Puglia, pressing arancione. La variante inglese spinge: «Ormai in due casi su tre»

Puglia, pressing arancione. La variante inglese spinge: «Ormai in due casi su tre»
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Lunedì 8 Marzo 2021, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 10:10

A carte scoperte. E con l'allarme crescente, per la curva dei contagi e per la sempre più marcata prevalenza della variante inglese. La terza ondata non è più un'ipotesi. La Puglia resta in fascia gialla, perché così sanciscono i numeri del monitoraggio settimanale di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità. Tuttavia oggi l'ulteriore aggiornamento dei dati potrebbe indurre la Regione a chiedere al governo ciò che sembra inevitabile: maggiori restrizioni, per tutta la Puglia o per una parte.

Insomma: zona arancione. Si gioca a carte scoperte, appunto. Quale numero peserà come piombo, oggi, sui piatti della bilancia? L'incidenza di casi ogni 100mila abitanti: l'asticella nazionale, oltre la quale scatta l'alert, è a 250. In Puglia, nell'arco dei sette giorni, è a 169,73. Ma attenzione: l'incidenza sarà valutata su base provinciale, perché le differenze territoriali ci sono. E non sono nemmeno di poco conto. Bari, Foggia e Taranto sono le tre province maggiormente a rischio. Ad aggravare ulteriormente il quadro ora s'aggiunge sempre più la variante inglese: l'ultimo screening segnalava una prevalenza al 47,5% in Puglia. Ma è un dato che rischia d'essere già sorpassato: «Circa 10 giorni fa» in Puglia «quasi un caso su 2 era da variante inglese. Oggi, a spanne, 2 casi su 3 sono da variante», dice Maria Chironna, virologa e professoressa di Igiene dell'Università di Bari, responsabile del Laboratorio molecolare Covid del Policlinico di Bari. E la variante inglese non solo è molto più contagiosa del normale Coronavirus, ma aggredisce con estrema facilità le fasce più giovani della popolazione.


Anche ieri il bollettino regionale ha fatto registrare un trend in salita. In tutto 8.497, e sono stati rilevati 1.155 casi positivi, cioè il 13,59%: 570 sono in provincia di Bari, 229 in provincia di Foggia, 134 in provincia di Taranto, 84 in provincia di Lecce, 74 nella provincia Bat, 57 in provincia di Brindisi, 3 casi di provincia di residenza non nota. Ci sono stati anche 10 decessi, almeno in questo caso la corsa frena un po': 3 in provincia di Bari, 2 in provincia di Brindisi, 1 in provincia Bat, 1 in provincia di Foggia, 3 in provincia di Taranto.

Sono 115.894 i pazienti guariti, sabato erano 115.362 (+532). I casi attualmente positivi sono 35.466, 613 in più nelle ultime ventiquattr'ore. I pazienti ricoverati sono 1.458, sabato erano 1.439 (+19). Altro indice spia è l'occupazione delle terapie intensive: in Puglia è al 27%, il livello di guardia è al 30%.
«Quei giorni con un plateau di casi che lasciava presagire un controllo della seconda ondata - commenta Chironna - erano solo la quiete prima della tempesta. Una tempesta perfetta, annunciata, orchestrata da un virus che non abbiamo mai sottovalutato ma che si sta rivelando più subdolo del previsto». «Con le varianti - avverte - non si scherza. Solo che siamo un po' come dei san Tommaso. Poiché non le vediamo, non ci crediamo. Volevamo la conferma dei numeri. Puntualmente è arrivata. Oltre mille casi al giorno da molti giorni. Ieri erano poco meno di 1.500. Probabilmente sottostimati. Trend in aumento». E aggiunge: «E come in uno slalom gigante, ecco due paletti che renderanno difficile la discesa e che potrebbero mandarci fuori pista. Il veloce diffondersi delle varianti, perché molto più contagiose, e le oggettive difficoltà nel dispiegamento sul campo delle forze per la vaccinazione di massa, nonostante le positive notizie di allestimenti di hub enormi e palazzetti dello sport per le vaccinazioni. Le varianti corrono veloci, forse anche grazie a una sorta di rimozione collettiva del problema, mentre vaccinare richiede più tempo e molti operatori». E la virologa mette in guardia su un altro punto: i «vaccinati possono infettarsi lo stesso e risultare positivi al tampone. Possono contagiare altri? Speriamo di no, non lo sappiamo. Non lo possiamo escludere. Certo non si ammaleranno mai di forme gravi e non andranno mai in ospedale. E questa è un'ottima notizia». «I vaccini - spiega - funzionano, eccome, per proteggere contro queste forme, soprattutto chi è in prima linea, stando ogni giorno a contatto, nei reparti, con questi pazienti». Però, «vaccinare richiede tempo e un dispiegamento di forze immane. Dobbiamo fare presto. Abbiamo chi ci guida a livello nazionale con idee e obiettivi chiari? Navighiamo ancora a vista, mi pare. L'unica cosa certa è che dobbiamo cercare, ancora una volta, di tenere a bada questa ulteriore ondata epidemica. Schiacciare la maledetta curva e vaccinare il più possibile».
Re.Att.
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