Regionali, si voterà il 20 e 21 settembre. In Puglia la legge elettorale è un caso: «Introdurre la parità di genere o impugneremo l'esito delle elezioni»

Regionali, si voterà il 20 e 21 settembre. In Puglia la legge elettorale è un caso: «Introdurre la parità di genere o impugneremo l'esito delle elezioni»
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Venerdì 19 Giugno 2020, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 12:08
Il decreto elezioni diventa legge e la finestra per votare s'apre ufficialmente il 20 settembre. Il governo ha già deciso, sarà election day spalmato su due giorni: regionali, comunali e referendum costituzionale tra il 20 e il 21 settembre. Ieri il Senato ha votato la fiducia posta sul decreto, i voti favorevoli sono stati 145, due i contrari, l'opposizione non ha partecipato al voto. Numeri che fanno fibrillare la maggioranza visto che al momento del voto i presenti erano 149, sul filo del numero legale. A breve è attesa la firma e la promulgazione da parte del Capo dello Stato, visto che il provvedimento sarebbe decaduto domani se non convertito in legge. Ora si attende che il governo, d'intesa con le Regioni, fissi la data per l'apertura delle urne, su due giorni per le esigenze sanitarie legate al coronavirus. E l'accoppiata 20-21 settembre (domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15) è la più probabile.

Per quanto riguarda le elezioni regionali, viene prolungata di tre mesi la durata in carica dei Consigli regionali, il cui rinnovo era previsto entro il prossimo 2 agosto 2020, e si stabilisce che le elezioni si svolgano nel periodo tra 15 e 60 giorni successivi al termine della nuova scadenza del mandato o nella domenica-lunedì compresi nei sei giorni ulteriori. Le elezioni potranno perciò svolgersi nel periodo dal 15 settembre al 5 novembre, con la prima data utile il 20-21 settembre e l'ultima il 1-2 novembre.

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Per quanto riguarda le Comunali, il turno annuale ordinario del 2020 viene spostato ad una domenica compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre, anziché tra il 15 aprile e il 15 giugno. Nello stesso periodo si voterà anche per l'elezione dei Consigli comunali e circoscrizionali che devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato, se le condizioni che rendono necessarie le elezioni si sono verificate entro il 27 luglio 2020. In sostanza: se un sindaco si dimette per potersi candidare alle regionali, per quel comune s'apre la finestra di voto settembrina, a patto che le dimissioni siano formalizzate definitivamente entro il 27 luglio. Previsto infine che le elezioni dei presidenti di Provincia e dei Consigli provinciali in scadenza nel 2020 si svolgano entro 90 giorni dalle elezioni dei Consigli comunali, con la conseguente proroga della durata del mandato fino al rinnovo degli organi.

Per l'emergenza sanitaria è stato ridotto ad un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e candidature per le elezioni comunali e regionali, salvo diversa disposizione adottata, per queste ultime, dalle Regioni.
Il nodo che ha suscitato maggiori polemiche nell'esame del decreto legge è quello relativo all'election day e conseguentemente alla data in cui si svolgeranno le elezioni, considerando che in alcuni Comuni potrebbe essere necessario il ballottaggio. Già a marzo il cosiddetto decreto Cura Italià aveva prorogato il termine di indizione del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari portandolo da 60 a 240 giorni dalla comunicazione di ammissibilità. Quindi il governo avrà tempo fino al 19 settembre, ma la consultazione dovrà svolgersi in una data compresa tra i 50 e i 70 giorni successivi. Per votare il 20 settembre occorrerebbe perciò indire il referendum tra il 12 luglio e il 2 agosto.

Intanto in Puglia tiene banco il dibattito sulla parità di genere. La Regione Puglia resta tra le pochissime a non aver ancora adeguato le proprie norme elettorali alla legge nazionale 20 del 2016. Sistema elettorale alla mano, l'unica strada è prevedere la doppia preferenza di genere. Ma fin qui ogni tentativo è stato infruttuoso. La Commissione pari opportunità e le consigliere di parità minacciano a gran voce: senza doppia preferenza, impugneremo l'esito delle elezioni al Tar. Il centrosinistra fatica a trovare l'accordo, il probabile voto segreto lo espone peraltro ai franchi tiratori. Insomma: difficilmente la riforma elettorale sbarcherà in Consiglio. Ma le proposte ci sono: già tre proposte di legge giacciono da tempo, ora ne subentra una terza.

Porta la firma di due assessori (Alfonso Pisicchio di Senso civico e Gianni Stea di Puglia popolare) più altri otto firmatari, e non prevede soltanto la doppia preferenza: c'è anche la sospensione del consigliere regionale eletto e successivamente nominato assessore, e con successivo subentro in aula del primo dei non eletti della lista. Una proposta che ha il chiaro obiettivo di motivare tutti i candidati, promettendo un allargamento degli strapuntini consiliari a disposizione. Con una giunta a dieci, e con assessori solo interni, il Consiglio di fatto lieviterebbe a 60 componenti (rispetto ai 50 previsti). Ipotesi che fa storcere il naso a più di qualcuno, anche in maggioranza. «L'istituto della sospensione, già introdotto in alcune Regioni - spiegano Stea e Pisicchio - risponde all'esigenza di tutelare al meglio e distinguere completamente l'autonomia delle funzioni specifiche del Consiglio da quelle della Giunta, rendendo più funzionale e produttiva le attività legislativa, di indirizzo e ispettiva proprie della prima istituzione e impedendo, di fatto, la possibilità di interferenza da parte dell'Esecutivo nei confronti dell'organo legislativo».
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