Primarie Pd, vince Zingaretti: oltre il 60%, vola in Puglia L'affluenza è la vera sorpresa

Primarie Pd, vince Zingaretti: oltre il 60%, vola in Puglia L'affluenza è la vera sorpresa
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Lunedì 4 Marzo 2019, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 18:12

di Francesco G.
GIOFFREDI
Il margine è persino più ampio del previsto, tanto da non richiedere nemmeno il battesimo dell'Assemblea nazionale: Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito democratico. Il governatore laziale, che ha coagulato attorno a sé consensi trasversali e un patto tra correnti non sempre affiliate, alle primarie incassa uno squillante risultato, intorno al 65%: per ottenere l'incoronazione senza passare dal voto dei delegati in Assemblea era sufficiente fermarsi al 50% più uno dei voti validi. Il bisogno quasi vitale di unità e di ricostruzione post macerie elettorali induce tutti i big del partito - a cominciare dagli altri due contendenti Maurizio Martina e Roberto Giachetti, fino a Matteo Renzi - a professare una maggiore compattezza, lo stop al fuoco amico e la propensione al lavoro di squadra. Per una volta però il dato politico forse più succulento è nell'affluenza, che s'attesta oltre ogni più rosea previsione formulata alla vigilia in Largo del Nazareno: quasi 1,8 milioni di tesserati o solo simpatizzanti ai gazebo. Anche la Puglia rispecchia il trend nazionale, sotto entrambi gli aspetti: Zingaretti s'impone ben oltre il 60%, anche perché al patto tra correnti qui s'è aggiunto l'additivo di FronteDem, l'area del non iscritto Michele Emiliano, al punto che in Puglia (a differenza di larga parte delle altre regioni) il governatore laziale era sostenuto da due liste (una a testa per gli altri due candidati); ai 270 seggi dem si sono presentati quasi 80mila pugliesi.
Da Nord a Sud, e pertanto anche in Puglia, un sintomo di vitalità: magari non del partito, ma quantomeno di un popolo di centrosinistra alle prese con una lunga e indecifrabile traversata nel deserto, e in cerca di risposte, segnali, leader, partito e senso di comunità. Traversata nel deserto di cui, naturalmente, dovrà ora farsi carico in primis il neo segretario. All'orizzonte si stagliano l'opposizione con cui incalzare il governo gialloverde, le elezioni europee (una specie di spartiacque, non solo per l'Italia) e quelle amministrative. Senza trascurare, nonostante le dichiarazioni serali, il consueto gioco di stoccate, veti e sgambetti interno al Pd.
Qual è la radiografia del voto in Puglia? Il podio nazionale è replicato di fatto ovunque, senza particolari scossoni. A Brindisi Zingaretti incassa 3.716 voti, Martina 1.327, Giachetti 531. A Taranto: Zingaretti 5801 preferenze (62,6%), a Martina 2284 (24,6%) e a Giachetti 1172 (12,6%). In provincia di Bari il governatore laziale s'arrampica al 64%. Nel Foggiano le proporzioni sono 65,1%, 21,51% e 11,54%. Zingaretti su scala nazionale aveva sponsor illustri, oltre che il traino di correnti ben corazzate all'interno del partito: area Franceschini, area Orlando, e poi Paolo Gentiloni, Piero Fassino, Marco Minniti, Gianni Cuperlo, e il già citato Michele Emiliano (fattore d'incidenza soprattutto in Puglia). Tradotto in moneta regionale: i parlamentari Francesco Boccia, Michele Bordo, Ubaldo Pagano e Assuntela Messina, i consiglieri e assessori regionali Michele Mazzarano, Fabiano Amati, Paolo Campo, Sergio Blasi, Gianni Giannini, Raffaele Piemontese e Filippo Caracciolo, gli ex parlamentari come Federico Massa e Salvatore Tomaselli. Al fianco di Martina invece i fedelissimi di sempre e un pezzo della galassia renziana: il senatore Dario Stefàno, il deputato e segretario regionale Marco Lacarra, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, i segretari provinciali Giampiero Mancarelli (Taranto) e Ippazio Morciano (Lecce), gli ex parlamentari Elisa Mariano e Ludovico Vico. Il successo (anche pugliese) di Zingaretti è un tonico per Emiliano, che punta ad avere una sponda amica a Roma per incassare la ricandidatura alle Regionali del 2020. Gli incroci congressuali sono comunque stati spesso inusuali: il governatore pugliese ha condiviso la militanza pro Zingaretti con feroci oppositori al suo bis, e viceversa tra i supporter di Martina c'è anche chi - come Lacarra - gioca di sponda con Emiliano.


La composizione del mosaico Pd non finisce qui. Zingaretti dovrà ora approcciare più di qualche nodo: gli assetti interni al partito, a cominciare da una possibile segreteria unitaria, le liste per le elezioni europee, la linea ufficiale sul tema dell'autonomia regionale differenziata. Il primo appuntamento è l'Assemblea nazionale del 17 marzo, chiamata ad eleggere la Direzione. Quest'ultima è composta sulla base dei risultati delle primarie; Zingaretti dovrà indicare i componenti della sua quota scegliendoli tra le varie aree che lo hanno sostenuto. Zingaretti ha annunciato una segreteria unitaria: verrà indicata in Direzione. La gestione unitaria del partito tocca anche i gruppi parlamentari: è il segretario a proporli, e i senatori e i deputati a eleggerli.
Gli attuali presidenti dei due gruppi, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, appoggiano Martina, proprio Stefàno (vice di Marcucci al Senato). La loro conferma o sostituzione (di entrambi o di uno) dipenderà dall'accordo complessivo. Le primarie di ieri hanno eletto anche i delegati in Assemblea: per la Puglia 54 nomi, che scatteranno - in proporzione alle percentuali di consenso - dalle liste a sostegno dei tre candidati, presentate nei nove collegi.

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