Regione, Azione nel mirino: c'è una mozione di sfiducia

I consiglieri di maggioranza vorrebbero liberare le postazioni occupate dal gruppo passato all'opposizione

Regione, Azione nel mirino: c'è una mozione di sfiducia
di Alessandra LUPO
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Sabato 11 Febbraio 2023, 05:20

Una mozione di sfiducia per chiedere a Sergio Clemente, consigliere recentemente approdato dai Popolari al gruppo di Azione, di dimettersi da segretario dell’Ufficio di Presidenza della Regione Puglia. In questo modo la maggioranza regionale intende “risolvere” il nodo dei tre calendiani (con Clemente anche gli ex dem Fabiano Amati e Ruggiero Mennea) ricacciati loro malgrado tra i banchi dell’opposizione.
Al di là del caso politico, finito al centro del vertice di maggioranza dell’altra sera in Regione, esiste una impasse squisitamente istituzionale. Se Amati può infatti restare tranquillamente, si fa per dire, al suo posto di presidente della Commissione Bilancio fino alla scadenza naturale che sarà a giugno, Clemente invece occupa la contesa casella del segretario d’aula senza rappresentare più la maggioranza ma nemmeno l’opposizione che - una volta uscito di scena Giandiego Gatta per l’elezione in Parlamento - vorrebbe riassegnare la poltrona a Forza Italia (si parla di Paride Mazzotta o Paolo Dell’Erba). Specularlmente anche nel centrosinistra la postazione “occupata” da Clemente fa gola.

L'ufficio di presidenza "azzoppato"

Senza contare che al momento l’ufficio di presidenza normalmente composto da 5 membri, risulta azzoppato: da una parte la presidente del Consiglio Loredana Capone e il vice presidente vicario Cristian Casili del M5s (per la maggioranza) dall’altra il secondo vicepresidente Giannicola De Leonardis di Fdi per l’opposizione. Le altre due caselle, ovvero i segretari d’aula, che dovrebbero essere ugualmente ripartite, sono al momento bloccate dalla resistenza di Clemente.
Ecco perché la decisione di agire con una mozione, che potrebbe arrivare in Aula già nella seduta di mercoledì 15 per spingere Clemente (e di riflesso anche Amati) a lasciare gli incarichi.

Al lavoro sul testo - condiviso dall’intera compagine presente al vertice - ci sarebbe il gruppo di Con, il che apporrebbe all’atto la firma implicita di Michele Emiliano, che di quella lista è il diretto ispiratore. La guerra di nervi tra il presidente e i calendiani infatti va avanti da tempo. Tanto che nell’ultimo vertice, tra una battuta sul terzo mandato e l’altra, il presidente ha già rilanciato la fatwa contro Calenda in Puglia invitando il centrosinistra a stringere patti comunali solo con il M5s e mai con il Terzo Polo.

Le reazioni 


«Mentre in cronaca va in onda la Regione che brucia per l’ennesima crisi morale da tangenti e mazzette, Emiliano non ha nulla da dire e si occupa del suo terzo mandato e di noi - commenta Amati -. Fa tutto questo dal basso del suo continuo mercanteggiare posti e negoziare cambi di casacca da una coalizione all’altra, reclutando i voltagabbana dei Cinquestelle e qualche peripatetico del centrodestra, così violando il risultato elettorale del 2020.». 
«Ma il Terzo Polo è fuori dalla maggioranza, basta guardare gli atti - spiega Maurizio Bruno, consigliere regionale dem ed ex presidente della Provincia - stiamo lavorando a mantenere questa maggioranza anche per le prossime comunali e il terzo polo è fuori da queste intese». 
«La posizione radicale del presidente trova il nostro consenso perché nasce dalla piena consapevolezza che dentro le nostre coalizioni non può esserci il Terzo Polo - aggiunge Cristian Casili del M5s -. Lo abbiamo visto anche a Taranto e così sarà per i prossimi Comuni che andranno alle amministrative». Quanto al terzo mandato di Emiliano, che ciclicamente torna ad aleggiare come ipotesi (e per alcuni come clava che tenga a freno l’indipendenza del candidato in pectore Antonio Decaro), Casili però riporta fedelmente il monito del Movimento: «A prescindere da Emiliano o Antonio Decaro noi giocheremo da protagonisti nelle scelte per il futuro della Regione essendo la prima forza politica in Puglia. Anche perché giocare una partita così importante senza di noi - conclude - vorrebbe dire consegnarla con certezza al centrodestra». 
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