Province, per la Puglia 335 esuberi. Ma in 29 rischiano "l'esodo" al Nord

Province, per la Puglia 335 esuberi. Ma in 29 rischiano "l'esodo" al Nord
di Paola COLACI
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Lunedì 14 Marzo 2016, 06:37 - Ultimo aggiornamento: 14:53
Nuove Province e dipendenti da ricollocare, negli enti pugliesi non c’è posto per tutti. Ora 29 impiegati su 335 unità in esubero rischiano di dover fare la valigia e trasferirsi al Nord. Intanto la Regione cambia idea sulla riassegnazione delle deleghe: non più decreti del presidente Michele Emiliano per distribuire le funzioni non fondamentali, ma una vera e propria legge regionale tutta da scrivere e approvare.

A due anni dall’entrata in vigore della riforma Delrio che ha riformato le Province, ridimensionandole ad enti di secondo livello, il nodo più spinoso e ancora tutto da sciogliere resta sempre quello del personale in esubero. In tutto 335 dipendenti che ancora oggi continuano a timbrare il cartellino negli uffici delle Province pugliesi ma che entro la fine del mese dovranno comunicare via internet in quale amministrazione pubblica intendono essere ricollocati.
 
A dettare almeno su carta le procedure di riassegnazione del personale in esubero (3.500 unità sommando ex-provinciali ed ex-Croce Rossa) ci ha pensato ad ottobre scorso il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia. Attraverso un decreto che porta la sua firma è stato programmato il nuovo timing di questa procedura di maxi-mobilità e che da qui a breve ridisegnerà la mappa del pubblico impiego. In questi mesi, dunque, le Province hanno caricato su un portale istituito ad hoc tutti le unità di personale che risultavano in esubero nelle loro piante organiche. Le pubbliche amministrazioni statali e locali, allo stesso tempo, hanno dovuto comunicare le postazioni vacanti. Entro il 16 marzo i dati saranno affinati e a fine mese i “soprannumerari” saranno chiamati ad esprimere con un clic la loro preferenza sulla posizione che ritengono più idonea. Il primo giugno, infine, a tutti gli interessati dovrebbero essere recapitate le lettere con l'assegnazione al nuovo ufficio. Saranno così conclusi lo svuotamento delle Province, previsto dalla riforma Delrio, e la riorganizzazione della Croce rossa.
Un meccanismo che, nelle intenzioni, dovrebbe incrociare “domanda e offerta” di posti pubblici disponibili agevolando le operazioni di mobilità.

I numeri. Peccato, però, che al Sud in numeri non tornino. In Puglia, ma anche in Campania, in Basilicata, in Molise e in Calabria, le “scrivanie” da occupare ad oggi risultano inferiori ai dipendenti da ricollocare. La maggior parte dei posti liberi, per l’esattezza 1.644, si concentra in Lombardia e nel nord Italia. Gli impiegati pugliesi in soprannumero sono in tutto 335, dei quali 86 a Lecce e 66 a Brindisi. La Provincia di Taranto al momento non conta alcun esubero, ma non è escluso che nei prossimi giorni i numeri possano essere aggiornati. Ma gli enti regionali disposti ad accogliere questo personale hanno garantito solo 306 postazioni vacanti. Per i 29 dipendenti che restano fuori dal conteggio il rischio concreto è quello di doversi trasferire a migliaia di chilometri, in regioni dove la carenza di organico è maggiore. «Stiamo ricollocando migliaia di dipendenti delle Province nelle amministrazioni dove hanno bisogno di loro», ha fatto sapere nelle scorse ore la Madia.

La legge pugliese. Intanto a far innalzare ulteriormente i livelli d’allarme per le sorti del personale pubblico pugliese da parte delle organizzazioni sindacali è la legge regionale sul Bilancio di previsione 2016 approvata lo scorso febbraio. L’articolo 12, nello specifico, cambia la modalità di attribuzione delle funzioni non fondamentali prevista dalla legge regionale n. 31 dello scorso ottobre. Se in un primo momento la norma stabiliva che alla riassegnazione delle deleghe accessorie delle Province avrebbe provveduto lo stesso presidente Emiliano con appositi decreti, ora le attribuzioni delle funzioni dovranno passare attraverso un’apposita legge. E gli amministratori delle Province pugliesi ora temono che questo cambio di rotta contribuisca a diluire “un’agonia” che si trascina ormai da due anni.
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