Scuole, battaglia in Consiglio dei ministri, poi la decisione: verso la riapertura l'11 gennaio. Attesa per l'ordinanza pugliese del presidente Emiliano

Scuole, battaglia in Consiglio dei ministri, poi la decisione: verso la riapertura l'11 gennaio. Attesa per l'ordinanza pugliese del presidente Emiliano
di Alberto GENTILI e Francesco MALFETANO
7 Minuti di Lettura
Domenica 3 Gennaio 2021, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 12:01

Scatta il rinvio per il ritorno in classe degli studenti delle scuole superiori. Il premier Giuseppe Conte e la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, avevano promesso che gli studenti sarebbero tornati in classe (seppure al 50% e con doppi turni) giovedì. Invece la riapertura slitta a lunedì 11. E potrebbe essere rinviata ancora se i dati del monitoraggio di venerdì prossimo dovessero confermarsi allarmanti. E’ questo l’epilogo del tempestoso Consiglio dei ministri celebrato nella notte. Tre ore di battaglia in cui non sono mancate liti accese all’interno del governo, ormai sull’orlo della crisi.

Il capodelegazione del Pd Dario Franceschini, rilanciando la posizione del governatore del Lazio e segretario dem Nicola Zingaretti, ha chiesto di prorogare la chiusura delle Superiori «almeno al 15 gennaio». E avrebbe posto il tema «come questione politica». 

Azzolina è andata su tutte le furie, difendendo assieme a Conte l’impegno a riaprire giovedì, dopo l’Epifania. In suo soccorso sono corse le ministre di Italia Viva, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, ma più che altro per sparare di nuovo contro il premier e l’intero esecutivo: «Questo è segno di caos inaccettabile. Ciò che manca per l’ennesima volta, è un’azione di governo del processo organizzativo e di concertazione con le Regioni. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio».

Franceschini, sostenuto dai ministri Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Regioni) ha però fatto presente: «Avrebbe poco senso riaprire le superiori giovedì, alla vigilia del monitoraggio settimanale. Si rischierebbe di riaprire le scuole il 7 per chiuderle l’11 se i dati sui contagi fossero allarmanti...».

La decisione di carattere nazionale serve a sventare il rischio di un cortocircuito causato dai nuovi parametri introdotti per la definizione dell’indice di trasmissione del virus Rt. Questi infatti verranno utilizzati per la prima volta dalla Cabina di regia di venerdì e, rendendo più facile il declassamento delle Regioni (da gialle ad arancioni e da arancioni a rosse), potrebbero portare in zona rossa quei territori che giovedì - al momento di quella che doveva essere la data della riapertura degli istituti scolastici - si trovavano in zona o gialla. In pratica il timore era che si riaprisse, ma solo per 48 ore. 

E ci sarebbe questo stesso ragionamento anche dietro la prudenza di alcuni dei governatori che hanno fatto slittare il ritorno a scuola degli studenti o che hanno deciso di aspettare le valutazioni dell’esecutivo. Ieri ad esempio Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna e Veneto si sono formalmente iscritte al fronte anti-aperturista annunciando che per le scuole secondarie ricorreranno alla didattica a distanza fino al prossimo 31 gennaio (fino al 15 per gli studenti sardi).

Di tutt’altro avviso, Toscana e Sicilia che ieri, al contrario, hanno annunciato di essere pronte a ripartire il 7, come aveva già fatto sapere anche l’Emilia-Romagna. 

Il fronte anti-aperturista però, contando anche i territori in forse, è ormai diventato maggioritario. Accanto alle “nuove leve” Veneto, Fvg, Sardegna e Marche, ci sono già schierate non solo la Puglia di Michele Emiliano (che si prepara a riaprire l’11 o il 18 lasciando però decidere ai genitori degli alunni se fare lezione da casa o in aula), ma anche il Lazio (aveva già deciso di posporre la ripartenza all’11 o al 18 gennaio) e soprattutto la Campania. Vincenzo De Luca ha infatti fatto da apripista quando già la settimana scorsa aveva imposto un suo calendario che a partire dall’11 gennaio prevede il rientro in classe degli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria e poi, previa valutazione dei dati, a partire dal 18 gennaio il resto della scuola primaria, e dal 25 gennaio, la secondaria.

A breve però, alla truppa, si potrebbero unire anche alcuni governatori di centrodestra considerati in forse (Piemonte, Liguria, Umbria, Calabria e Basilicata). La loro speranza, poi confermata dalla discussione emersa nel corso del Cdm, era che Palazzo Chigi e la ministra Azzolina (che ieri ha invitato le Regioni a riflettere «bene sulle conseguenze per studenti e famiglie») cedessero. E così è avvenuto dopo la zuffa in Consiglio dei ministri.

Per quanto riguarda la Puglia, il governatore Michele Emiliano ha fatto sapere che «all’interno della cornice normativa che traccerà il governo, vedremo se sarà necessario intervenire con una ordinanza regionale più restrittiva. Di sicuro, la Puglia in questa fase così incerta sulla evoluzione della curva epidemiologica e dell’indice Rt, intende tutelare la salute pubblica e ridurre al minimo i rischi di contagio».

Due giorni fa le rappresentanze sindacali pugliesi della scuola, all’unanimità, hanno chiesto al presidente di rinviare l'avvio delle lezioni in presenza di una settimana o 15 giorni, e di stabilire per tutti gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado la didattica a distanza. Alla luce delle previsioni nazionali di un innalzamento dell’indice Rt, il presidente della Regione Puglia intende andare proprio in questa direzione con il suo provvedimento.

La Uil Scuola, con l’intervento del segretario generale Gianni Verga, ha ribadito «netta contrarietà in merito alla ripresa in presenza di tutti gli ordini e gradi d’istruzione, inclusa la scuola dell’infanzia, nonché alla libera scelta da parte dei genitori sulla frequenza dei propri figli». Non solo. Ha anche insistito nella direzione «di utilizzare la didattica a distanza al 100% almeno per una settimana per tutte le scuole, al contrario di ciò che si pensa, il rischio di contagio è elevatissimo. Il presidente Emiliano - ha sottolineato il segretario Verga - ha riferito di non poter assumere un provvedimento diverso, per ragioni normative, ma ha assicurato di esaminare la possibilità di prorogare di una settimana la didattica a distanza al 100% per il secondo ciclo. Diversamente, si andrà nella direzione di una ordinanza che sostanzialmente ricalca quella ante vacanze natalizie, ovvero una scuola intesa come servizio a domanda individuale, chiesto per una sola volta dalle famiglie, estesa anche alle scuole superiori sempre nel rispetto del tetto del 50% di presenze». Anche la Flc-Cgil Puglia si è detta contraria «alla riproposizione di un modello di didattica in presenza adottabile a domanda dalle famiglie ora esteso addirittura anche al secondo ciclo - ha sottolineato il segretario Claudio Menga - e contro lo scaglionamento degli ingressi per le scuole del secondo ciclo per gli effetti devastanti sull’organizzazione del lavoro e della didattica che comporta».

«Moderata soddisfazione» sull’esito del confronto, è stata invece espressa dai segretari della Cisl e Cisl Scuola, Antonio Castellucci e Roberto Calienno, «perché sembra che il presidente Emiliano abbia recepito le nostre istanze». Sugli ingressi scaglionati, soluzione dei tavoli prefettizi, Cisl e Cisl Scuola hanno rappresentato «l’impraticabilità di detta soluzione perché terrebbe studenti di tecnici e professionali fuori di casa un’intera giornata senza peraltro ridurre gli assembramenti». Mentre, in riferimento all’ordinanza attualmente vigente, Cisl e Cisl Scuola hanno «evidenziato la difficoltà di organizzare l’attività scolastica lasciando alle famiglie la libertà di decidere se frequentare in presenza o meno».

Nel corso del tavolo di confronto, l’Anp (Associazione nazionale presidi) Puglia ha ribadito la sua contrarietà all’ordinanza che lascia libero arbitrio alle famiglie. «Ma su questo punto Emiliano ha manifestato l’intenzione di verificare la possibilità di introdurre alcuni importanti correttivi - ha spiegato il presidente Roberto Romito -, quali: 1)la limitazione della richiesta dei genitori circa la didattica a distanza ad una sola espressione di volontà, nell’ambito di vigenza dell’ordinanza; ossia, non sarebbero possibili variazioni o ripensamenti, dopo aver effettuato la scelta; 2) una sostanziale inversione della logica dell’ordinanza stessa, che prevederebbe per tutti glistudenti la modalità a distanza, salvo a tenere in presenza le attività di laboratorio, i disabili e gli studenti con bisogni educativi speciali. Questi elementi, se saranno effettivamente accolti nel testo dell’ordinanza, produrranno una sostanziale semplificazione organizzativa per le scuole, eliminando anche i doppi turni». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA