Dalla Puglia è fuga verso l'estero: in 380mila hanno detto addio. Lecce e Bari le più spopolate

Dalla Puglia è fuga verso l'estero: in 380mila hanno detto addio. Lecce e Bari le più spopolate
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 7 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 20:39

Italiani popolo di santi, poeti, navigatori. Ed emigranti. Sì perché sono tantissimi i cosiddetti “expat”, coloro che hanno scelto di risiedere all’estero per diversi motivi. E tra loro, i pugliesi ne rappresentano una fetta consistente. Su una platea totale di circa 6 milioni di italiani residenti all’estero, quasi 380mila provengono dal Tacco d’Italia con le province di Bari e Lecce a primeggiare nettamente.

Spopolamento, emorragia. Si può definire in diversi modi ma il succo è più o meno lo stesso. In tanti scelgono Germania, Svizzera, Regno Unito oppure oltreoceano Canada, Argentina e Brasile.

Sono poco meno di sei milioni, pari a circa un decimo della popolazione residente, gli italiani iscritti all’Aire e quindi stabilmente all’estero da oltre 12 mesi, al primo gennaio 2023. Un numero in crescita del 2,2% rispetto all’anno scorso, pari a oltre 127mila espatriati in più. I dati del ministero dell’Interno sono stati anticipati al Sole 24 Ore.

Chi va via

A emigrare sono soprattutto i giovani: gli under 30 sono oltre 1,8 milioni, il 10,7% di quelli residenti in Italia. Secondo il Viminale, inoltre, ci sono state 127.350 nuove iscrizioni nel 2022, anche se la pandemia ha rallentato questa tendenza. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione “espatrio”. Non c’è nessuna eccezione: tutte le regioni italiane perdono residenti aumentando, però, la loro presenza all’estero.

I dati dell’anagrafe degli italiani residenti all’estero riguardanti la Puglia a gennaio dello scorso anno sono così suddivisi: gli iscritti all’estero per provincia sono a Bari 108.083, Barletta-Andria-Trani 24.842, Brindisi 37.418, Foggia 70.753, Lecce 106.034 e Taranto 31.356. Il totale è di più di 378mila residenti all’estero provenienti dalla nostra regione che si pone al settimo posto dopo Sicilia, Lombardia, Campania, Veneto, Lazio e Calabria. E secondo le previsioni di Istat, nel 2050 in Puglia oltre il 37% dei residenti avrà più di 65 anni. Nel 2011 i residenti con almeno 65 anni in Puglia erano circa il 18%, oggi superano il 22%.

Dal 2005 al 2020, in quindici anni, è cresciuto in maniera esponenziale il numero dei ragazzi che decide di andare altrove. È ancora una rilevazione di Istat, legata al numero di cancellazioni dagli uffici anagrafe, a fare un’istantanea. Il problema principale riguarda Foggia e Taranto, ma in media le province pugliesi perdono 14 ragazzi tra i 25 e i 34 anni ogni mille residenti. E a essere ancora più penalizzati, come scritto ieri su queste pagine, sono i paesini pugliesi che hanno perso in dieci anni - la statistica è nella differenza tra i residenti al 1° gennaio 2022 e quelli al 1° gennaio 2012 - un abitante su tre. È il caso di Anzano di Puglia, nel Foggiano, dove gli abitanti sono diminuiti del 36%.

Soffre tutto il Sud

In generale, è tutto il Mezzogiorno a soffrire di questo fenomeno. Come rivela l’indagine del Sole 24 Ore, anche se negli ultimi anni l’aumento la fuga si è concentrata tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, in particolare dalle zone “interne” colpite duramente anche dalla pandemia nel 2020, l’impatto più significativo dell’esodo in rapporto alla popolazione rimane concentrato al Sud. La fuga è pressoché indiscriminata: riguarda giovani (477,5 under 30 si sono trasferiti ogni mille ennesi residenti) e anziani (506,2 ogni mille). Il termine con il quale si è definita l’esperienza migratoria italiana ai tempi della Grande Emigrazione è diaspora, come ricorda l’ultimo rapporto Migrantes. La parola, in realtà, sta per dispersione e, da sempre, ha una valenza negativa perché sottende la costrizione alla partenza. Quella diaspora ha avuto inizio dopo l’Unità d’Italia ed è terminata negli anni venti del XX secolo. Oggi, dopo cento anni, il pericolo è questa grande fuga torni irrimediabilmente attuale.

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