Puglia, lavoro e precarietà: su 270mila nuovi assunti il 92% dei contratti è a termine

Puglia, lavoro e precarietà: su 270mila nuovi assunti il 92% dei contratti è a termine
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 25 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 00:38

Una forte precarietà rappresentata plasticamente da un dato: il 92% di attivazioni di contratti di lavoro è costituito da rapporti a termine. A farne le spese maggiormente, donne e giovani: solo il 34% dei nuovi occupati è riferibile a under 34, così come in questa fascia d’età solo un terzo è rappresentato da donne. Il mercato del lavoro in Puglia nel primo trimestre dell’anno in corso è fotografato così dalla Cgil Puglia che ha analizzato i dati pubblicati dalla direzione “Studi e Ricerche – Applicazione di Data Scienze” di Anpal Servizi.

Si confermano prevalenti i settori a basso lavoro aggiunto e bassa specializzazione, caratteristiche che trascinano i salari sempre più giù. Di positivo, solo il differenziale di 90mila unità tra attivazioni e cessazioni. «Delle 270mila attivazioni, 118mila interessano il settore agricolo e attività connesse, altri 28mila alberghi e ristoranti, 20mila il commercio, 18mila le costruzioni, ovvero quei settori dove più diffuso è il lavoro nero e grigio, lo dicono i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro. E solo 18mila attivazioni hanno interessato l’industria in senso stretto – spiega il segretario regionale Pino Gesmundo - Una condizione emergenziale che ha come conseguenza la desertificazione demografica a causa dei sempre maggiori flussi di emigrazione verso regioni del Nord o l’estero, dove trovare buona occupazione».

I numeri del sindacato

Il sindacato spiega che se si guarda ai rapporti cessati - 178.550 nel primo trimestre 2022 - il 42% ha avuto durata inferiore ai 30 giorni, un altro 29% tra un mese e tre mesi.

Aggiungendo poi un ulteriore dato: c’è un 74% di illegalità riscontrata dall’Ispettorato nazionale del lavoro nelle imprese del turismo in Puglia.

«Queste forme di lavoro precario rendono più debole il lavoratore, sul piano contrattuale e anche quello della sicurezza - prosegue Gesmundo - Ci si fa male e si muore nei luoghi di lavoro, da gennaio a luglio già 26 vittime in Puglia, perché si ritiene la sicurezza un costo ma anche perché chi vive la condizione di ricatto di un reddito a qualunque condizione non ha voce in capitolo per reclamare dispositivi e procedure adeguate».

L'appello alla politica

È questo il contesto per cui il segretario si rivolge ai partiti in queste ore cruciali per il rinnovo del Parlamento e, in prospettiva, al prossimo governo: «Questo è lo scenario che dovrebbe avere presente la politica quando parla di programmi a queste latitudini. E sono dati relativi al primo trimestre dell’anno dove ancora non si dispiegavano con forza gli effetti inflattivi e dei costi energetici su imprese e famiglie. Quando diciamo di voler difendere a ogni costo le risorse del Pnrr del Mezzogiorno lo diciamo guardando a quel 24,7% di poveri in età 18-34 anni che vivono al Sud, contro il 6,9 del Nord. In Puglia sono l’11,1% ed è la fascia generazionale dove la povertà incide maggiormente. Di un milione e 300mila persone in questa regione esposto a rischio povertà ed esclusione sociale, 741mila sono donne e 224mila minori. E chi perde un lavoro in Puglia, nel 62% dei casi non lo trova entro un anno».

Per questi motivi, Gesmundo invita a non demonizzare il reddito di cittadinanza aggiungendo che, parallelamente, va creata buona occupazione: «Siamo impegnati nel dialogo istituzionale per costruire programmi di investimento a valere sui fondi del Pnrr così come sul Por. C’è una condizione di sofferenza di cittadini e famiglie aggravata dalla non adeguata risposta del pubblico in termini di servizi, dalla sanità all’istruzione, che colpisce ad esempio i pensionati che vivono con 700 euro di media mensile. A quello servono i fondi del Pnrr, a costruire condizioni di crescita complessiva e tutele per i più esposti - conclude il leader della Cgil pugliese - Di questo avremmo voluto di più sentire parlare di più e meglio nel dibattito elettorale, ma questa è la priorità dei bisogni e delle risposte che dovrà affrontare il prossimo governo, e su questo troveranno una Cgil intransigente, dalla parte del lavoro e delle persone che vivono condizioni di disagio».

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