Mascherine, la Puglia scommette sull'autosufficienza: nasce la prima fabbrica pubblica. Produzione da 60 milioni di pezzi all'anno

Mascherine, la Puglia scommette sull'autosufficienza: nasce la prima fabbrica pubblica. Produzione da 60 milioni di pezzi all'anno
di Vincenzo DAMIANI
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Giovedì 6 Agosto 2020, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 10:52
Durante la prima fase dell'emergenza coronavirus la carenza di mascherine, tute e guanti è stato il punto debole del sistema sanitario. Adesso la Puglia punta all'autosufficienza. E per farlo, ieri, dopo aver lavorato per quattro mesi a fari spenti, ha inaugurato a Bari la prima fabbrica pubblica che produce dpi: i lavori sono iniziati lo scorso 30 marzo, quando tutta Italia annaspava alla ricerca di mascherine per proteggere medici, infermieri, operatori del 118, Rsa. L'idea della Regione Puglia, allora, è stata quella di dare vita ad un'azienda vera e propria, senza fini di lucro, che, in futuro e in vista di una seconda ondata di contagi, possa garantire alle Asl rifornimenti continui. È stato scelto un capannone in disuso, è stato bonificato, ristrutturato e sono stati installati gli impianti.

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E da ieri sono state sfornate le prime mascherine, a regime la fabbrica è capace di produrre, solo di mascherine, sino a 60 milioni di pezzi all'anno, 5 milioni al mese. Insomma, d'ora in avanti la Puglia non si farà più cogliere impreparata. Nello stabilimento di proprietà della Regione Puglia, in via Corigliano, nella sede dell'ex Ciapi di Bari verranno fabbricate mascherine chirurgiche, mascherine FFP2 e FFP3 anche con valvola, camici, calzari, tute, copricapo. Si tratta dell'unica fabbrica pubblica di dpi attiva in Italia, nel dettaglio può produrre 30 milioni all'anno di mascherine chirurgiche, 15 milioni di FFP2 e 15 milioni di FFP3. La struttura regionale di Protezione civile ha iniziato a realizzare lo stabilimento durante il lockdown, nel corso dell'emergenza Covid, quando ci si è resi conto della penuria di dpi. Il capannone è stato completamente ristrutturato, con l'installazione di impianti energetici ad alto risparmio. All'interno sono state montate tre linee di produzione: una per le chirurgiche e due per Ffp2 e Ffp3. Per la produzione ci sono anche macchine a controllo numerico per il taglio e il confezionamento dei camici e la saldatura al nastro, oltre che per la sanificazione. Al centro ci sono stazioni di taglio e cucito e 26 postazioni per l'assemblaggio.

La fabbrica è completata da magazzini e uffici gestionali. Le linee di produzione sono di fabbricazione cinese, gli altri macchinari di produzione italiana e pugliese. Il costo complessivo dei macchinari e del loro allestimento è di circa 1,2 milioni di euro. La fabbrica ha anche un laboratorio di prova per la verifica della qualità dei prodotti, per mantenere gli standard di qualità acquisiti. La missione dello stabilimento produttivo - spiegano dalla Regione - è quella di fornire dpi senza sostituirsi alle aziende private, ma per mantenere in sicurezza il sistema sanitario, le aziende strategiche e il sistema di protezione civile regionale, anche in caso di penuria di mercato. Quindi, i dispositivi di protezione individuale non verranno immessi sul mercato e non saranno commercializzati. Con gli attuali prezzi di mercato della materia prima, il costo vivo di produzione di una mascherina Ffp3 con valvola è pari a euro 0,27; il costo vivo di produzione di una mascherina Ffp2 è di 0,16 euro. Quindi, la produzione interna di dispositivi di produzione permetterà anche di realizzare un risparmio: basti pensare che la Regione Puglia ha investito circa 50 milioni di euro per acquistare dalla Cina e dalla Russia dispositivi di protezione quando la pandemia avanzava in Italia e negli ospedali scarseggiavano mascherine e tute. I ritardi nei rifornimenti agli ospedali e ai medici di base generò un'accesa polemica con l'Ordine dei medici e i sindacati, che accusavano la Regione di non garantire sicurezza agli operatori sanitari.
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