La mazzata del Tar sul Psr: Regione, a rischio 77 milioni

La mazzata del Tar sul Psr: Regione, a rischio 77 milioni
di Vincenzo DAMIANI
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Maggio 2020, 09:05
Tutto da rifare, con il rischio di perdere almeno 77 milioni di euro. Il Tar di Puglia, terza sezione, ieri ha accolto il ricorso di alcune aziende agricole che erano state escluse e ha annullato la graduatoria regionale della misura 4.1A del Psr, il programma rurale alimentato da risorse europee. Si ripropone, così, il rischio per la Puglia di perdere i fondi: la Regione aveva chiesto alla Commissione europea una deroga per evitare il disimpegno, ma adesso gli uffici regionali dovranno ripartire da zero. Tutta l'opposizione è insorta, chiedendo ad Emiliano di assumersi le sue responsabilità ma il governatore non ha replicato. Si tratta del bando più importante del Psr, quello relativo agli investimenti.

Una vicenda travagliata e senza fine che si trascina da anni e che sta mettendo in difficoltà centinaia di aziende che hanno già anticipato la spesa convinte di rientrare dei costi. Nell'aprile del 2019 e più recentemente lo scorso gennaio, il Tribunale amministrativo aveva dato il via libera alla graduatoria, ma il Consiglio di Stato ha ribaltato i provvedimenti. Così ieri il Tar Puglia si è sostanzialmente dovuto adeguare alla decisione dei giudici di secondo grado. Ad aprile 2019 il giudice ritenne inammissibili e improcedibili i ricorsi delle aziende in quanto l'Autorità di gestione pugliese aveva provveduto a correggere la graduatoria stessa, eliminando gli errori e includendo le aziende ricorrenti sulla base dei ricalcoli effettuati. Poi, la Regione con Leo Di Gioia ancora assessore decise di congelare quella graduatoria e dare vita, nella sostanza, ad un secondo bando parallelo per accelerare le operazioni e i pagamenti.

Nacque uno scontro con il governatore Michele Emiliano, che preferì fare retromarcia, bloccare il secondo bando e tornare alla gara originaria, dopo aver ricalcolato, per l'ennesima volta, la graduatoria. Di Gioia si dimise e, lo scorso dicembre, durante la seduta del Consiglio regionale per l'approvazione del bilancio di previsione 2020, denunciò presunte irregolarità nella compilazione della classifica. Accuse pesanti, tanto che il presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo, trasmise il verbale della seduta alla Procura di Bari, che ha avviato un'indagine conoscitiva. «L'autorità di gestione di questa Regione dichiarò Di Gioia - dopo oltre due anni dalla scadenza del bando Psr originario impugnato al Tar, ha revocato e annullato la maggior parte dei criteri di ammissibilità a quel bando, quindi ha revocato la possibilità di essere esclusi. Si è deciso di togliere tutte le regole che disciplinano l'ammissione e le esclusioni da quel bando. Con questa operazione sono state riammesse aziende escluse da due anni in spregio, a mio avviso, oltre che al Codice degli appalti, a ogni regola di buona e sana amministrazione della cosa pubblica». Parole che sono finite in un fascicolo della Procura di Bari, l'indagine è svolta dalla guardia di finanza. Lo scorso gennaio, però, sempre il Tar di Puglia con sentenza 57/2020 respinse nel merito il primo dei numerosi ricorsi proposti contro le nuove graduatorie, legittimando l'operato della Regione Puglia.

Ieri, l'ultimo capitolo, una doccia gelata per gli imprenditori agricoli. Il direttore del dipartimento Agricoltura, Gianluca Nardone, e la coordinatrice dell'Autorità di gestione Rosa Fiore, annunciano che la Regione «sta valutando l'ipotesi di impugnare davanti al Consiglio di Stato la sentenza». «È importante ricordare - sostengono - che la graduatoria annullata era stata determinata dalla Regione, in sostituzione della precedente del novembre 2017, sulla base di verifiche operate in attuazione di quanto disposto dalle ordinanze del settembre 2018 emanate dello stesso Tar Bari nell'ambito di un precedente ricorso. La sentenza odierna impone alla Regione Puglia la verifica del dato dichiarato dalle imprese relativo all'incremento di reddito per tutti i 3.212 progetti presentati, diversamente da quanto indicato dalle citate ordinanze del 2018 che limitavano l'accertamento a soli 764 progetti, con conseguente rideterminazione della graduatoria». La Regione assicura che «la sentenza non avrà conseguenze per coloro a cui sono stati già concessi i finanziamenti» e che «darà immediata attuazione alla sentenza».
Le brutte notizie per l'agricoltura pugliese non finiscono qui: ieri è stata pubblicata la tabella Agea che riporta i dati relativi all'avanzamento della spesa (pubblica e quota Feasr) programmata ed effettivamente sostenuta dalle Regioni al 30 aprile 2020: la Puglia ha un avanzamento della spesa pari al 31,26%, notevolmente inferiore sia alla media nazionale (46,30%) che a quella delle Regioni meno sviluppate (40,89%). La Calabria ha avuto un exploit (53,26), bene anche Campania (41,94%), seguono la Sicilia (41,10%) e la Basilicata (40,41%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA