Puglia, 65 infortuni al giorno e 96 morti sul lavoro in un anno. «Serve una carta dei diritti degli studenti in alternanza»

Puglia, 65 infortuni al giorno e 96 morti sul lavoro in un anno. «Serve una carta dei diritti degli studenti in alternanza»
3 Minuti di Lettura
Martedì 1 Marzo 2022, 19:17

Nel 2021 in Puglia ci sono stati 65 infortuni al giorno e complessivamente 96 morti sul lavoro in un anno. Sono i numeri emersi oggi nel corso dell'iniziativa '"Al Sicuro"' promossa dalla Cgil Puglia nel dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Bari. Hanno partecipato, tra gli altri, il segretario della Cgil Puglia, Pino Gesmundo; la segretaria confederale nazionale della Cgil, Rossana Dettori; e Maria Giorgia Vulcano, coordinatrice del Nidil Cgil Puglia. "Fermare la strage sui luoghi di lavoro. Favorire una giusta transizione tra istruzione, formazione e luoghi della produzione", è il sottotitolo dell'evento promosso nell'ambito della mobilitazione nazionale lanciata dalla Cgil dopo le morti di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, due giovani di 18 e 16 anni, che hanno perso la vita rispettivamente durante un percorso di alternanza scuola lavoro e durante un tirocinio.

Bari, anno nero per le morti sul lavoro: 19 vittime nel 2021. Incidenza di 41,1 mortali per ogni milione di occupati

La Cgil

«Numeri e storie - ha detto Gesmundo - che ci dicono quanto urgente sia, e questa è la proposta che avanziamo, un osservatorio permanente su formazione e lavoro, coinvolgendo le associazioni studentesche, per monitorare un fenomeno che oggi sfugge alla conoscenza e valutazione».

Dettori ha sottolineato l'importanza di «confrontarci con le scuole e le università per comprendere diversità dei bisogni formativi e gli studenti devono poter decidere percorsi. Lavoriamo a costruire una carta dei diritti degli studenti in alternanza: ai ragazzi dico conquistiamo insieme questi diritti».

Si continua a morire sul lavoro, i dati Inail per la provincia di Taranto

Maria Giorgia Vulcano, coordinatrice del Nidil Cgil Puglia, ha ricordato che risultano non in regola con percentuali che oscillano tra il 60 e l'80 per cento, le aziende «del trasporto e magazzinaggio, attività di servizi, alloggio e ristorazione, attività sportive e di intrattenimento, attività professionali, scientifiche e tecniche e commercio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA