Primarie centrosinistra: tra numeri e veleni è il giorno della scelta

Primarie centrosinistra: tra numeri e veleni è il giorno della scelta
di Francesco G. GIOFFREDI
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Domenica 12 Gennaio 2020, 11:15 - Ultimo aggiornamento: 12:21
Le primarie all'apparenza col silenziatore faranno di tutto, oggi, per non diventare un po' surreali. Il centrosinistra sceglie il candidato governatore in vista delle elezioni regionali di primavera, ai blocchi di partenza quattro sfidanti e una coalizione in parte sfilacciata, tra forze politiche in silenziosa fase di osservazione e altre invece polemicamente fuori dalla competizione: si contenderanno la vittoria Michele Emiliano che è il favorito d'obbligo, poi Fabiano Amati, Elena Gentile e Leonardo Palmisano. Si vota dalle 8 alle 20, 272 seggi in tutta la Puglia: di fatto uno per ogni comune, proprio per incentivare la partecipazione e non scoraggiare i potenziali elettori.
 
 
Ecco, il dato sull'affluenza monopolizzerà le prime attenzioni: la campagna promozionale delle primarie è stata piuttosto fiacca, poco dibattito interno, scintille solo tardive, i temi e il merito dei dossier tirati in ballo di rado, tre confronti televisivi a basso volume e nessun botta-e-risposta in piazza o comunque in pubblico, tra la gente. Cinque anni fa, le consultazioni interne che incoronarono Emiliano candidato, portarono ai seggi di centrosinistra quasi 140mila pugliesi: soglia oggi quasi utopica, al comitato organizzatore s'accenna a quota 80mila, il segretario regionale del Pd Marco Lacarra s'attesta sui 50mila. Di sicuro un'affluenza modesta sarebbe un campanello d'allarme impossibile da sottovalutare. Negli ultimi scampoli di campagna elettorale, Amati e in parte Gentile hanno poi gettato ombre su trasparenza e spontaneità del voto: insomma, si teme l'apporto non proprio limpido delle truppe cammellate (di Emiliano, come accusato da Amati).
Senz'altro pesa complessivamente su sensazioni, valutazioni e ipotesi l'oggettivo e naturale favore del pronostico di cui gode il governatore. Il quale, comunque, nelle ultime due settimane s'è speso in appelli alla partecipazione e in una difesa accorata delle primarie (vero e proprio mito fondativo dell'epopea del centrosinistra pugliese, cominciata nel 2005) e di questa coalizione.
Chi sta con chi, in queste primarie? Domanda di prassi, ma stavolta da declinare con sfumature diverse. Perché una parte del centrosinistra, come accennato, di fatto oggi non parteciperà. C'è chi si riconosce in questo assetto d'alleanze, ma non ha ufficializzato simpatie per uno dei quattro candidati: è il caso di Sinistra italiana (i vendoliani, per intenderci, e l'ex governatore ha pure parlato di «primarie fiction»), o di una fetta del Pd in attesa degli eventi. Tra i democratici c'è anche un'ala oltranzista: il vicepresidente dei senatori Dario Stefàno ha minato alle fondamenta le primarie, attaccato a muso duro Emiliano e chiesto radicale discontinuità. Di fatto è la posizione di Italia viva: la ministra renziana Teresa Bellanova ha annunciato il disimpegno del movimento rispetto alle primarie e ha pure chiesto al Pd di azzerare tutto e ricominciare insieme, ovviamente senza Emiliano. Non troppo dissimile il punto di vista di La Giusta causa, associazione della galassia di sinistra. Emiliano però va avanti: chiude il cancello della coalizione («con chi non partecipa alle primarie si discuterà solo dopo le elezioni regionali») e procede spalleggiato da una vasta rappresentanza Pd e dall'arcipelago di civismo e amministratori aggregato negli anni. Al suo fianco ha peraltro i sindaci dei capoluoghi pugliesi (Bari, Lecce, Brindisi, Taranto).
Al di là del nome del vincitore, ci sono allora tre quesiti che le primarie e il post-primarie dovranno sciogliere. Il primo: quali saranno le forchette del consenso, stasera? E la somma dei candidati alternativi a Emiliano a quanto ammonterà? È un particolare non marginale. Il secondo: quale sarà la reazione degli sconfitti? Amati riterrà trasparente il voto odierno? E in caso contrario, cosa farà? Uno strappo sarebbe eclatante. Ed Emiliano, qualora venisse clamorosamente battuto, sarà comunque della partita in primavera? Infine, terza domanda: renziani e co., dopo le primarie, daranno vita a una coalizione alternativa? Interrogativi che pulsano forte nella testa di tutti, dei quattro candidati e del gruppo dirigente di centrosinistra. E che le primarie rischiano di soddisfare solo in parte.
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