Puglia, qui si muore più che altrove: +18,5% in un anno. L'Istat spiega perché

Puglia, qui si muore più che altrove: +18,5% in un anno. L'Istat spiega perché
di Paola ANCORA
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Martedì 15 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:11

Che sia dovuto a un’età media più elevata che altrove o a un sistema sanitario più fragile e meno preparato all’onda d’urto della pandemia, certo è che l’impatto del Covid sulla Puglia è stato deflagrante. La nostra è infatti la regione nella quale il Sars-Cov2, con tutte le sue varianti, ha inciso di più sulla dinamica demografica registrata dall’Istat e contenuta nel rapporto annuale 2021 diffuso ieri: durante lo scorso anno, infatti, si è registrato un numero di morti del 18,5% più alto che nel periodo 2015-2019. Nessun’altra regione d’Italia ha subito un contraccolpo così grave e questo nonostante la Puglia sia stata e sia ancora oggi una delle aree del Paese con una ottimale copertura vaccinale, tanto pediatrica che negli anziani e fra i fragili. 

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I dati del Paese e del Sud


In tutta Italia nel 2021 il totale dei decessi registrati (709.035) risulta in diminuzione rispetto all’anno precedente (oltre 30mila in meno), ma è significativamente superiore alla media del quinquennio 2015-2019 (+9,8%). Una differenza rilevante, rispetto al 2019 e al 2020, sta nel fatto che lo scorso anno l’eccesso di mortalità non è stato concentrato al Nord – com’era evidente nel corso delle prime ondate di diffusione di Sars-Cov2, quando i morti venivano trasferiti nei cimiteri o ai crematori dai camion dell’Esercito incolonnati - ma si è manifestato su tutto il territorio. Ed è nel Mezzogiorno che si è osservato l’eccesso di mortalità maggiore (+12,9% di decessi), con regioni come la Puglia (+18,5%) e il Molise (+14,6%) ben sopra la media nazionale (+9,8%).

Al Nord solo la Provincia autonoma di Bolzano e il Friuli-Venezia Giulia presentano un eccesso superiore al 13%.

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Il raffronto 2020-2021

Così, se nel 2020 anche in Puglia l’Istat registrò - fra le conseguenze dirette e indirette dell’epidemia da Covid-19 - un «drammatico eccesso di mortalità», una forte contrazione dei movimenti migratori e un quasi dimezzamento dei matrimoni celebrati, l’anno successivo a complicare il quadro si sono aggiunti gli effetti recessivi dovuti al calo delle nascite, scese sotto soglia 400mila a livello nazionale, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia a oggi. A ciò si aggiunga l’inizio della campagna vaccinale, entrata nel vivo solo all’inizio dell’estate e che fornisce un elemento in più per spiegare l’andamento della dinamica demografica: il periodo da gennaio a fine maggio, durante il quale si era ancora nella seconda ondata Covid, contraddistinto da un forte aumento di contagi e morti; poi una fase di transizione (da giugno a settembre) con un rallentamento dei contagi per effetto della campagna vaccinale; una successiva, nuova ondata pandemica, a partire dalla fine di settembre, con una drammatica riacutizzazione dei casi dovuti anche alla diffusione di nuove varianti del virus ad elevata contagiosità, come Omicron. Così, il contraccolpo più violento subito dal Mezzogiorno, in termini di morti da Covid, viene segnalato a partire dall’autunno del 2020 e per tutto il 2021.

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Il quadro attuale


Certo è che questo primo scampolo del 2022 non promette numeri migliori. Ieri la Puglia è stata, ancora una volta, fra le regioni peggiori d’Italia per numero di nuovi contagi accertati (3.346 su circa 22.200 tamponi processati), seconda soltanto al Lazio. Undici i morti, per un totale che, dall’inizio dell’anno, resta poco al di sotto dei mille. Stabili, secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), i tassi di occupazione dei posti letto nelle Terapie intensive (6%) e nei reparti di area medica (19%). Ma nonostante l’allentamento graduale delle misure di contenimento del contagio deciso dal Governo, la Regione continua a muoversi con prudenza, per esempio mantenendo contingentate le visite ai ricoverati negli ospedali, in attesa che la situazione migliori e Sars-Cov2 rallenti la sua corsa. 

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