Puglia, culle sempre più vuote: emergenza denatalità. Emiliano: «Sostegno a donne e famiglie»

Puglia, culle sempre più vuote: emergenza denatalità. Emiliano: «Sostegno a donne e famiglie»
di Paola ANCORA
7 Minuti di Lettura
Sabato 14 Maggio 2022, 05:00

La Puglia sempre più vecchia. Come nel resto del Paese, anche nella nostra regione nascono sempre meno bambini. A sfogliare i dati raccolti periodicamente da Istat e aggiornati al 1° gennaio 2022, il problema assume dimensioni drammatiche: sui poco meno di quattro milioni di pugliesi, un milione e 183mila cittadini hanno un’età compresa fra i 60 e i 100 anni, con i centenari che hanno sfondato quota mille: sono 1.110 da Foggia a Lecce. Circa la metà, invece, ovvero 650mila, i bambini e i ragazzi di età compresa fra zero e 18 anni. 
I pugliesi fanno sempre meno figli: nel 2020 sono nati 404.892 bambini, 15mila in meno rispetto al 2019. Ed è solo grazie alla presenza di donne migranti che la media dei figli per nucleo familiare si risolleva, passando dall’1,18 figli per ciascuna donna italiana residente nella regione a 1,95. La media italiana è di 1,24 figli a famiglia. Così, sebbene ieri, giorno conclusivo degli Stati generali della natalità all’Auditorium Conciliazione di Roma, il governatore Michele Emiliano abbia rivendicato gli sforzi compiuti con il Piano regionale delle Politiche familiari 2020-2022 per favorire la natalità, la strada appare ancora tutta in salita, tanto più che il Piano è stato varato e si è concluso proprio negli anni della pandemia, fra lockdown e servizi a scartamento ridotto. 

Il quadro


In Puglia manca il lavoro, soprattutto quello stabile; mancano i servizi, a partire dagli asili; manca anche una cultura delle pari opportunità che permetta alle donne di diventare madri senza penalizzare la compiuta realizzazione dei loro desideri, anche professionali. Non a caso, proprio Emiliano, ha evidenziato come ora l’obiettivo «sia fare in modo che tutti, a prescindere dalle ideologie, pensiamo alla natalità come fine. E mai come in questo momento sono le donne che vanno messe al centro, bisogna fare in modo che la maternità sia facile e facile la conciliazione con il lavoro». 
Ancora una volta, sono i numeri a restituire l’emergenza nella sua drammaticità: senza robuste e coraggiose politiche che invertano la rotta, fino al 2050 il Mezzogiorno perderà 3,5 milioni di residenti. Significa che fra poco più di un paio di decenni un’area popolosa come la Puglia si desertificherà. Le previsioni dell’Istat guardano anche più in là, al 2070: fra cinquant’anni il Sud avrà subito una emorragia di 6,6 milioni di persone, attestandosi a 13,6 milioni di residenti.

E l’età media, attualmente sotto quella nazionale con 44,6 anni, salirà progressivamente fino a fare del Meridione la zona più vecchia d’Italia, con una media di 52,1 anni al 2070. 

Le parole del governatore


Nel suo discorso agli Stati generali, ieri, Emiliano si è spinto fino a proporre una modifica della Costituzione nella quale introdurre - secondo il presidente - «che la Repubblica è fondata sul lavoro e ha lo scopo di consentire alla generazione successiva (...) di proseguire, andare avanti, migliorare, consentire al mondo di essere un posto migliore». Una provocazione, se si pensa che la Carta già prevede la rimozione degli ostacoli alla realizzazione di ciascun cittadino, senza tuttavia che le politiche di genere siano mai riuscite, fino a oggi, ad agire in una realtà che fatica ancora a misurarsi con i tempi di conciliazione famiglia-lavoro, penalizza fortemente le donne lavoratrici e non promuove servizi adeguati per le famiglie, in particolare al Sud. E tuttavia l’obiettivo è chiaro: «Diventare genitori - ha concluso il presidente - è una scelta che la politica può incentivare assicurando lavoro, casa e buoni servizi. Nel Mezzogiorno scontiamo il forte gap della questione meridionale, cioè il tendenziale sottosviluppo economico e le difficoltà occupazionali che aumentano le difficoltà della conciliazione vita-lavoro e soprattutto minori finanziamenti per i sistemi welfare e sanitari». Finanziamenti che, con la denatalità, continueranno a diminuire, come ha chiarito tempo addietro l’assessore alla Salute, Rocco Palese. «In Puglia - ha concluso il governatore - stiamo cercando di affrontare il problema e i bisogni delle famiglie con azioni coordinate. L’Agenda per il lavoro, l’Agenda di genere, il Piano per la famiglia e gli investimenti dei fondi europei e del Pnrr sono pensati per creare opportunità per giovani, donne e famiglie». Nella speranza che si faccia tutto e si faccia in fretta.
[RIPRODUZ-RIS]© RIPRODUZIONE RISERVATA sempre più vecchia. Come nel resto del Paese, anche nella nostra regione nascono sempre meno bambini. A sfogliare i dati raccolti periodicamente da Istat e aggiornati al 1° gennaio 2022, il problema assume dimensioni drammatiche: sui poco meno di quattro milioni di pugliesi, un milione e 183mila cittadini hanno un’età compresa fra i 60 e i 100 anni, con i centenari che hanno sfondato quota mille: sono 1.110 da Foggia a Lecce. Circa la metà, invece, ovvero 650mila, i bambini e i ragazzi di età compresa fra zero e 18 anni. 
I pugliesi fanno sempre meno figli: nel 2020 sono nati 404.892 bambini, 15mila in meno rispetto al 2019. Ed è solo grazie alla presenza di donne migranti che la media dei figli per nucleo familiare si risolleva, passando dall’1,18 figli per ciascuna donna italiana residente nella regione a 1,95. La media italiana è di 1,24 figli a famiglia. Così, sebbene ieri, giorno conclusivo degli Stati generali della natalità all’Auditorium Conciliazione di Roma, il governatore Michele Emiliano abbia rivendicato gli sforzi compiuti con il Piano regionale delle Politiche familiari 2020-2022 per favorire la natalità, la strada appare ancora tutta in salita, tanto più che il Piano è stato varato e si è concluso proprio negli anni della pandemia, fra lockdown e servizi a scartamento ridotto. 
In Puglia manca il lavoro, soprattutto quello stabile; mancano i servizi, a partire dagli asili; manca anche una cultura delle pari opportunità che permetta alle donne di diventare madri senza penalizzare la compiuta realizzazione dei loro desideri, anche professionali. Non a caso, proprio Emiliano, ha evidenziato come ora l’obiettivo «sia fare in modo che tutti, a prescindere dalle ideologie, pensiamo alla natalità come fine. E mai come in questo momento sono le donne che vanno messe al centro, bisogna fare in modo che la maternità sia facile e facile la conciliazione con il lavoro». 
Ancora una volta, sono i numeri a restituire l’emergenza nella sua drammaticità: senza robuste e coraggiose politiche che invertano la rotta, fino al 2050 il Mezzogiorno perderà 3,5 milioni di residenti. Significa che fra poco più di un paio di decenni un’area popolosa come la Puglia si desertificherà. Le previsioni dell’Istat guardano anche più in là, al 2070: fra cinquant’anni il Sud avrà subito una emorragia di 6,6 milioni di persone, attestandosi a 13,6 milioni di residenti. E l’età media, attualmente sotto quella nazionale con 44,6 anni, salirà progressivamente fino a fare del Meridione la zona più vecchia d’Italia, con una media di 52,1 anni al 2070. 
Nel suo discorso agli Stati generali, ieri, Emiliano si è spinto fino a proporre una modifica della Costituzione nella quale introdurre - secondo il presidente - «che la Repubblica è fondata sul lavoro e ha lo scopo di consentire alla generazione successiva (...) di proseguire, andare avanti, migliorare, consentire al mondo di essere un posto migliore». Una provocazione, se si pensa che la Carta già prevede la rimozione degli ostacoli alla realizzazione di ciascun cittadino, senza tuttavia che le politiche di genere siano mai riuscite, fino a oggi, ad agire in una realtà che fatica ancora a misurarsi con i tempi di conciliazione famiglia-lavoro, penalizza fortemente le donne lavoratrici e non promuove servizi adeguati per le famiglie, in particolare al Sud. E tuttavia l’obiettivo è chiaro: «Diventare genitori - ha concluso il presidente - è una scelta che la politica può incentivare assicurando lavoro, casa e buoni servizi. Nel Mezzogiorno scontiamo il forte gap della questione meridionale, cioè il tendenziale sottosviluppo economico e le difficoltà occupazionali che aumentano le difficoltà della conciliazione vita-lavoro e soprattutto minori finanziamenti per i sistemi welfare e sanitari». Finanziamenti che, con la denatalità, continueranno a diminuire, come ha chiarito tempo addietro l’assessore alla Salute, Rocco Palese. «In Puglia - ha concluso il governatore - stiamo cercando di affrontare il problema e i bisogni delle famiglie con azioni coordinate. L’Agenda per il lavoro, l’Agenda di genere, il Piano per la famiglia e gli investimenti dei fondi europei e del Pnrr sono pensati per creare opportunità per giovani, donne e famiglie». Nella speranza che si faccia tutto e si faccia in fretta.
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