Puglia, la frontiera della geotermia: «Energia dalla falda e a impatto zero». La ricerca del Cnr

Puglia, la frontiera della geotermia: «Energia dalla falda e a impatto zero». La ricerca del Cnr
di Pierangelo TEMPESTA
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Mercoledì 12 Ottobre 2022, 05:00

Alimentare gli impianti di climatizzazione grazie alla temperatura della falda acquifera. In Puglia si può fare: a dirlo è il Cnr di Lecce, che ha condotto uno studio sul potenziale geotermico del capoluogo barocco e del suo territorio comunale. L'auspicio, ora, è che siano stanziati fondi sufficienti per estendere l'analisi su tutto il territorio regionale.

La ricerca

Lo studio è stato condotto dai ricercatori Giovanni Leucci e Lara De Giorgi ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Acta Geophysica”. I modelli geologici e idrogeologici sono stati realizzati utilizzando i dati stratigrafici di 51 pozzi nell'area del Comune di Lecce. È stato così ottenuto un modello di flusso delle acque sotterranee. Inoltre, sono state studiate le registrazioni della temperatura della superficie del suolo da dieci stazioni meteorologiche. Questo ha permesso di ottenere un modello relativo alle variazioni della temperatura a diverse profondità nel sottosuolo. «I risultati ottenuti integrando i dati geofisici con i modelli - si legge nello studio - mostrano una risorsa geotermica a bassa entalpia costituita da un sistema di acque sotterranee poco profonde». Cosa vuole dire? E come si può utilizzare questa risorsa per risparmiare sui costi dell'energia? «Purtroppo - spiega Giovanni Leucci - a Lecce e in Puglia non si può realizzare una centrale per ricavare energia geotermica, perché le temperature del sottosuolo sono troppo basse: variano da 15 a 17 gradi, fino ad arrivare a 20 gradi in estate. Si parla, dunque, di energia a bassa entalpia, che però può essere utilizzata per gli impianti di climatizzazione. Si utilizza una pompa di calore, che fa circolare il fluido che arriva dalla profondità della falda e che è alimentata da un pannello fotovoltaico.

Il pannello alimenta la pompa di calore che, a sua volta, fa circolare il fluido il quale, attraverso un circuito chiuso, acquisisce la temperatura della falda prima di risalire in superficie. In questo modo, ci si può sganciare dalla rete elettrica e da quella del gas per la climatizzazione. Più alto è il potenziale geotermico, minore è l'energia elettrica che la pompa di calore preleva dall'impianto fotovoltaico».

La mappa

Naturalmente, per dimensionare un impianto ad hoc è necessario conoscere il potenziale geotermico dell'area su cui insiste la costruzione. Per questo motivo, i due ricercatori del Cnr hanno elaborato una mappa dettagliata che, per il momento, si ferma al territorio del Comune di Lecce. L'intero centro abitato del capoluogo ricade in un'area in cui il flusso di calore è molto alto, tra i 40 e i 50 mW per metro quadrato, e la temperatura è intorno ai 20 gradi centigradi. A nord-ovest del centro abitato il flusso di calore arriva anche a 60 mW e la temperatura a circa 23 gradi. Tutto il territorio comunale, inoltre, ricade in una zona con livelli molto alti di flusso di calore e di temperatura; solo lungo la costa sono più bassi. E per il territorio pugliese? «Ci sono sicuramente le potenzialità - afferma Leucci - ma manca una mappa, uno studio che possa dare un'idea del potenziale geotermico. Ci sono aree che potrebbero essere sfruttate meglio di altre, ma è necessario indagare per capire quali sono. E per farlo servono i fondi. A Lecce - aggiunge - alcune imprese di costruzioni stanno già realizzando gli edifici predisponendoli per sfruttare la potenzialità geotermica. All'inizio i costi potrebbero sembrare alti, perché sono di circa 15-20 mila euro, ma si tratta di una spesa ammortizzabile in 5-6 anni».

Lo studio è durato più di un anno. È stato necessario misurare le temperature della falda e del suolo nelle diverse stagioni e studiare la direzione del flusso della falda. Con gli algoritmi messi a punto dal Cnr, poi, è stato possibile realizzare le mappe. «In alcune aree - spiega il ricercatore - potrebbe essere sufficiente sfruttare la temperature delle rocce, senza necessità di arrivare fino alla falda. Sarebbe interessante effettuare uno studio nella zona di Santa Cesarea Terme: nelle aree termali, infatti, le temperature del sottosuolo sono più alte e gli impianti per la geotermia potrebbero essere più performanti e, magari, essere utilizzati anche per la produzione di acqua calda. Nelle zone vulcaniche, dove ci sono temperature più alte, che superano anche i 100 gradi, è possibile pensare alla realizzazione di centrali geotermiche. Mai come oggi - aggiunge - il tema dell'indipendenza energetica è attuale. I benefici di un impianto geotermico sono economici, ma anche ambientali, perché si tratta di una fonte di energia rinnovabile ed inesauribile. La realizzazione di un impianto del genere è anche poco invasiva, perché richiede solo un foro di piccole dimensioni per arrivare alla profondità della falda. E nelle grandi costruzioni gli impianti possono essere centralizzati e servire più appartamenti. L'auspicio - conclude - è che siano previsti stanziamenti di fondi per ampliare lo studio a livello regionale, in modo da avere una mappa più ampia».

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