Quota 28.750, verso il traguardo delle 30mila firme

Quota 28.750, verso il traguardo delle 30mila firme
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Lunedì 12 Ottobre 2015, 23:38 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 11:45
Alla vigilia dell’incontro a Roma sul Frecciarossa, che si terrà domani pomeriggio al ministero dei Trasporti, la petizione per chiedere l’attivazione del servizio fino a Lecce ha già raggiunto quota 28.750 firme e prosegue sia online, sul sito www.quotidianodipuglia.it, sia su carta. Numerose sono infatti le realtà che hanno aderito alla mobilitazione. Tra loro numerosi esercenti di Lecce, Brindisi e delle rispettive province, che hanno deciso di ospitare un punto di raccolta delle firme.



Dopo l’eccezionale risultato ottenuto in poche settimane sulla piattaforma change.org è stato infatti proprio dalla raccolta cartacea, nei territori e tra la gente, che è arrivato lo sprint decisivo ad avvicinare il traguardo delle 30mila firme, che oggi saranno consegnate al presidente della Regione Puglia.



Michele Emiliano aveva già ricevuto un mese fa le prime 16mila ed oggi riceverà l’intera petizione, che gli conferisce un mandato pieno da parte del territorio perché faccia valere a Roma la voce della Puglia meridionale in questa battaglia diventata un simbolo per il Salento, tra le aree più periferiche del Paese, allo stesso tempo divenuta centrale per molti aspetti, non ultimo quelli legati all’attrattiva turistica.



Quella del Frecciarossa si confugura infatti come una battaglia di giustizia e di civiltà, una questione sostanziale ma anche di principio, che in poco tempo ha smosso le coscienze della gran parte del territorio, dentro e fuori le istituzioni, a cominciare dai semplici cittadini. E per capire che non si tratta di una mera questione campanilistica basta ripercorre la vicenda: la mobilitazione è comuninciata agli inizi di settembre, dopo che a fine agosto Trenitalia aveva annunciato la riattivazione del servizio Frecciarossa in Puglia, dove quel collegamento - più veloce e confortevole - era stato soppresso nel 2008, sull’onda dei tagli decisi dall’allora Ad di Trenitalia Mauro Moretti per fare fronte alle perdite dell’azienda. Da allora la Puglia è ripiombata indietro nel tempo rispetto al resto d’Italia in materia di trasporti.



Non c’è da stupirsi quindi che una volta ripristinato il servizio sulla tratta Milano-Bari, di per sé una bella notizia per pendolari, viaggiatori occasionali e turisti,l’esclusione del Salento sia stata vissuta come una vera e propria beffa, pima da parte dell’utenza poi da tutti gli altri. Alla sollevazione popolare Trenitalia e Ferrovie dello Stato hanno sempre opposto la ferrea legge dei numeri, definendo il servizio poco conveniente, ma solo fino a Brindisi e Lecce e questo senza nemmeno un’ipotesi di sperimentazione sui volumi di traffico nella zona a maggiore attrattiva turistica della Puglia.



In poco tempo la rivendicazione è diventata anche politica, grazie alla presa di posizione di isituzioni, associazioni datoriali, sindacati. Ed è presto sbarcata a Roma, grazie a una battente iniziativa parlamentare dei deputati e senatori pugliesi di entrambi gli schieramenti. Di fronte al “no” di Fs e Trenitalia, confermato anche recentemente durante l’audizione in Commissione congiunta Bilancio e trasporti della Camera, l’unico spiraglio per il Salento è stato aperto proprio dal governo. Intervenendo alla Fiera del Levante, infatti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, ha ammesso: «Quel treno deve arrivare nel Salento, capiamo come farlo innun tavolo ministeriale». Dopo un mese esatto da allora quel tavolo è arrivato. E il Salento, insieme a tute le persone che per provenienza, affinità, affetto lo hanno eletto a seconda casa, si aspettano una risposta concreta. A.Lu.