Regionali, in Fratelli d'Italia c'è chi teme il sì di Fitto: «Candidato? C'è anche Gemmato»

Raffaele Fitto e Giorgia Meloni
Raffaele Fitto e Giorgia Meloni
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 8 Novembre 2019, 13:54
La fusione è fredda, e qualcosa sui territori in fondo s'era già capito. Ma non al punto da scatenare una mezza tempesta in vista delle Regionali, per ora circoscritta alle mosse sottobanco e alle riunioni carbonare. La fusione fredda sarebbe quella, soprattutto pugliese, tra Fratelli d'Italia e Direzione Italia: i fittiani sono ufficialmente confluiti nel partito di Giorgia Meloni, segnalato in salute e ascesa dai sondaggi oltre che dalle recenti elezioni umbre. A qualche dirigente e militante pugliese di FdI della prima ora però non va giù la più che probabile candidatura a governatore proprio di Raffaele Fitto. Questioni identitarie? Non esattamente: c'è chi ha sul curriculum antiche ruggini con l'eurodeputato salentino e teme peraltro d'essere messo ai margini in fase di compilazione delle liste. Insomma: un problema di calcolo politico. Tanto che si susseguono gli incontri per ipotizzare una proposta alternativa da portare in dote a Meloni: nelle ultime ore filtra il nome di Marcello Gemmato, deputato barese di Fratelli d'Italia.

Cosa accadrà? L'ultima parola spetta ovviamente alla leader di FdI e al tavolo nazionale di centrodestra. È lì che si gioca la partita a incastri delle candidature per le Regionali 2020: l'una è legata all'altra. Dopo il voto in Umbria, Meloni ha rivendicato le candidature in Puglia e Marche, negli ultimi giorni s'è invece quasi messa a posto la casella della Campania: andrà a Forza Italia (forse Mara Carfagna, con il placet della Lega), al pari della Calabria. Tutte le altre regioni saranno invece appannaggio dei salviniani: Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Veneto. Restano da selezionare i nomi: quello di Fitto è già sulla scrivania di Meloni, non solo per un naturale ordine delle cose (l'ex ministro e la leader di destra hanno peraltro sancito il patto federativo tra le rispettive forze, aderendo al gruppo Ecr di cui Fitto è co-presidente), ma anche perché indicato da Saverio Congedo, coordinatore pugliese di FdI. «Non è l'unico nome indicato, in realtà», spiega qualche meloniano.
Si vedrà. Di certo i rapporti pugliesi tra FdI e fittiani sono di cordiale gelo. La scorsa settimana è stato presentato in grande stile il gruppo consiliare unico, sui territori però i rapporti sono poco fluidi. E all'orizzonte si intravedono le prime, stridenti frizioni sulla scelta dei coordinatori provinciali di Fratelli d'Italia: i meloniani vorrebbero tutti e sei gli slot. Tesi ovviamente rispedita al mittente dai fittiani. C'è dell'altro: nella coalizione di centrodestra da mettere in campo nel 2020, in FdI c'è chi ritiene opportuno dividersi e sdoppiare le liste.

Dinamiche per niente sconosciute allo stesso Fitto. Il quale tace, aspetta, osserva, non smentisce categoricamente l'ipotesi d'una candidatura, ma non scioglie nemmeno la riserva. Anche perché non c'è stato ancora alcun invito ufficiale. L'eurodeputato salentino tuttavia ha già riservatamente posto qualche paletto, a colloquio con Meloni: o si marcia compatti, senza franchi tiratori o dirigenti tiepidi, oppure nulla da fare. Sono queste, anche, le famose rassicurazioni che l'ex ministro avrebbe chiesto e preteso.
Insomma: l'ostacolo alla candidatura di Fitto sembra essere perlopiù interno, paradossalmente. La stessa Lega sembra ormai orientata ad accettare l'incastro nazionale e la l'incoronazione dell'eurodeputato. Il dilemma potrebbe essere sciolto entro fine mese: il centrodestra vuol avviare la campagna elettorale quanto prima, senza indugiare. E provando a smussare anche le asperità interne.
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