Puglia, rincari su pane, pasta, latte, frutta e carne: i conti in tasca alle famiglie

Puglia, rincari su pane, pasta, latte, frutta e carne: i conti in tasca alle famiglie
di Paola ANCORA
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:06

Pane, pasta, frutta e verdura: nelle prossime settimane riempire il carrello della spesa diventerà sempre più difficile per le famiglie italiane e pugliesi. E far quadrare i conti, con i rincari già annunciati per gas ed elettricità e il costo dei carburanti in costante aumento, sarà esercizio da equilibristi, in particolare per i due milioni e 459mila cittadini che, secondo l’Istat, sono oggi senza lavoro. Si potrebbe parlare di una tempesta perfetta, nonostante le rassicurazioni che arrivano dall’Europa sulla transitorietà della congiuntura e nonostante gli interventi del Governo, deciso a «fare presto» nella strategia di contenimento dei rincari - così ha detto ieri il premier Mario Draghi - «per non frenare la ripresa».

Il quadro


Sono già aumentati i prezzi all’ingrosso delle materie prime, aumentano luce (+29,8%) e gas (14,4%) e saliranno nelle prossime settimane anche i prezzi al dettaglio: del 70% il costo della frutta, del 10% quello del pane e del 5% la carne, secondo una prima stima dei rincari fatta da Consumerismo No Profit elaborando e incrociando i numeri forniti dalle varie associazioni di categoria (Coldiretti, Confcommercio, Copagri e Federdistribuzione fra gli altri). I dati a disposizione dei consumatori sono sconfortanti: il costo del latte – da febbraio, quando è iniziato l’aumento dei prezzi delle materie prime – è cresciuto del 5%; quello della pasta sfiorerà un rincaro del 30%; acquistare un chilo di zucca o di pere costerà fino al 25% in più. Persino bere una tazzina di caffè al bar, con il prezzo delle miscele cresciuto del 20%, potrà costare fino a 1,50 euro, mentre l’aumento dal 20 al 40% del costo di farine e lieviti costringerà i più ad acquistare una puccia o una rosetta in meno. Solo nel Salento, i fornai prevedono un ritocco al listino prezzi da tre a 3,50 euro al chilo. Le filiere del grano duro - di cui la Puglia è primo produttore italiano - saranno il tema centrale di due tavoli interprofessionali che si costituiranno a breve: è stato deciso ieri, al termine di un incontro fra il sottosegretario Gian Marco Centinaio e i produttori tenutosi proprio al ministero delle Politiche agricole. Si avvierà così «un confronto permanente sulle problematiche specifiche (...) delle filiere grano-pasta e grano-farine», ma intanto l’attenzione dei cittadini è puntata su quanto accadrà da qui a Natale. 
Coldiretti, anche ieri, ha posto l’accento sull’impennata del costo dei fertilizzanti, delle macchine agricole e del riscaldamento delle serre, sui costi degli imballaggi - dalla plastica all’acciaio - che si sono ripercossi sui costi di produzione dell’ortofrutta e, quindi, sulle diverse filiere.

Significa – spiega Coldiretti - che costeranno di più anche una latta da 500 grammi di salsa di pomodoro o una retina con due chili di arance. «L’emergenza Covid - sottolinea l’associazione - ha innescato un cortocircuito sul fronte delle materie prime con rincari insostenibili». 

La tempesta perfetta


Ma cosa ha scatenato la tempesta? Innanzitutto i prezzi delle materie prime in una economia mondiale fortemente interconnessa, poi i lievitati costi della logistica, che costringono ad arrancare anche settori, come la meccanica e il tessile di lusso, che non conoscono crisi di commesse. E, ancora, il cosiddetto “energy crunch”, ovvero lo “scricchiolare” del settore dell’energia che ha registrato un balzo dei costi delle forniture europee di gas naturale del 1700% rispetto ai livelli di un anno fa e i prezzi del petrolio in forte risalita. Sono questi i fenomeni che, altrove, hanno svuotato i supermercati – è accaduto in Gran Bretagna - e costretto, per esempio, la solida Cina a imporre forzosi black out nelle zone meno urbanizzate del Paese. 
In Puglia, l’aumentato costo della vita, in particolare delle tariffe energetiche e dei beni di largo consumo, peserà inevitabilmente di più su chi ha meno, sulle fasce più fragili della popolazione che hanno già pagato e pagheranno un prezzo elevatissimo alla pandemia da Covid-19. Basti ricordare i numeri snocciolati appena due mesi fa dalla Cgil regionale circa l’ultimo trimestre del 2021, quello in corso: il sindacato stimava ci saranno 20mila imprese in meno e 69mila nuovi disoccupati entro dicembre.
Bisognerà quindi attendere ancora qualche settimana e “depurare” i rincari da una eventuale componente speculativa, per capire quanto durevole e profondo sarà il loro impatto sulla nostra economia, ma intanto a fare “i conti della serva” ci pensano le famiglie attorno al tavolo della cucina. E i conti, per il momento, non tornano affatto. 

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