Pnrr, riconversione e lavoro: «Rischio racket e infiltrazioni»

Pnrr, riconversione e lavoro: «Rischio racket e infiltrazioni»
di Roberta GRASSI
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Martedì 26 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:35

«Il pizzo non si paga solo in denaro, ma anche con posti di lavoro in aziende controllate». La considerazione del prefetto di Lecce, Maria Rosa Trio, nel suo intervento di ieri dinanzi alla Commissione speciale antimafia del Consiglio regionale della Puglia, è la fotografia dei tempi che corrono in tutta la Puglia, considerate le peculiarità e le sfaccettature di ogni singolo territorio. A Taranto, dove si guarda con attenzione ai denari che arriveranno per il risanamento dell’ex Ilva. Nel Salento, dove il riciclaggio dei fondi della Scu finisce nella mega lavatrice dell’industria turistica. O nella pubblica amministrazione. A Brindisi, provincia che deve affrontare una importante riconversione industriale, i cui effetti potrebbero essere fortemente impattanti sul piano occupazionale, ingrossando le file della manovalanza delle associazioni criminali. 

L'audizione in Regione

L’audizione in Commissione dei procuratori di Lecce, Brindisi e Taranto e dei prefetti delle stesse province, è stata voluta per fare il punto sulla situazione “criminale” del territorio. Ha coordinato i lavori il presidente, Renato Perrini, che ha annunciato la prosecuzione dei lavori con l’ascolto dei prefetti e dei procuratori delle province di Bari, Foggia e Bat. Sono intervenuti anche il procuratore aggiunto di Lecce, Guglielmo Cataldi; il prefetto di Taranto, Demetrio Martino; il procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone; la prefetta di Brindisi Carolina Bellantoni; il procuratore capo di Brindisi, Antonio De Donno e Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale. La criminalità organizzata, è un dato di fatto, si inabissa. E specie in tempi duri, come lo sono quelli che stiamo vivendo, cerca consenso per vie traverse. Non più fatti di sangue, ma business a più zeri. 


«Da parte nostra c’è massima attenzione sul rischio di infiltrazioni criminali nell’utilizzo degli ingenti fondi che arriveranno dall’Europa per il risanamento dello stabilimento Ilva. C’è grande preoccupazione per impedire che vengano solleticati gli appetiti di gruppi criminali» ha dichiarato il procuratore facente funzioni di Taranto, Carbone. Analisi simile a quella del procuratore della Repubblica di Brindisi, De Donno: «La riconversione industriale – ha annunciato – porterà a uno stravolgimento del mondo del lavoro». Si dovrà affrontare una probabile crisi occupazionale e il rischio è che si finisca per favorire l’arruolamento di uomini da parte delle organizzazioni: «Potrebbero esserci migliaia di licenziamenti, in tempi di assoluto disagio in un’area già fortemente depressa dall’incapacità di costruire un’industria strutturata, anche nel settore delle piccole e medie imprese». 
Ma non solo. «Preoccupa la zona grigia – ha spiegato il procuratore aggiunto di Lecce, Guglielmo Cataldi - dove si incontrano gli interessi dei professionisti e, a volte, dei pubblici amministratori con quelli della criminalità organizzata. E noi notiamo sempre più spesso la presenza di questa commistione, particolarmente pericolosa». «Non sempre la risposta a questi fenomeni deve essere penale - ha detto ancora Cataldi - e per questo lanciamo un grido di dolore condiviso: ci rendiamo conto che non è facile fare il politico in Italia e soprattutto nelle piccole realtà, dove è difficile tenere separati i rapporti tra persone perbene e persone non perbene, ma purtroppo notiamo sempre più spesso provvedimenti di scioglimento di Consigli comunali». 
Gli scioglimenti e le interdittive sono stati numerosi in provincia di Lecce e anche nel Brindisino: Parabita, Sogliano Cavour, Carmiano, Scorrano, Squinzano.

Poi i casi di Carovigno e Ostuni, di cui hanno parlato sia il prefetto di Brindisi, Carolina Bellantoni che il procuratore De Donno, e sui quali si attende una valutazione del governo, dopo il lavoro ispettivo concluso dalle commissioni di accesso antimafia. 


Resta aperto il dibattito sull’assegnazione dei beni confiscati, termometro della mentalità diffusa, della percezione e dell’affermazione della legalità come stile di vita. «Abbiamo tantissimi beni da assegnare – ha detto il prefetto di Brindisi, Bellantoni –. Su 452 immobili e 27 aziende confiscati in provincia, ce ne sono più di 100 non assegnati. Ai bandi dei Comuni non partecipa nessuno, per le remore che la popolazione ha nell’investire in quella tipologia di beni e per il timore che possano esserci ritorsioni». 
Coro unanime nel ribadire che le denunce di reati d’usura sono pari a zero. Rarissimi casi sia di querele, ma anche di condanne. 

Il monito di Mattarella

Tanto per confermare il monito lanciato ieri dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Foggia: «La formazione delle coscienze è avvertita come indispensabile in tutto il nostro Paese. E sul fronte della lotta alla criminalità organizzata la formazione delle coscienze è decisiva ed è uno degli elementi cui concorre l’insegnamento universitario che, come presidio di cultura, è ovunque un elemento di sostegno». Ovunque.

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