Puglia, caso respiratori: «Ce ne mancano 200» Cambia il piano ospedali

Puglia, caso respiratori: «Ce ne mancano 200» Cambia il piano ospedali
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Lunedì 16 Marzo 2020, 10:41
Il piano ospedaliero anti coronavirus è pronto, ma all'appello mancano almeno 200 respiratori senza i quali «non potremo salvare tutti quelli che potremmo salvare». A lanciare l'allarme è il governatore pugliese Michele Emiliano, che oggi, assieme al direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, spiegherà in videoconferenza i dettagli del piano che riguarda gli ospedali. Ci sono i posti letto, ci sono le terapie intensive come spiega anche il professore Pierluigi Lopalco, responsabile della task force della Regione Puglia per il contrasto al coronavirus, nell'intervista a Quotidiano ma non è sufficiente il numero di macchine che servono a mantenere in vita i pazienti più gravi, quella attaccati dalla polmonite. E c'è un altro punto di debolezza, ad evidenziarlo è sempre il governatore: «Abbiamo bisogno di 100mila mascherine al mese» per il personale sanitario. In realtà, il numero appare persino per difetto, considerando che Montanaro, invece, circa 15 giorni fa, durante la prima conferenza stampa, parlò di «300mila mascherine, guanti, tute e occhiali di protezione al mese». Il triplo. Senza questi dispositivi di protezione individuale il rischio, alto, è che medici e infermieri continueranno ad ammalarsi mentre assistono e salvano vite.
L'epidemia sta entrando nella fase cruciale, ieri in Puglia si sono registrati altri cinque decessi: quello di un 38enne in provincia di Bari, a Turi; due in provincia di Lecce, uno nella Bat e uno nel Brindisino. Salgono, quindi, a 17 le morti legate al coronavirus. Ieri sono state diagnosticate altre 48 positività, complessivamente gli ammalati pugliesi sono 248, circa la metà sono ricoverati. «Ci servono 200 ventilatori e 100mila mascherine al mese», ha ribadito ieri Emiliano ospite in collegamento con la trasmissione Mezz'ora in più su Rai3. «Siamo in grado ha aggiunto - di gestire duemila contagi conclamati: 1.000-1.200 finiranno in ospedale, 200-210 andranno in intensiva. Se i numeri fossero questi possiamo farcela, ma se non avremo i ventilatori non riusciremo a salvare tutti quelli che potremmo salvare». Il presidente della Regione ha criticato anche la gestione iniziale dell'emergenza da parte della Lombardia e delle altre regioni del Nord dove si sono innescati i focolai: «Forse è stato consentito a 100mila persone di uscire da zone infette» e tornare al Sud, ha accusato. Secondo Emiliano, l'esodo è partito quando «la Regione Lombardia in autonomia ha deciso di chiudere università e scuole». Adesso non resta che affrontare «l'ondata», come la definisce lo stesso Emiliano.
La task force si sta preparando al peggio, il piano ospedaliero infatti è tarato sull'ipotesi più drammatica: sino a 3mila contagi in pochi giorni, 1.200 ricoveri, di cui circa 200 in terapia intensiva. Se si superasse questa soglia, il sistema sanitario pugliese potrebbe non reggere. «Siamo pronti a fronteggiare la prossima fase di questa epidemia che, secondo le previsioni degli esperti, vedrà aumentare anche in Puglia in maniera rilevante il numero dei contagi. Quello che ancora non si può prevedere è l'impatto delle migliaia di persone che stanno tornando dal nord in Puglia», ha ammesso il governatore in un post su facebook. Il presidente ha annunciato che la «complessa riorganizzazione della rete ospedaliera mira a distinguere interi padiglioni dedicati al Covid-19 isolandoli dagli ambienti dedicati al no-Covid». Quindi, non ospedali anti coronavirus, ma alcune aree di essi, salvo che le strutture non siano già di dimensioni piccole.
Qualche esempio: al Policlinico di Bari è stato svuotato il padiglione Asclepios, un palazzone di otto piani, e da oggi in poi in quella struttura si combatterà solamente contro il coronavirus, con terapie intensive allestite a tempo di record. Al Miulli di Acquaviva delle Fonti identica cosa: è stato alzato un muro per dividere due plessi, uno sarà riservato solo ai pazienti Covid-19. E ancora: a Copertino ci la struttura sarà per i casi coronavirus; anche il nuovo plesso dell'ospedale di Lecce, il Dea, diventerà un punto di riferimento per la cura dei malati affetti da coronavirus con almeno 40 posti di rianimazione e un totale di oltre 300 posti. Allo stato attuale sono già pronti 209 posti letto nelle terapie intensive, ma si potrà arrivare sino a 300 con l'aiuto degli ospedali privati. Con la speranza che possano essere sufficienti e che arrivino i 200 respiratori invocati ieri da Emiliano.
V.Dam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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