amministrare travolti da una pandemia però non è oggettivamente semplice.
«È un tratto comune a tutti, anche se le maggiori conseguenze reali sono cadute sui sindaci: hanno dovuto fronteggiare crisi economica e sanitaria senza armi, e con una Regione che ha mostrato tutti i suoi limiti sull’assistenza territoriale. In Puglia poi è saltato del tutto il sistema di tracciamento e controllo dei contagiati, senza dimenticare il ritardo sulle Usca, o il record al Sud per i decessi Covid. E mentre parliamo non abbiamo ancora un assessore alla Sanità».
Vi augurate un’accelerazione della nomina? E che profilo vorreste?
«Sicuramente auspichiamo una nomina quanto prima, non fosse altro perché non crediamo a uomini soli al comando o a tuttologi. Ci vuole una figura capace di gestire il delicato momento, un politico che abbia competenze tecniche ed esperienza, che conosca la sanità e che non tenda a occuparla. Un assessore che si assuma le proprie responsabilità politiche e che sia presente al fianco di medici e personale sanitario sui territori, apportando i necessari correttivi».
Verrebbe da dire: è l’identikit di Palese.
«Ma su Palese il problema deve porselo la sinistra: se Emiliano attinge a personale politico del centrodestra, vuol dire allora che il centrosinistra non ne ha all’altezza. Per me resta un problema “ontologico” di fondo: chi si è candidato contro Vendola può fare l’assessore di Emiliano, dopo peraltro essere stato aggredito per il Piano di riordino? Secondo me no. E il popolo di centrosinistra è disposto a farsi rappresentare da un ex assessore di Fitto?».
Lopalco in queste settimane è particolarmente critico nei confronti di Emiliano: ora condividete le sue posizioni?
«Lopalco ora è nelle condizioni di parlare, è in una posizione terza. Ci saremmo aspettati alcune prese di posizione già durante la gestione assessorile: lo fa oggi, e ai nostri occhi di sicuro si rivaluta. Ora cominciamo anche a capire meglio le ragioni delle dimissioni: le nomine solo clientelari, la gestione dell’emergenza, la percezione che sul fronte degli appalti qualcosa non andasse. Lopalco ha evidentemente ritenuto di dover prendere le distanze e ora mi auguro che parli fino in fondo, anche nelle sedi opportune».
Quali? La Procura?
«Un pubblico ufficiale che nell’esercizio della sua funzione viene a conoscenza di notizie di reato, dovrebbe denunciarle. Ma è un tema generale».
Al di là della polemica politica: la vicenda Lerario fa riaffiorare alcuni nodi, dalla questione morale al controllo su appalti e affidamenti. Qual è lo scatto in avanti da fare?
«Innanzitutto un plauso alla magistratura: noi avevamo colto alcuni sintomi, penso al raddoppio dei costi dell’ospedale in Fiera per pochi posti di intensiva, i magistrati stanno diagnosticando la malattia. Sullo sfondo c’è lo stato di emergenza, che purtroppo apre la stura a tutto ciò: si semplificano tanti passaggi, la Protezione civile può stralciare il Codice degli appalti e fare affidamenti diretti. Può andar bene se si procede con raziocinio e onestà, altrimenti fa ribrezzo che qualcuno speculi sulla pelle dei cittadini. E c’è la responsabilità politica di Emiliano: basti pensare che l’attuale commissario nominato dal governatore (Nicola Lopane, ndr) aveva depositato una relazione puntuale rimasta nei cassetti».
Ma la commissione straordinaria d’inchiesta che avete proposto è davvero così necessaria? Non basta far riferire Emiliano in Consiglio, come chiede Forza Italia?
«Abbiamo depositato la richiesta prima dell’arresto di Lerario, come fatto dalle opposizioni nelle regioni governate dal centrodestra, ma con una differenza: qui la proposta è stata bocciata, nonostante il governatore sia un magistrato che dovrebbe avere una determinata sensibilità su questi temi».
Non ha risposto sulla differente strategia tra voi e FI.
«Abbiamo visioni differenti, d’altro canto siamo in partiti diversi... Ma una cosa non esclude l’altra: dopo l’approfondimento in Commissione, il governatore potrà riferire in Consiglio».
Non è la prima volta che il centrodestra regionale dimostra d’essere disunito.
«Da coordinatore di FdI ho la coscienza a posto. Siamo stati nell’ospedale in Fiera, chiedendo l’accesso, lì mi sono persino scontrato con Lerario: dialogavo con i giornalisti e lui ci seguiva passo dopo passo e provava a introdursi nel mio discorso, non sapevo nemmeno chi fosse».
Ma non riscontra lo stesso approccio da parte degli alleati: è così? Influiscono gli intrecci politici nazionali?
«Probabilmente sì, ma è una domanda che va fatta a loro. Noi siamo per l’opposizione dura fino in fondo, provando a stanare Emiliano su tutto».
Ci sono pezzi della Lega molto dialoganti con Emiliano.
«Noi non faremmo mai accordi. E infatti il nostro partito cresce, altri no».
Non teme che anche qualcuno dei vostri possa cedere alle lusinghe del governatore?
«Chi “compra” determina il prezzo, chi si fa “comprare” ha un prezzo. Ma i dirigenti di FdI non hanno prezzo».
Sarebbe però opportuno a livello istituzionale remare tutti, da destra a sinistra, nella stessa direzione: ci sono sfide cruciali all’orizzonte, come il Pnrr.
«Ci vuole un cambio di passo sulla spesa dei fondi europei ordinari e straordinari, senza perdere opportunità essenziali.

Noi possiamo garantire collaborazione istituzionale, ma nella diversità e dall’opposizione».

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