Politiche: poca fedeltà, tanta fluidità. Meloni pesca tra gli altri del centrodestra, il M5s alla Camera in Puglia perde 500mila voti ma è primo

Politiche: poca fedeltà, tanta fluidità. Meloni pesca tra gli altri del centrodestra, il M5s alla Camera in Puglia perde 500mila voti ma è primo
di Francesco G. GIOFFREDI
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Settembre 2022, 12:20 - Ultimo aggiornamento: 21:01

Blocchi sociali fluidi, pronunciata mobilità elettorale e fedeltà partitica a bassa intensità: l'analisi dei flussi elettorali al Sud e in Puglia, incrociando numeri ufficiali e report dei principali istituti di ricerca, fotografa e spiega il boom di Fratelli d'Italia e il recupero (comunque parziale, almeno rispetto alla performance monstre del 2018) e la leadership del Movimento cinque stelle.

I dati

Prima polaroid: nelle regioni meridionali il partito di Giorgia Meloni pesca dal bacino - per sua natura al Sud precario - della Lega e in generale degli altri partiti di centrodestra, drenando elettori che avevano scelto Matteo Salvini nel 2018 e che alle Europee del 2019 avevano già in parte cambiato rotta verso FdI; il M5s si segnala invece per una sorta di sostituzione dell'elettorato, in un gioco di vorticoso interscambio con l'area dell'astensionismo, tra flussi in uscita e in entrata, e per il resto mantenendo un nucleo di fedelissimi già votanti pentastellati nel 2018; l'elettorato del Pd appare stabile, al Sud con perdite più contenute rispetto al Nord verso il Terzo polo. Su tutto, un'avvertenza doverosa: l'elevata quota d'astensionismo, in Puglia al 56%, scombina parecchio mappe e analisi e obbliga in alcuni casi a leggere con più cautela le percentuali dei partiti.

In Puglia, per esempio, il centrodestra alla Camera raccoglie 715mila voti, solo 13mila in più rispetto al 2018, ma il maggior astensionismo ha riscritto le proporzioni e la coalizione grazie a quei 13mila voti si ritrova con circa 10 punti percentuali in più.

E ancora: il M5s, primo partito regionale, da una elezione all'altra ha perso in Puglia quasi mezzo milione di voti alla Camera (da 981mila a 487mila), un crollo tuttavia attutito sempre dal calo dei votanti e da una spalmatura più omogenea dei consensi. Spiegano poi dall'Istituto Cattaneo: «La mobilitazione pro reddito di cittadinanza sembra aver avuto un effetto assai limitato: non ha cioè consentito di consolidare quell'avvicinamento in termini di partecipazione tra Nord e Sud che si era verificato nel 2018». Ma ha comunque contribuito a contenere il più possibile l'emorragia di voti per i pentastellati al Sud e in Puglia.


L'elettorato irrequieto del Mezzogiorno


È una conferma perché la dinamica è in corso almeno dal 2013: continua l'irrequieta traversata nel deserto di una fetta maggioritaria d'elettorato meridionale, in movimento da un polo all'altro senza sosta e in cerca di risposte. Già nove anni fa interi blocchi, da destra e da sinistra oltre che dal partito dell'astensionismo, scelsero il M5s, consolidando il flusso nel 2018 (con picchi del 50%), salvo poi alle Europee del 2019 virare in parte verso la Lega. Il partito di Salvini, in questo triennio, è stato insomma una sorta di scialuppa che ha spostato elettori da una parte all'altra senza alla lunga trattenerne. Oggi, una buona frazione di questo elettorato mobile s'è spostata verso FdI: l'indagine di Swg parla del 17% su scala nazionale, al Sud la lettura è più complessa e di difficile interpretazione, perché - come visto - i pentastellati hanno compattato uno zoccolo duro e ceduto soprattutto all'area dell'astensionismo.


La mappa pugliese multicolor (a sorpresa)


Misteri del Rosatellum, la legge elettorale tanto contestata: la Puglia si colora omogeneamente del blu di centrodestra passando in rassegna i collegi uninominali della Camera, solo in un caso (nel Foggiano) ha vinto il M5s. La sorpresa però arriva non appena la mappa viene scomposta sui livelli comunali: l'elaborazione a cura di Quorum-Youtrend (nel grafico qui in pagina) mostra macchie molto più frequenti nel blu compatto dei collegi, ed ecco allora spuntare il giallo del M5s e il rosso del centrosinistra. La parcellizzazione è ancora più marcata se la mappa dei comuni si tinteggia con i colori dei singoli partiti: il giallo diventa predominante, e spuntano pure aree rosso Pd. Cosa vuol dire? Quello che in tanti hanno brutalmente sottolineato: il centrodestra ha capito meccaniche e logiche della legge elettorale, il centrosinistra no. Nel primo caso hanno serrato i ranghi per espugnare gli uninominali, a sinistra e dintorni la polverizzazione ha pesato. Fermo restando che in politica l'aritmetica non è scienza esatta e le somme non sempre funzionano: il M5s probabilmente non avrebbe raccolto gli stessi consensi se si fosse alleato al Pd, proprio aver accentuato il profilo autonomo e identitario ha agevolato il recupero.

Da dove pesca Fratelli d'Italia?


Oltre il 50% degli elettori di FdI proviene dagli altri partiti di centrodestra: flusso nazionale, rilevazione Swg. L'Istituto Cattaneo ha invece sondato alcune città campione, al Mezzogiorno faro acceso su Napoli: ben il 27% dei votanti del partito di Meloni nel 2018 aveva scelto il Pd, il 41% invece aveva optato per Forza Italia, e «la quota di elettori di FdI che già nel 2019 aveva scelto centrodestra è di meno del 70%». Una mobilità di certo non estranea ad altre aree del Mezzogiorno.


Come il M5s tiene


Le già ricordate porte girevoli con l'astensionismo hanno permesso ai cinque stelle di limitare il danno, almeno rispetto alla platea totale di votanti di domenica scorsa. Senza però «ingressi significativi da sinistra», spiega l'Istituto Cattaneo, ma Swg nota che quasi il 50% dell'elettorato dei pentastellati si colloca idealmente nel centrosinistra: due considerazioni solo all'apparenza contraddittorie al Sud e in Puglia, dove evidentemente una buona parte dell'elettorato strutturato dei cinque stelle viene ormai da tempo da sinistra.


Il Pd è statico

I democratici non riescono a fluidificare: l'elettorato è sempre lo stesso, per il 61% (Swg) si tratta di cittadini che hanno confermato la scelta del 2018, ma su base nazionale c'è un 15% che in precedenza aveva scelto il M5s. In Puglia è praticamente sovrapponibile la mole di consensi: alla Camera 293.188 domenica scorsa, 298.772 nel 2018. Una sorta di immobilismo compensato nelle elezioni regionali e comunali solo dalla vivacità dei candidati territoriali e da accordi trasversali. Ma l'effetto-travaso da una competizione all'altra, dal locale al nazionale, è una rarità, mai una regola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA