Qatar 2022, le piccole comunità di "stranieri" in Puglia si organizzano: bar, asado e birra. «Così seguiremo il Mondiale»

Qatar 2022, le piccole comunità di "stranieri" in Puglia si organizzano: bar, asado e birra. «Così seguiremo il Mondiale»
di Giuseppe ANDRIANI
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Domenica 20 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:17

Un sondaggio realizzato nei giorni scorsi spiega che gli italiani tiferanno per l’Argentina. Il 22% ha scelto la nazionale albiceleste, sognando il finale da oscar per Leo Messi, provando così a sopperire alla mancanza dell’Italia al Mondiale in Qatar. Che strano campionato del mondo in un inverno con temperature ancora miti, giocato dall’altra parte del globo. C’è meno appeal? Forse. Eppure si accenderà prima o poi. E accenderà, allo stesso tempo, la fantasia di appassionati e tifosi. Gli italiani hanno scelto Messi, in secondo luogo sperano in un successo del Brasile. Il “nemico” da non tifare? Più la Francia, che la Germania. Evidentemente i tanti scontri recenti sono impressi nella memoria collettiva del Paese. E non dispiace l’ipotesi della Spagna di nuovo sul trono. Sarà perché Luis Enrique, tutto sommato, ispira simpatia, ai romanisti in particolar modo. 
Ma nel Paese ci sono altri...Paesi. Comunità, più o meno estese, di stranieri che tifano per la propria nazionale. E come potrebbe essere altrimenti? In Puglia il 22% di stranieri viene dalla Romania, seguono poi Albania e Bulgaria. Ma la popolazione più ampia con una squadra ai Mondiali è quella polacca: ci sono 2.832 tifosi nel tacco d’Italia. Più indietro inglesi, spagnoli, tedeschi e francesi. A proposito di micro comunità e gruppetti sparsi: Bari, neppure a dirlo, tifa Marocco. Walid Cheddira, dalla C alla Coppa del mondo in sei mesi, non porrà ai baresi il dubbio amletico che ebbero i napoletani a Italia 90 per Maradona. A Bari, quindi, si tifa Walid, che nel frattempo è diventato Walino. E poi ci sono tutti gli altri. L’Argentina può contare, in Puglia, su numerosi calciatori che militano nelle serie minori. L’abitudine più diffusa è quella di preparare l’asado per tutti i compagni, in grandi grigliate che talvolta hanno come scenario lo stadio. Dal calcio dei piccoli arrivano anche storie di spagnoli pronti a tifare per la propria nazionale. Ma non si sentono favoriti. 

Storie nella storia

Storie nella storia. I brasiliani di Puglia si organizzano per seguire le partite nei pub. Per i tedeschi, pare, l’unica conditio sine qua non è che vi sia birra a volontà. Testimonianze, racconti, che dall’Italia partono verso tutto il mondo. Sarà l’anno della Polonia? C’è chi ha già prenotato il biglietto di ritorno per casa e spera di trovare i caroselli. Non sarà facile. 
Il Mondiale diventa per una nazione un’occasione per cementare il senso patriottico o - prendendola più alla leggera - per creare ricordi condivisi da fissare per sempre nella memoria di un popolo. Chiunque ricorda dov’era quando Grosso ha battuto l’ultimo calcio di rigore a Berlino o quando Tardelli correva a Madrid. Questa volta l’Italia non c’è. Chi è nato nel 2015 oggi ha sette anni e non ha visto gli azzurri giocare un mondiale. Dovrà aspettare altri quattro anni, ne avrà undici. Emozioni negate.
E mentre monta la polemica su diritti civili, su cosa si può o non si può fare in Qatar, i 32 popoli chiamati in causa sono pronti a godersi l’inverno più particolare di sempre.

Al sapore d’estate e di ricordi da costruire. Il resto, fuori da superstizioni e riti di massa (tra asado e tv con telecronache sudamericane, perché sennò non è la stessa cosa), lo farà il rettangolo verde. Perché in fondo è difficile boicottare un mondiale di calcio. E tra gli stranieri di Puglia c’è chi giura di esser pronto a scendere in piazza in caso di vittoria. Può essere un modo, parafrasando Dante, per render meno di sale «lo pane altrui». E allora: buon Mondiale, a voi che potete. 

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