«La Puglia è già centrale, ma non si può soltanto dare. Rinnovabili, ecco il piano»: parla l'assessore regionale allo Sviluppo economico, Delli Noci

Alessandro Delli Noci, assessore regionale allo Sviluppo economico
Alessandro Delli Noci, assessore regionale allo Sviluppo economico
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 22 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:42

Alessandro Delli Noci, assessore regionale allo Sviluppo economico: troppi errori di programmazione nella strategia energetica, su scala nazionale e regionale. E troppi “no”, pensando che il problema non fosse dietro l’angolo. Da dove ricominciare per disegnare presente e futuro dell’approvvigionamento?
«Sono concentrato su ciò che possiamo fare per costruire la strategia dei prossimi anni. L’atteggiamento politico e programmatico vive le contingenze e la congiuntura, ovviamente. E oggi più di ieri qualsiasi investimento in Puglia ha una giustificazione totalmente diversa. I dati dicono comunque che la Puglia è uno dei più grossi produttori di energia da eolico e fotovoltaico, arrivando a 4 Gw. Alla luce dei numeri, il tema centrale è allora quello del repowering dei vecchi impianti da rinnovabili: è possibile ammodernarli, aumentando o raddoppiando la capacità produttiva. Solo così possiamo costruire una vera politica energetica che ci consenta di ridurre anche il consumo del suolo. Considerando peraltro che lo Stato non ha ancora definito con decreti attuativi le aree idonee per le rinnovabili, a parte quelle già indicate vale a dire le aree sin e le cave».
 

In Puglia il maggior vincolo agli insediamenti da rinnovabili è proprio il Piano paesaggistico regionale. Non andrebbe revisionato?
«Il Piano non consente di autorizzare nuovi impianti. In alcuni casi si arriva anche al diniego del repowering, che noi invece vogliamo agevolare, perché gli impianti ricadono in area successivamente dichiarata soggetta a vincolo. Ora abbiamo legiferato per consentire il repowering senza passare da procedura Via: facilitiamo il potenziamento degli impianti esistenti. Dobbiamo ripartire da questo, dalle aree Sin, dalle cave e dai tetti, e poi eventualmente dall’individuazione di altre aree idonee».
 

Il tema di fondo è però uno, ineludibile: tra gas, rinnovabili, idrogeno, la Puglia è centrale e strategica. Tuttavia sembra quasi non esserci la volontà istituzionale di recitare un ruolo da protagonista e di governare i processi.
«La Puglia recita già un ruolo centrale e deve continuare. Possiamo ripartire dalle strategia che esponevo. Solo dopo potremo capire quanto altro valore e contributo energetico può dare la Puglia. Ma c’è un altro tema da affrontare: qual è l’interesse dei pugliesi? Come costruiamo misure compensative e come rendiamo comunitaria la produzione di energia?».
 

Lei che percorso immagina?
«Dietro le comunità energetiche c’è una grande opportunità, sia coinvolgendo la cittadinanza con l’auto-produzione di energia sui tetti, e sia realizzando cabine autonome per produrre fino a 1 Mw. In questo modo possiamo avere delle vere e proprie isole di produzione di energia pulita. Senza dimenticare il fronte delle comunità energetiche industriali, per dare la possibilità a imprese che si insediano in Puglia, limitrofe a impianti di produzione energetica, di beneficiare di una tariffa energetica agevolata».
 

Assessore, sono però misure di accompagnamento rispetto al macro-problema: l’approvvigionamento di grandi volumi di energia. Ecco, come si scioglie questo nodo?
«La Puglia può risolvere il problema strutturale mondiale, ma partendo da un interesse collettivo. Dobbiamo essere, come già lo siamo, protagonisti della sfida climatica, ma generando più interesse e appeal per il territorio. La “compensazione” non deve essere solo una tantum, ma strutturale, generando un vantaggio competitivo».
 

Ristori e compensazioni, insomma. Cioè l’opportunità non sfruttata con Tap. Andrebbe fatto un mea culpa e riaperto il dossier.
«C’è l’istanza di alcuni Comuni che si sono costituiti parte civile: attendiamo quel giudizio per capire come muoverci e poi riaprire il tavolo, anche con azienda e governo».
 

Ora quasi tutti, anche gli oppositori della prima ora, invocano il raddoppio della capacità del gasdotto. Lei che ne pensa?
«Si tratta di un tema di grande attualità, ma di interesse nazionale».
 

Sul tema Tap la Regione resta quindi timida e ai margini. Intanto il Pitesai sblocca le ricerche di gas in mare, giacimenti vitali per contenere i contraccolpi dello choc energetico. La Regione si era distinta per posizioni “no Triv”, e adesso?
«Vorrei prima conoscere, anche dallo Stato, qual è la richiesta, quale il fabbisogno generale, quale dev’essere il contributo della Puglia e con quale contraccambio. Quando c’è da dare, si chiede sempre alla Puglia; ma non vedo la stessa cosa in senso opposto».
 

E cosa vorrebbe in cambio?
«Penso a opere che potrebbero essere compensate col Pnrr: dall’autostrada Bari-Lecce al rafforzamento dell’Alta velocità o a opere infrastrutturali che ci aiutino in un nuovo processo di sviluppo economico».
 

La Puglia ha una naturale appetibilità geomorfologica. Vale, per esempio, anche per l’eolico offshore: si susseguono progetti e manifestazioni d’interesse, ma nel caso del Salento le amministrazioni locali sono in larga parte per il “no”. La Regione si metterà alla testa di questo fronte?
«L’attività di scoping risale a pochi giorni fa. Ma la nostra azione è solo politica, l’autorizzazione è nazionale. Per quanto ci riguarda, non possiamo non prestare attenzione a delibere di Consigli comunali che chiedono lo spostamento del parco eolico. Svolgeremo questo ruolo politico demandatoci dal territorio, dopodiché – ribadisco – il governo deve dirci cosa vuole dalla Puglia e qual è il vantaggio collettivo. Produciamo di più e paghiamo però la stessa bolletta degli altri».
 

Lei che pensa dell’impianto eolico al largo del Salento?
«Quelle torri possono essere portate più lontano, è un territorio che punta sulla valorizzazione paesaggistica. Non sono contrario a prescindere all’offshore, valuto negativamente il progetto nel Salento perché impattante».
 

Il presidente Emiliano torna a parlare di “Taranto polo dell’idrogeno”. Dietro le etichette c’è però la concretezza: idrogeno verde vuol dire altri impianti rinnovabili, e torniamo così alla casella del via.
«Lo Stato ha raccolto le candidature delle Regioni per il polo dell’idrogeno, tenendo presente che occorrono aree con determinate caratteristiche vale a dire quelle delle aree industriali dismesse oggi idonee per l’installazione di impianti fotovoltaici. La Puglia si è candidata, ora attendiamo una risposta dal governo per considerare le aree appetibili pugliesi come polo per la produzione dell’idrogeno. Abbiamo aree dismesse e terreni per installare impianti da rinnovabili e in parallelo andrebbero poi realizzati elettrolizzatori».
 

A Brindisi c’è una candidatura per la cosiddetta Green Hydrogen Valley: che farete?
«Le manifestazioni d’interesse arrivate sono tante e variegate, tutte in linea con i requisiti fissati dal ministero, e ricadenti in aree industriali dismesse. Ci sarà un avviso pubblico subito dopo che il governo ci dirà se la nostra area è appetibile e di interesse nazionale per la produzione di idrogeno».
 

Il Piano energetico regionale è impantanato, da quasi dieci anni non viene aggiornato: perché? Ci state lavorando?
«Ci stiamo lavorando. Il punto è che noi possiamo anche costruire una visione generale, ma il cambio continuativo di normative rischia di farci definire un quadro già vecchio, sorpassato. Ma non siamo fermi: abbiamo finanziato i Piani per l’ambiente, l’energia e il paesaggio e approvato misure a supporto di piccole e medie imprese energivore con incentivi, attivi dalla prossima settimana, per la produzione di energia sui tetti. Proprio ieri abbiamo approvato una delibera con le linee di indirizzo per attuare misure urgenti per il contrasto al caro energia: interventi volti a finanziare o agevolare, anche intercettando i fondi previsti dal Pnrr, la riconversione degli impianti energetici delle aziende e a favorire l’autoproduzione di energia elettrica. Presto si aggiungerà una misura per le imprese agricole, e poi incentivi per i cittadini, oltre ai 7 milioni per il reddito energetico. Ecco: tutta questa energia, sommata, può agevolare l’interesse collettivo? Se finanziamo 1.500 impianti per 3 kw, quanto fa? Sono numeri rilevanti».
 

I rigassificatori offshore sono la soluzione più immediata. La Puglia potrebbe candidarsi?
«Il tema merita grandissima attenzione e si associa a un altro nodo già affrontato: il deposito gnl Edison a Brindisi.

L’ultima interlocuzione è stata positiva, nelle prossime settimane vedremo la proposta nel merito, convinti che possa essere un’opportunità di sviluppo se associata all’attracco delle navi. Gli uffici stanno completando l’istruttoria tecnica, dopodiché la Giunta definirà in un senso o nell’altro l’intesa col governo».

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