Puglia sempre più multietnica: ci sono 140mila stranieri

Integrati, stanziali e senza diritti: il tema affrontato da Unisalento

Puglia sempre più multietnica: ci sono 140mila stranieri
di Mattia CHETTA
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Martedì 13 Dicembre 2022, 07:02 - Ultimo aggiornamento: 10:14

Puglia sempre più terra di arrivi e multietnica: i cittadini stranieri sono 139.750. Il 3,6% della popolazione regionale, a conti fatti. E tra loro il 19% sono minori mentre 54mila hanno un lavoro e 18.504 sono studenti. Un dato, quest'ultimo, che in un decennio è cresciuto del 35,6%. A certificarlo è il Dossier Statistico Immigrazione 2022, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos di Roma e presentato nel pomeriggio di ieri nel padiglione Chirico del Monastero degli Olivetani dell'Università del Salento.

A poche ore di distanza, dunque, dall'approdo nel porto barese di altri 261 migranti, giunti in Puglia dopo oltre 40 ore di traversata di fortuna in mare.

I dati

I dati provvisori dell'Istituto Nazionale di Statistica rivelano che a fine 2021 la provincia di Bari era il territorio nel quale si concentravano più stranieri (43.832); a seguire le province di Foggia (32.277), Lecce (26.834), Taranto (15.065), Brindisi (11.277) e Barletta-Andria-Trani (10.465).

Il 51,9% è giunto in Puglia dal continente europeo e tra i primi cinque Paesi per numero di residenti ci sono Romania (29.824, il 22,2% del totale), Albania (21.740, 16,2%), Marocco (10.563, 7,9%), Cina (6.594, 4,9%) e Senegal (5.071, 3,8%).

A introdurre lo studio Antonio Ciniero, docente dell'Università del Salento e membro della Redazione regionale Centro Studi e Ricerche Idos. «Il dossier ci racconta di come sia cambiata l'Italia e assieme al Paese i fenomeni migratori. Da 32 anni siamo destinatari di flussi migratori, ma allo stesso tempo assistiamo a un grave ritardo della politica rispetto alle istanze di eguaglianza di diritti che pongono quelli che ormai sono oltre 5 milioni cittadini, che non sono qui da ieri. Il dibattito pubblico sull'immigrazione è sempre sbilanciato sugli sbarchi, ma ci sono una realtà importante di processi di stabilizzazione che interessa cittadini stranieri e profonde contraddizioni rispetto al riconoscimento pieno dei diritti».

Il dossier

Il dossier approfondisce, inoltre, la mobilità stagionale, analizzando quelli che sono considerati i ghetti agricoli. Ed è Foggia la provincia a detenerne il maggior numero (24 in tutto); a seguire la provincia di Barletta-Andria-Trani con 5 insediamenti rilevati. Nel resto della Puglia, tuttavia, il Centro Studi e Ricerche Idos ha evidenziato come la concentrazione di gruppi di stranieri si registri all'interno di casolari abbandonati o in masserie. E nella maggior parte dei casi molti sono braccianti uomini prevalentemente provenienti dall'Africa (Mali, Nigeria, Ghana, Senegal, Gambia, Burkina Faso, Sudan, Togo, Marocco, Tunisia e Algeria i principali Paesi d'origine dei lavoratori). Tra loro è consistente anche il numero di braccianti di origine europea come bulgari in buona parte di origine rom , ucraini, romeni e polacchi. E se gli uomini lavorano per lo più la terra, le donne sempre più spesso sono costrette a prostituirsi.

Nella migliore delle ipotesi, invece, esercitano attività prettamente legate all'erogazione di servizi ai lavoratori (addette alle mense o impiegate nei negozi presenti all'interno dei ghetti). «Abbiamo cominciato ad adottare politiche che a monte erano proibitive per gli stranieri ha rilevato Luca di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos . Riconosciute le criticità, le istituzioni hanno provato a regolamentarle: nel 2008 abbiamo chiuso i canali per i lavoratori stranieri regolari e dal 2011 abbiamo ridotto al minimo i decreti flussi per i lavoratori stranieri. Del resto prima della crisi pandemica l'Italia aveva bisogno di lavoratori stranieri nella misura di 200-250mila unità per la manodopera». Sul fronte dell'istruzione, infine, durante l'anno scolastico 2020/2021 risultavano iscritti in Puglia 18.504 studenti stranieri. Rispetto alla tipologia professionale, il 47,9% ha svolto un lavoro manuale non qualificato, il 36,4% è stato impiegato come addetto alle vendite o nei servizi alle persone, il 12,5% ha svolto un lavoro manuale specializzato e soltanto il 3,1% ha svolto una professione intellettuale o tecnica o è stato inquadrato come dirigente.

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