Puglia, arriva un'altra stangata su bollette, spesa e benzina: +10% in un mese

Puglia, arriva un'altra stangata su bollette, spesa e benzina: +10% in un mese
di Paola COLACI
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Domenica 6 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 12:43

Oltre 2 euro per un litro di benzina e gasolio poco al di sotto della stessa soglia nei distributori di carburante in Puglia. Il prezzo del pane comune, invece, in soli due mesi ha subito un rincaro del 35-40% attestandosi a 2,50 al chilo contro 1,90 euro di dicembre. E per un prodotto da forno realizzato con farine integrali lo scontrino è schizzato a 3,42 euro al chilo. E ancora, se per un chilo di pollo nelle macellerie e nei supermercati della regione a febbraio erano sufficienti 8,90 euro in media ora il prezzo è salito a 11 euro. Ma a infiammare il carovita “bruciando” sempre di più i salari delle famiglie pugliesi è soprattutto l’impennata dei prezzi di energia e gas: +10,2% di rincari sulle bollette, secondo l’Istat che ha aggiornato l’indice dei prezzi al consumo. L’indice generale dei prezzi in regione si attesta invece a +1,6% rispetto al mese precedente.

Le cause

Un rincaro generalizzato su prodotti e materie prime che - gli economisti ormai non hanno più dubbi - è effetto diretto della guerra in Ucraina. Le sanzioni alla Russia e il blocco dei trasporti anche marittimi nelle zone interessate dal conflitto stanno creando disagi al mercato internazionale, generando un aumento dei prezzi che ormai non è più circoscritto solo all’impennata sulle forniture di luce e gas.

Certo, a trainare questa fiammata sono i beni energetici che registrano l’incremento dell’10.2% sul mese di dicembre. Ma il carovita in Puglia colpisce anche il carrello della spesa: prodotti alimentari e bevande alcoliche segnano +0,6%. E la “stangata” riguarda pure i servizi ricettivi e la ristorazione: su questo fronte il mese di gennaio in regione si chiude con +1%. La stessa percentuale di aumenti che si registra anche per i servizi sanitari e le spese mediche.


L'effetto sui consumatori

Ma come stanno reagendo i consumatori rispetto ai rincari? Tiendeo.it, compagnia leader nei servizi drive-to-store per il settore retail ed esperti in cataloghi digitali, ha cercato di fare chiarezza realizzando uno studio dal quale è emerso come l’interesse nei confronti di promo e offerte sia aumentato in modo esponenziale in tutte le categorie: +2100% nelle ricerche di promo di salumi, +241% le uova, +85% per la carne, +17% per le ricerche di promo di verdura e +8% per la frutta, raddoppiate le ricerche per il pane mentre la ricerca di offerte per vino e acqua aumentano rispettivamente del +142% e +129%.


Le associazioni

Ora però anche la caccia alle offerte potrebbe non essere sufficiente a far quadrare i conti. «Il prezzo del mais è, infatti, balzato del 17% in una settimana dall’inizio della guerra in Ucraina. E ad aumentare del 6% anche quello della soia. A preoccupare è la chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato mondiale dove Russia e Ucraina insieme rappresentano il 19% di export del mais». È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, sulla base delle quotazioni alla borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale del commercio dei prodotti agricoli. Mentre il porto di Bari è drammaticamente vuoto perché non arrivano navi da Russia e Ucraina, al porto di Napoli dopo il blocco di due navi provenienti dalla Moldavia, il prezzo del mais è schizzato a 37,5-38,5 euro. «Un blocco che sta mettendo a dura prova gli allevamenti pugliesi - denuncia Coldiretti - perché le scorte si sono ridotte ai minimi termini e sono vendute a prezzi stellari, mettendo in ginocchio gli allevatori pugliesi che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili». Il costo medio di produzione del latte - fra energia e spese fisse - ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea. 


I prodotti di maggior consumo

E il prezzo dei latticini al banco dei freschi al supermercato è aumentato già del 20%. Se sino a fine febbraio un chilo di mozzarelle si acquistata con 7 euro, ora per lo stesso quantitativo di latticini in Puglia è necessario sborsare almeno 8 euro. Ma non è ancora finita. Secondo Federalimentari, con la guerra in Ucraina “ il prezzo della pasta, insieme a tutti gli altri prodotti a base cereale, potrebbe superare il 10%. L’incremento si aggiunge all’aumento di prezzo del 10% della pasta avvenuta a fine dello scorso anno”. Alla pasta, si aggiunge anche il pane il cui costo potrebbe crescere del 30%. Le associazioni dei consumatori a questo punto lanciano già un allarme “carestia”. E per gli italiani la dieta mediterranea ora rischia di diventare un vero e proprio incubo.

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