Puglia, timori per l'import-export: a rischio un giro d'affari da 422 milioni

Puglia, timori per l'import-export: a rischio un giro d'affari da 422 milioni
di Andrea TAFURO
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Sabato 12 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:46

La guerra in Ucraina mette a rischio un giro di affari per la Puglia, tra import ed export, di 422 milioni. 
Non solo: il conflitto in Ucraina rischia di polverizzare l’anno record dell’export in Puglia con oltre 8,6 miliardi di euro provenienti dal commercio estero che rischiano di andare in fumo. Il 2021 ha rappresentato, infatti, un periodo di forte ripresa per le esportazioni a livello regionale ma anche per le importazioni destinate alle aziende e ai consumatori pugliesi. Della questione relativa all’import/export si è parlato ieri in una videoconferenza tra l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, e la task force istituita dal Mise per far fronte alle difficoltà delle imprese derivanti dal conflitto. «Ringrazio la Regione Puglia e l’assessore Delli Noci - ha detto Fontana - per l’attenzione che sempre presta alle nostre imprese e a tutto il sistema economico in un momento così difficile. Sono molto preoccupato per quello che succederà nei prossimi giorni. Avremo necessità di liquidità e ritengo che per il Governo l’unica opportunità è che aumenti il debito e cerchi di andare incontro alle esigenze per calmierare i costi».

Le province


Bari e Taranto i territori maggiormente coinvolti nelle dinamiche commerciali con i rispettivi 4.2 miliardi e 1.2 miliardi di euro di esportazioni fatte registrare lo scorso anno. Brindisi, terzo a quota 975 milioni di operazioni commerciali con l’estero, supera di circa 200 milioni il dato di Foggia. In coda le province di Lecce e Bat. Il Salento fermo a 717 milioni di euro di export, a fronte di 535 milioni di import, ha un saldo di 182 milioni di euro. Un deficit, quello leccese, legato in gran parte a carenze dal punto di vista infrastrutturale, su logistica e mobilità, rispetto alle altre province pugliesi. È quanto emerge dal nuovo studio sui dati Istat condotto dall’Osservatorio Economico Aforisma, diretto da Davide Stasi, che ha analizzato l’andamento della bilancia commerciale nel lungo termine, vale a dire il trend degli ultimi trent’anni. 
Dai 2.3 miliardi di euro di valore complessivo dell’export raggiunto nel lontano 1991 si è arrivati ai 8.6 miliardi euro di oggi. Il valore più alto, però, è stato raggiunto nel 2019, prima della pandemia, con oltre 8.9 miliardi di euro di prodotti made in Puglia esportati in tutto il mondo.

Tra i prodotti più richiesti all’estero: parti e accessori per autoveicoli e loro motori (8,3%), Medicinali e preparati farmaceutici (7,8%), macchine di impiego generale (5,5%), prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie (4,9%), mobili (4,8%) e prodotti di colture permanenti (4,6). In crescita anche le performance del comparto del vino, del settore dolciario e lattiero-caseario. 

I Paesi


Nella top cinque dei Paesi di destinazione delle esportazioni della regione Puglia troviamo Germania (18%), Stati Uniti, Francia, Spagna e Svizzera. Sul versante delle importazioni, la Puglia negli ultimi anni ha intrattenuto rapporti commerciali soprattutto con Germania (11,2%), Cina (8,6%), Spagna (6,5%), Svizzera (5,7%), Brasile (5,1%) e Russia (4,7), importando sul territorio locale principalmente: minerali metalliferi ferrosi (10%), prodotti di colture agricole non permanenti (6,6%), prodotti farmaceutici di base (5,4%), oli e grassi vegetali. Numeri attuali e auspicata ripresa post pandemica, messi in discussione a causa delle gravi ricadute negative sulla finanza e sull’economia reale, innescate dal conflitto ucraino. «Le esportazioni – spiega Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio – rappresentano un importante indicatore utile per comprendere lo stato di salute della produzione interna e del commercio mondiale. Attraverso l’andamento dell’export, infatti, si può monitorare la competitività delle aziende pugliesi e la loro capacità di raggiungere gli altri Paesi che possono rivelarsi strategici per lo sviluppo del territorio. Negli ultimi anni – ricorda Stasi – c’è stata una grande richiesta di prodotti agroalimentari, oltre ai macchinari e parti di motori, che continuano a rappresentare la quota di mercato preponderante. Molto apprezzati all’estero sono il “wine & food” che ha trainato al rialzo il giro d’affari dell’industria agroalimentare».

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