Puglia, dai tagli al potenziamento dei piccoli ospedali: «Cresceranno, insieme ai Pronto soccorso. Ecco come cambierà la sanità». Parla l'assessore regionale Palese

Rocco Palese, assessore alla Salute
Rocco Palese, assessore alla Salute
di Paola ANCORA
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Domenica 27 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 07:43

Migliaia di nuovi medici e infermieri, il potenziamento dei piccoli ospedali e la messa a punto di quelli universitari. Alla voce “Piano nazionale di ripresa e resilienza” si trova un lungo elenco di cose da fare. L’assessore regionale alla Salute Rocco Palese le metterà nero su bianco per consegnare al ministero il “dossier Puglia” da finanziare con i 632 milioni destinati dal Pnrr alla nostra regione.

Assessore il Pnrr prevede la realizzazione di case e ospedali di comunità: quanti ce ne saranno per ciascuna Asl?
«Non abbiamo ancora una mappa. L’Unione Europea ha dato indirizzi precisi, sulla scorta dei quali opereremo delle scelte. È ovvio che il territorio vada coperto, realizzando una casa di comunità ogni 40-50mila abitanti; un ospedale di comunità ogni 50-100mila abitanti, una centrale operativa ogni 100mila abitanti». 

Ma i progetti vanno presentati entro domani, lunedì 28 febbraio. Non siete ancora pronti?
«Gli standard strutturali e operativi per effettuare una scelta appropriata sono stati pubblicati dal governo due giorni fa. Ci sarà certamente uno slittamento della data di consegna».

Cosa prevedono questi standard?
«Entro il 2026 dovremo avere tre posti letto ogni mille abitanti negli ospedali per acuti, 0,7 posti negli ospedali post-acuzie, 0,4 per mille negli ospedali di comunità e poi case di comunità e centrali operative. Non ci sono margini di manovra. Lo dico subito per evitare qualsiasi guerra di campanile. Dovremo prevedere poi nei Pronto soccorso un preciso numero di posti letto per “osservazioni brevi intensive».

Che cosa significa?
«Accanto alla medicina territoriale, al comparto che abbraccia telemedicina, robotica e strumentazione all’avanguardia - per quale spenderemo fino a 94 milioni - dovremo rafforzare i Pronto soccorso con i posti letto “Obi”, di osservazione breve intensiva dedicati ai pazienti che arrivano con le ambulanze del 118 e devono avere assistenza immediata. Non è accettabile che un ammalato stazioni per ore su una barella».

Si dovrà quindi prevedere l’ampliamento degli spazi oggi dedicati ai Pronto soccorso?
«Trovare gli spazi è prioritario». 

E il personale? Si parla spesso di strutture, molto meno di assunzioni. Si stima un fabbisogno di oltre 2.000 medici e infermieri, è così?
«Dare i numeri non è prudente, aspetterei la validazione dei nostri progetti da Roma.

Ma certamente serve un robusto contingente di personale. Intanto, dopo l’avvio del corso di Medicina e Chirurgia a Lecce, in Giunta abbiamo approvato quello del corso di Scienze Infermieristiche sempre a Lecce e alla Lum. Le scelte compiute fra Lecce, Taranto e Bari incideranno in maniera significativa sulla programmazione sanitaria. Basti dire che l’ospedale “Vito Fazzi” diverrà un ospedale universitario, il nostro policlinico, indipendente dall’attuale Asl. E consequenzialmente dovremo potenziare gli ospedali Asl, ovvero Galatina, Copertino, Casarano, Gallipoli, Scorrano».

Che cosa significa? Saranno aperti nuovi reparti in ospedali che per anni sono stati sistematicamente svuotati? 
«Capiremo di più quando dalla Asl ci sarà lo “scorporo” effettivo del Fazzi, insieme all’Oncologico e al Dea. Non dobbiamo dimenticare poi i fronti aperti, ovvero gli ospedali di nuova costruzione: a Maglie-Melpignano nel Salento, Fasano-Monopoli nel Brindisino e il San Cataldo a Taranto. Su questo nutro qualche preoccupazione».

Perché? 
«Non abbiamo dimostrato la necessaria efficienza per realizzarli in tempi accettabili. E i gravi ritardi accumulatisi non possono che impensierire sul rispetto dei tempi per la realizzazione dei progetti del Pnrr. Dobbiamo compiere uno sforzo corale».

Nel dettaglio. Ospedale di Maglie-Melpignano: a che punto siamo?
«La mia speranza è chiudere la fase progettuale entro l’anno. Le strutture tecniche delle Asl sono fortemente carenti di organico, abbiamo pochissimo personale, sebbene molto qualificato. Il Dipartimento Salute della Regione va rafforzato. E concordo con il presidente della commissione Bilancio, il consigliere Fabiano Amati quando sostiene che dovremmo creare una sorta di “unità di crisi” da dedicare ai progetti del Pnrr Salute».

Il presidente Emiliano è d’accordo con lei e con il consigliere Amati? Insolito asse. 
«Non si può non essere d’accordo sul creare una forte tecno-struttura dedicata alla progettazione del nostro futuro». 

Assessore, ma al netto dei finanziamenti del Pnrr, i soldi per i nuovi ospedali e per tutto il personale necessario dove pensa di trovarli?
«I soldi ci sono. Con le risorse umane attuali, è accaduto che i Fondi europei di sviluppo regionale (Fesr) e quelli derivanti dal programma straordinario di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico non siano stati utilizzati in toto e siano andati persi. Non deve succedere mai più. Investire sul personale è imprescindibile».

Torniamo a ospedali e case di comunità. Ci spieghi come funzioneranno. 
«Gli ospedali di comunità dedicati ai pazienti cronici avranno da 20 a 40 posti letto per ogni modulo. Nelle case di comunità si svolgeranno h12 prestazioni specialistiche multidisciplinari: si faranno, per esempio, le terapie oncologiche, le trasfusioni, gli esami diagnostici invasivi. Il punto di forza di questo sistema saranno le centrali operative territoriali che funzioneranno proprio come il 118 per le urgenze. Se una bambina ha mal d’orecchio alle 17, i genitori chiameranno e saranno indirizzati all’ospedale più vicino con un otorino disponibile».

I territori ospitano già i Pta: per individuare case e ospedali di comunità si partirà dall’esistente o si farà tabula rasa? 
«Le risorse non sono infinite, quindi è un nostro preciso dovere sfruttare ciò che abbiamo. I 23 Presidi territoriali assistenziali esistenti in Puglia diventeranno tutti ospedali di comunità. Prima del mio approdo all’assessorato, sono stati poi censiti edifici, ambulatori, strutture inutilizzate della Asl e anche terreni di nostra proprietà e alcune segnalazioni ci sono arrivate anche dai Comuni. Partiremo da qui».

Il ministero ha stanziato 10 milioni perché la Puglia smaltisca le liste d’attesa causate dalla pandemia. Lei ha detto che si punta a offrire 374mila prestazioni sanitarie entro il 2022, ma come intende farlo? Adotterete la “ricetta Veneto”, con ospedali aperti anche di notte e di domenica? 
«Dieci milioni sono una cifra davvero modesta e su questo il confronto con il Governo è ancora aperto. A mio parere va cancellato il limite orario sulle prestazioni aggiuntive, sugli straordinari».

Secondo un sondaggio di Cimo-Fesmed, il 67% dei medici è già costretto agli straordinari, il 17% lavora più di 48 ore a settimana. Come si può pensare di chiedere di più?
«È vero, i medici sono stremati e non possono essere eroi per un giorno. La contrattazione andrebbe rivista. Per lo smaltimento delle liste d’attesa, la legge nazionale prevede però anche il contributo delle strutture private accreditate, in particolare per le prestazioni di alta complessità. Ma prima ci servono i soldi, poi penseremo al resto».

Assessore negli ospedali pugliesi mancano moltissimi primari. Ne è privo, per esempio, il 50% dei reparti dell’ospedale di Lecce. Perché i concorsi banditi ormai uno o due anni fa non vengono conclusi? 
«È una anomalia da affrontare e risolvere. Domani è fissato un incontro con i direttori generali alla Fiera del Levante. Fra i punti all’ordine del giorno c’è anche questo. I problemi e le sfide da affrontare sono numerosi e io ce la metto tutta, ma non sono Mandrake. Scioglieremo un nodo alla volta». 

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