La Puglia spalanca le porte: case e conventi aperti per accogliere i profughi

I farmaci da inviare agli ucraini
I farmaci da inviare agli ucraini
di Maria Claudia MINERVA
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Sabato 5 Marzo 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:02

Un enorme flusso di profughi sta cercando riparo nei Paesi europei. L’Italia è in prima linea nell’emergenza umanitaria ed è pronta all’accoglienza. Anche in Puglia la macchina della solidarietà a sostegno dell'Ucraina è già disponibile, bisogna solo tararla a seconda del numero di persone che saranno costrette a lasciare le proprie case per venire qui. Al momento le disposizioni delle prefetture pugliesi, che si rifanno all’impostazione del governo, è quella di seguire un iter ben preciso che vede come primo step l’accoglienza presso i Cas (Centri temporanei di accoglienza), che saranno messi in rete, e il Sistema di accoglienza e integrazione comunali (Sai).

Le prefetture pugliesi

Per ora, come confermano dalle prefetture, «non ci sono ancora numeri sul flusso di gente che potrebbe arrivare in Puglia», nel frattempo da Foggia a Lecce ci si organizza per abbracciare gli ucraini in fuga. Centinaia le famiglie che hanno già dato la disponibilità ad aprire le porte delle loro case, sebbene - come confermano comuni e prefetture – non ci sia ancora una vera e propria emergenza. Sicuramente sarà più semplice arrivare qui per chi avrà la possibilità di ricongiungersi con parenti o amici che possono ospitarli, più difficile invece per chi non ha nessuno e dovrà seguire l’iter stabilito. 
«I profughi quando arriveranno in massa andranno nelle strutture individuate e gestite da Cas e Sai - confermano dalle prefetture di Lecce e di Brindisi - più difficile, invece, pensare ad un eventuale affido a singoli nuclei familiari, almeno in questa prima fase». Tantissimi pugliesi si sono già proposti per accogliere anche minori non accompagnati attraverso l’istituto dell’affido internazionale, come fu fatto all’epoca di Cernobyl, ma l’associazione “Ai.Bi - Amici dei bambini” attiva in tutto il mondo, ha già chiarito che «ad oggi non esiste una legge in Italia che disciplini l’affido internazionale, che per il momento non rappresenta una possibilità per aiutare concretamente».
Come si è detto, la strada più semplice da percorrere resta quella dei Cas, la cui rete verrà comunque allargata, motivo per cui saranno raccolte adesioni di strutture che possano offrire vitto, alloggio e servizi di pulizia.

Le Caritas

Un ruolo molto importante in questo momento destinato alla prima organizzazione è quello che stanno svolgendo le Caritas diocesane pugliesi, che hanno avviato monitoraggi per sondare la disponibilità di strutture anche private. «Non ci si può organizzare privatamente, dopo l’incontro in prefetture a Lecce, il 2 marzo scorso, abbiamo avviato un monitoraggio attraverso tutte le parrocchie - chiarisce don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas di Nardò-Gallipoli - e abbiamo raccolto le diverse disponibilità delle strutture, come il monastero di Nardò, il convento dei Cappuccini di Galatone.

A Sannicola, ad esempio, il parroco, don Massimo Cala, ha messo a disposizione la casa parrocchiale; mentre altre disponibilità sono arrivate da Comuni e famiglie private. Siamo però in attesa di capire come poi dovrà materialmente strutturarsi questa accoglienza, ci sono infatti diverse problematiche, tra cui quella relativa alla durata che non può essere determinata con certezza. I profughi potrebbero restare da noi sei mesi o molto di più. Il governo ha già detto che i profughi conserveranno questo status per un anno, questo significa che chi mette a disposizione una casa o una struttura poi non potrà chiederla indietro finché ci sarà l’emergenza. Facile dire: “Siamo pronti ad accogliere”, ma poi dobbiamo essere consapevoli che queste persone dovranno essere anche accompagnate per tutto il tempo che resteranno qui. Noi come diocesi siamo pronti, ancora una volta c’è stata grandissima solidarietà da parte di tutti, ma ora dobbiamo aspettare le direttive del governo». Don Giuseppe lancia anche un appello sulla raccolta di generi di prima necessità. «Abbiamo avuto una video-conferenza con le Caritas dell’Ucraina e della Moldavia, che ci hanno fatto sapere che c’è difficoltà a ricevere i pacchi perché è difficoltoso sia il passaggio alle dogane che lo stoccaggio. Per questo ora sarebbe meglio supportare le raccolte fondi lanciate da Croce Rossa, da Caritas e da altri enti umanitari». 

La raccolta di farmaci

Procede, intanto, la macchina organizzativa della Regione Puglia, con il dipartimento regionale Promozione della Salute, la Protezione civile, le Asl pugliesi e le farmacie, impegnate nella raccolte e invio di farmaci e presidi sanitari da donare all’Ucraina. Ieri le Asl pugliesi, dopo una ricognizione dei farmaci a basso rischio di dotazione e dei presìdi ospedalieri presenti in magazzino, hanno già inviato il carico nel polo logistico di Modugno, e oggi due mezzi della colonna mobile della Protezione civile raggiungeranno la sede di stoccaggio abruzzese, dove c’è il centro di smistamento allestito dal Dipartimento della protezione civile per il Sud Italia.

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