Primizie e ortaggi, manca la manodopera: ricarichi dal produttore al consumatore fino al 600%

Primizie e ortaggi, manca la manodopera: ricarichi dal produttore al consumatore fino al 600%
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Martedì 5 Maggio 2020, 13:48 - Ultimo aggiornamento: 16:41
Schizza il prezzo della verdura e delle primizie di stagione come fave fresche e piselli verdi. L'allarme lanciato da più parti nelle scorse ore trova conferma, in ambito regionale, nell'analisi condotta da Coldiretti Puglia sulla base dei prezzi riconosciuti in campagna agli agricoltori «a cui corrispondono prezzi stellari sui banchi della vendita al dettaglio». L'associazione parla di una forbice dei prezzi dal campo alla tavola che registra percentuali a due cifre fino al 600%.
Coldiretti riconduce il motivo degli aumenti «alla persistente chiusura di ristoranti, bar, agriturismi e anche dei mercati rionali e dei mercati degli agricoltori che - moltiplicando gli sbocchi di mercato e ampliando la concorrenza - aumentano le possibilità di scelta dei consumatori e svolgono una funzione calmieratrice sui prezzi». Il tutto si traduce in un aumento medio pari al 2,8% «ma con punte più elevate per i prodotti freschi».
Ai pochi centesimi riconosciuti agli agricoltori la forbice si allarga a dismisura al consumo - denuncia Coldiretti Puglia - come per esempio per i caroselli che da 1,20 euro al chilo nei campi il prezzo schizza a 3,80 euro al dettaglio con una forbice che segna il +217%, le fave novelle che da 0,40 euro pagati agli agricoltori vengono vendute a 2,80 euro al chilo con +600%, i carciofi con prezzi al dettaglio del + 591% rispetto ai campi, i piselli verdi che da 1 euro in campagna sono venduti al consumo a 4,50 euro al chilo, fino ai broccoli con una forbice del 400%.
Da tempo gli agricoltori lanciano appelli a «educare il consumatore perché - sostengono - mangiare lo stagionale costa meno: zucchine adesso e fagiolini adesso hanno dei costi. Perché fa freddo, non crescono, c'è il ritardo della produzione e sono molte meno. In piena estate è l'opposto. Altro esempio: cavolo e verza. Che adesso sono finiti, non ce ne sono più. Per cui quei cavoli e quelle verze che si trovano in giro - ribadiscono - sono prodotti da cella che non vengono dal produttore e che sono venduti a prezzi allucinanti. Stesso discorso per piselli e fave novelle. Perché se l'offerta è molto bassa è chiaro che il prezzo aumenta. Ma quando si parla di rincari i benefici di quei rincari non li hanno i produttori», è la sottolineatura. Agricoltori che continuano a fare la conta dei danni dopo la denuncia della stessa Coldiretti su quanto sta accadendo nei campi dove, per la mancanza degli ordini e per la carenza di manodopera, in tantissimi continuano a mandare al macero ortaggi e verdure.
Con l'emergenza Coronavirus i consumatori - sottolinea la Coldiretti - vanno a caccia di vitamine per aiutare a rafforzare il sistema immunitario contro il virus con balzi della spesa che variano dal +14% della frutta al +24% per gli ortaggi nei supermercati nazionali nel periodo compreso tra il 16 marzo e il 12 aprile 2020 secondo Ismea/Nielsen. Una crescita trainata dalla voglia di avere in casa una riserva naturale di vitamine consigliata anche dall'Iss che sul sito, nei consigli sull'alimentazione durante l'emergenza Covid-19, invita proprio ad aumentare la quota di alimenti vegetali nella nostra dieta con più frutta e verdura e più legumi in ogni pasto della giornata. Una situazione aggravata dai problemi nei trasporti per le difficoltà dei camion a viaggiare a pieno carico all'andata e al ritorno in conseguenza del blocco di molte attività produttive, con la conseguenza che quasi quattro aziende ortofrutticole su dieci (38%) sono in difficoltà secondo l'analisi Coldiretti/Ixe' che evidenzia anche la frenata nelle esportazioni Made in Italy.
La chiusura forzata del canale della ristorazione ha infatti un effetto a valanga sull'agroalimentare nazionale con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu che sale a 5 miliardi per effetto del lockdown prolungato al primo giugno, secondo una stima della Coldiretti. «Il lungo periodo di chiusura conclude Coldiretti sta pesando su molte imprese dell'agroalimentare Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco e sui quali gravano anche le difficoltà all'esportazione con molti Paesi stranieri che hanno adottato le stesse misure di blocco alla ristorazione».
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