Una regione senza futuro. In Puglia il livello di dispersione scolastica ha raggiunto il 17,6%, la percentuale di ragazzi di età compresa fra i 15 e i 29 anni che non va a scuola e non lavora vola al 30,6%, sopra la media nazionale del 23,1%. E tutte le politiche di rilancio dell'economia, di crescita e sviluppo che in questi giorni riempiono la campagna elettorale e le cronache politiche si rivelano un gigante dai piedi di argilla.
Il report
I dati diffusi oggi da Save the Children sono più che allarmanti.
In Puglia, le classi di scuola elementare alle quali manca il tempo pieno sono 7.288: migliaia di famiglie nelle quali, spesso, le donne sono costrette a part-time sacrificanti o a non lavorare affatto. Per attivare il tempo pieno servirebbero, ogni anno, 129,8 milioni di euro circa.
In un quadro nazionale che vede impoverirsi sempre di più tutti i cittadini, da Nord a Sud, il prezzo pagato dai bambini e dai ragazzi non è stato quantificato. Colpevolmente. Sorvolando – solo in questa occasione – sulle percentuali a due cifre degli studenti che, al termine del ciclo di studio superiore, non hanno adeguate competenze per misurarsi con l'Università e con la società di oggi utilizzando con disivoltura l'italiano e la matematica, la cosiddetta “dispersione esplicita” - ovvero il numero di coloro che a scuola non ci vanno affatto – raggiunge in Puglia il picco del 17,6%, superando anche Campania (16,4%) e Calabria (14%).
I servizi che mancano
Offrire servizi – lo sottolinea Save the Children – significa contribuire a livellare le diseguaglianze economiche e sociali: nelle province dove l’indice di dispersione è più basso, le scuole primarie hanno assicurato ai bambini una più ampia offerta di tempo pieno, frequentato dal 31,5% degli studenti contro il 24,9% delle aree dove la dispersione, invece, è maggiore. Non solo. Là dove più bambini e ragazzi frequentano regolarmente la scuola ci sono mense (il 25,9% delle scuole contro il 18,8% delle province con la dispersione più alta), palestre (42,4% contro 29%) ed edifici adeguati (47,9% contro 25,3%).
In Italia, le classi a tempo pieno (40 ore) nella scuola primaria superano di poco il 50% solo in Lazio (55,7%), Toscana (52,8%), Basilicata (52,4%) e Lombardia (52,3%), ma in Puglia sono una rarità (18,7%) come in Molise (7,5%), in Sicilia (11,5%), in Campania (18,8%) e in Abruzzo (19,6%), mentre la media nazionale è del 37,3%.
Sprofondo Sud
Al Sud il numero di bambini e ragazzi poveri è più alto, ma l'offerta di servizi è risicatissima. Altrove, nel resto del Paese, almeno il 50% delle scuole primarie è provvisto della mensa scolastica, fondamentale per assicurare il tempo pieno, ma preziosa anche per garantire a tutti in bambini, soprattutto quelli in povertà assoluta, un’alimentazione corretta per lo sviluppo psico-fisico e uno spazio importante di socialità e relazione.
In Puglia la provincia con il maggior numero di posti nelle mense è la Bat (44,4%), seguita da Bari (42%), Foggia (33,7%), Brindisi (32,7%), Taranto (25,6%) e Lecce (24,4%). Una distanza siderale da altre realtà, come le province toscane di Prato, Firenze e Lucca, dove va a mensa l'80% dei bambini in età scolare.
Per questo Save the Children chiede al governo che verrà di «investire il 5% del Pil per una scuola con tempo pieno, mensa, palestre ed edifici scolastici adeguati per tutti, e di garantire un impiego mirato dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sui territori con il maggior svantaggio educativo». Fondi che dovrebbero servire a garantire a tutti i bambini un orizzonte di pari opportunità.