Focolai nelle carceri di Lecce e San Severo: 48 contagiati fra poliziotti penitenziari e detenuti

Focolai nelle carceri di Lecce e San Severo: 48 contagiati fra poliziotti penitenziari e detenuti
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Martedì 6 Aprile 2021, 13:30

Focolai nel carcere di Lecce, con circa 30 casi, e in quello di San Severo, in provincia di Foggia. «Stiamo ricevendo notizie più che allarmanti su un gravissimo peggioramento dei contagi da Covid-19 nelle strutture penitenziarie sull'intero territorio pugliese, mentre le risposte incomplete e parziali che pervengono dal Servizio sanitario nazionale e regionale ci inducono ad immaginare il peggio in una situazione già di per sé esplosiva quale quella del sistema penitenziario». Lo dichiara in una nota il segretario generale aggiunto dell'Osapp, Pasquale Montesano, riferendo di un nuovo focolaio nell'istituto penitenziario di Lecce, con «circa 30 positivi tra operatori e agenti di Polizia penitenziaria».

I dati del report nazionale del Dpa

 

Stando ai dati, aggiornati al primo aprile, contenuti nel report nazionale del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, nel carcere di Lecce già cinque giorni fa erano stati accertati 25 contagi (7 detenuti e 18 poliziotti) e a San Severo 23 casi (18 detenuti, uno dei quali ricoverato in ospedale, e 5 poliziotti). Montesano parla di «forti tensioni nelle carceri in Puglia» per i «nuovi focolai a Lecce e San Severo» e per i «quotidiani spostamenti di detenuti da una sede all'altra, con ciò incrementando ulteriormente il rischio del diffondersi della pandemia, quale lo scellerato spostamento di oltre 20 detenuti da San Severo a Taranto». «A problemi ormai cronici di sovraffollamento e di carenza di adeguato organico - spiega - , si è aggiunta una minore disponibilità di personale a causa delle assenze per Covid e quello in turno è sempre più provato da turni estenuanti peggiorati dal sacrosanto e indiscutibile utilizzo dei dispositivi anti-contagio». «La Regione Puglia - chiede - ha abbandonato il sistema penitenziario a se stesso?» e denuncia «il disinteresse della Asl, l'assenza di risposte del governatore Emiliano e di interventi del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria». 

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