Coronavirus, la Puglia come un "pendolo": altri 20 casi, 9 nel Salento. «Quasi tutti in arrivo dall'estero»

Coronavirus, la Puglia come un "pendolo": altri 20 casi, 9 nel Salento. «Quasi tutti in arrivo dall'estero»
di Maddalena MONGIÒ
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Martedì 18 Agosto 2020, 14:51 - Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 11:21
L'oscillazione del Covid è costante in Puglia: l'altroieri 4 casi, ieri 20, ma il boom di contagi arriva dalla Asl di Lecce che ne conta 9. La mappa del Covid si completa con 4 casi positivi in provincia di Bari, 4 nella Bat, 2 in provincia di Foggia, 1 da fuori regione. E ieri sono risaliti anche i tamponi effettuati: 2.644, 270.938 dall'inizio dell'emergenza. In tutto, 340 gli attualmente positivi. Va detto che il numero di contagi resi noti dalla Regione non racconta la situazione ad horas in quanto può esserci una differenza di 24 ore nella comunicazione degli esiti dei tamponi. Le Asl pugliesi devono comunicare entro le 11 del mattino gli esiti dei tamponi e quindi si possono cumulare dati che spiegano la salita e la discesa, anche brusca, dei contagi.
Sui contagi i direttori generali delle Asl pugliesi spiegano l'origine dell'infezione quasi sempre collegata al rientro dall'estero. Antonio Sanguedolce, direttore generale della Asl di Bari, spiega che: «Nelle ultime ventiquattro ore sono stati riscontrati quattro nuovi casi di positività al virus Sars-Cov2. Per tre di questi è stato necessario il ricovero ospedaliero presso il Policlinico. Il quarto caso è stato rilevato in fase di triage in una nostra struttura sanitaria». Per la Asl di Lecce, Rodolfo Rollo, rende noto che: «I casi registrati in provincia di Lecce riguardano tre persone arrivate dall'Albania; due rientrate da Malta; un cittadino straniero presente sul territorio provinciale; una persona arrivata da Milano; una persona arrivata dalla Francia; un caso sintomatico per il quale sono in corso le indagini epidemiologiche. Il nostro Dipartimento di Prevenzione prosegue le indagini epidemiologiche per individuare precocemente eventuali nuovi casi e tracciare i contatti stretti. Sottolineo l'importanza dell'autosegnalazione sul sito della Regione Puglia per chi arriva da fuori Regione e dall'estero». Alessandro Delle Donne, dg della Asl Bat, puntualizza che: «I quattro casi registrati riguardano un bambino di sei anni asintomatico, già in isolamento a casa per contatto stretto con un caso positivo Covid; una persona per la quale sono in corso le indagini epidemiologiche; un giovane rientrato da Malta; una persona arrivata dall'Albania. In questi ultimi due casi é stata fatta correttamente autosegnalazione sul sito della Regione». Infine Vito Piazzolla, direttore generale della Asl di Foggia: «Sono due i nuovi casi di persone positive al Covid-19 registrati in provincia di Foggia. Si tratta di cittadini stranieri presenti sul territorio provinciale, tutti in buone condizioni di salute. I due casi sono collegabili a focolai preesistenti ed individuati a seguito della effettuazione dei tamponi sui contatti stretti».
E se da una parte il Covid torna a mordere, sull'altro fronte i sindacati protestano dopo che un medico di base è finito in terapia intensiva e sottolineano il rischio contagio connesso alla scarsezza di dispositivi di protezione. Un allerta che è stato subito colto dal candidato governatore per il centrodestra, Raffaele Fitto. «Da lungo tempo i sindacati medici (Intesa Sindacale, Smi, Snami) sollecitavano il potenziamento della medicina del territorio afferma Francesco Pazienza segretario regionale Smi e la dotazione dei dispositivi di protezione ai medici di famiglia, ai medici di continuità assistenziale, ai medici dei servizi e ai medici del 118 (costretti a volte ad usare per calzari le buste dell'immondizia). Dpi inizialmente forniti dai sindacati medici e, solo successivamente in modo tardivo ed in quantità insufficiente, dalle istituzioni nonostante ci fosse una reale ed urgente necessità di intervento a tutela dell'interesse della salute pubblica». Questa l'accusa e Fitto chiede: «Ma le tonnellate e tonnellate di Dispositivi Individuali di Protezione, costati ai pugliesi circa 50 milioni di euro, giunti dalla Cina con i Boeing atterrati sulla pista di Bari Palese che fine hanno fatto? Lo chiedo senza spirito di polemica, ma per amore della verità. Quella verità che è dovuta ai pugliesi in genere, ma in modo particolare ai medici di base, agli operatori delle Rsa, insomma a tutti coloro che fanno parte di quel baluardo che è la medicina territoriale che in questi anni è stata depotenziata, ma che nella gestione dell'emergenza Covid è stata messa da parte e costretta a non prestare servizio e aiuto ai pugliesi (costretti a rivolgersi ai Pronto soccorso) e agli anziani nelle Rsa». Poi la bacchettata: «Trovo assurdo che oggi, 18 agosto, il sindacato dei medici di base, di fronte al caso di un loro collega ricoverato in terapia intensiva, denuncino ancora la mancanza di DPI come avveniva nei primi periodi di lockdown. Questo significa che la lezione non è servita e che solo nei comunicati della Regione va tutto bene, poi di fatto mancano ancora i dispositivi di prevenzione. Cosa accadrebbe se davvero ci trovassimo di fronte a una seconda ondata?».
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